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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Halbherr, Federico: Resti dell'età Micena: scoperti ad Haghia Triada presso Phaestos
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0009

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RESTI DELL'ETÀ MICENEA

S C 0 P E RTI AD TI A G HIA TRI ADA PRESSO P E A K S T 0 S

RAPPORTO SULLE RICERCHE DEL HMh>.

Nel fascicolo di settembre dei Rendiconti di questa
Accademia (') ho riferito sommariamente sulla scoperta
fatta dalla missione archeologica italiana di un nuovo
edificio dell'età micenea, presso Phaestos.

Le tre acropoli di questa città formano l'estremità
orientale di una catena isolata di alture, lunga circa
tre chilometri, che costeggia la riva sinistra del Ge-
ropotamo e va a finire colle ultime propaggini nella
pianura di Dibaki, a poca distanza dal mare (2). Fra
la prima e la seconda acropoli, verso il centro della
città più antica, in una piccola depressione, si trova
il monastero veneziano di Falandra.

L'estremità occidentale della catena è occupata
alla sua volta dal casale veneziano, ora minato, di
Santa Trinità, nel cui perimetro, su due scaglioni,
l'uno più alto dell'altro, stanno la chiesa di San
Giorgio, detto il Galatàs (rÀyw<; rswqyioz ò rakatag).

(') Classe di scienze morali, storiche e filologiche, voi. XI,
1902, p. 433 o segg.

(2) Le acropoli di Phaestos sono descritte minutamente dal
dott. Pernier nei Monumenti Antichi, voi. XII, p. 7 e segg.
e nei Rendiconti, voi. IX, p. G31, e dal dott. Taramelli nel-
VAmerican Journal of Archaeology, S. S., voi. V, p. 423 e
segg.

e quella di Haghia Triada, che un tempo ha dato il
uomo al casale ed oggi alla località (').

Come il convento di Falandra, così il casale di
Haghia Triada segnava il posto di un giacimento an-
tichissimo. Durante le tre campagne dedicate all'esplo-
razione di Phaestos la missione aveva potuto osser-
varne le tracce sul colle di San Giorgio, i cui fianchi
erano letteralmente coperti di cocci micenei, di frani
menti tettonici e decorativi di gesso alabastrino e di
frammenti di intonaco dipinto : la rampa, che sostiene
il piccolo ripiano al di sotto della chiesa, mostrava,
per entro le erosioni prodotte dalle intemperie, uno
strato di detriti archeologici di circa due metri di
spessore.

Siffatti indizi non potevano trascurarsi. Da un ter-
ritorio come quello di Phaestos, dal quale, oltre alle
costruzioni regali della terza acropoli e alle ricche
tombe del sepolcreto di Kalyvia, era già uscito il de-
posito di Haghios Onuphrios, ben si potevano aspettare

(!) Il casale di Santa Trinità è ricordato nei cataloghi ve-
neziani del XVI secolo. La campana della chiesa è dei primi
anni del XV". Molto più antica è la chiesa di San Giorgio, che
rimonta almeno al principio del secolo XIV (Gerola).
 
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