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17

plessità della composizione, la finezza e la perfezione
del lavoro danno a questo piccolo cimelio un' impor-
tanza forse maggiore di quella che non abbiano le
coppe d' oro di Vafio ed i frammenti d'argento colla
scena dell' assedio, trovati nella quarta tomba di
Micene.

In Creta l'arte di lavorare la steatite è di data
antichissima. Per non parlare dei sigilli e delle altre
piccole pietre incise, fino dai tempi premicenei tro-
viamo nell' isola l'industria dei vasi lisci, che ven-
gono mano mano adornandosi di rilievi elementari a
bastoncelli, a costole, a spicchi, fino a raggiungere
forme veramente artistiche, come quella che arieggia il
bottone di fiore sbocciante degli esemplari di Milatos (')
e di Nipiditò (-). Il lungo tirocinio e la relativa facilità
di scolpire un materiale così poco duro spiegano l'eccel-
lenza, a cui tale arte ha potuto giungere nel miglior
periodo dell'età micenea, quando i vasi di steatite
entrano a far parte del corredo di lusso nei palazzi
dei dinasti. E che questi prodotti fossero allora in voga,
mi par provato dalla scoperta fatta a Knossos dal
sig. Evans di tre altri frammenti di vasi simili, due
dei quali nel palazzo (3) ed uno sull'opposta collina
di Gypsades Non sarei però molto disposto a se-
guire il sig. Evans nella congettura, che anche i vasi,
come avviene pel castone inciso di steatite trovato a
Palekastron, potessero esser fatti per servire di anima
a un rivestimento di lamelle d'oro, che, compresso
sul rilievo, ne riproduceva le figure in aspetto più bril-
lante. Il nostro almeno, in cui l'artista, con le ri-
sorse di una tecnica mirabilmente progredita, è riu-
scito a dare, nel centro della scena, un rilievo su
quattro piani diversi, a sovraporre e a intrecciare le
punte dei lunghi tridenti, a esprimere i più minuti
dettagli delle armi e delle figure con una abilità
sorprendente, fa l'impressione di essere un' opera
d'arte a sè; senza dire che assai difficilmente la la-
mina, per quanto sottile, avrebbe potuto ripetere tutte
le linezze della composizione.

(') Evans, The Huijhios Onuphrios Deposil in Crctan Pi-
ctot/raphs ecc. p. 123, fig. 123.

(2) American Journal of Archaeology, S. S. voi. V, p. 283,
fig. 10 a.

Annual of the British School ai Athens, n. VII,
p. 44 fig. 13 e p. 95 fig. 31.

(') Journal of //eli. Stud. XXI (1901) p. 103, fig. 2.

Monumenti antichi — Vol. XIII.

18

Il vaso constava di tre pezzi distinti, il collo
combaciante ad incastro col corpo, il sommo del corpo
di forma quasi emisferica e la parte inferiore, che a
questo si raggiustava e andava probabilmente rastre-
mandosi a punta d' uovo, come nel bellissimo vaso in
terracotta trovato a Zakro dal sig. Hogarth, il quale
anche nella pancia e nel collo riproduce esattamente
il tipo del nostro ('). Quest'ultima però è mancante (2).
L'altezza complessiva della parte conservata, ossia della
pancia col collo, è di m. 0,10, il diametro di m. 0,115.

Alle tav. I e II è data dall'originale la fotografia
del vaso girato in quattro posizioni diverse, e alla
tav. Ili, dai gessi, una faccia del vaso, l'imboccatura
del collo e tutta la rappresentanza svolta.

Questa si compone di ventisette figure di uomini
raggruppate in una schiera, la quale sembra ritorni
da una battaglia. Precede il capitano o l'«m£ senza
copertura del capo, con lunga e ricca capigliatura,
xccqìixohóojv, il torso corazzato, e un lungo scettro o
bastone a manico ricurvo portato a spalla come una
lancia. Seguono, a due a due, i guerrieri in marcia,
armati di lunghe aste a tre cuspidi, una specie di
tridenti, ma a punte lunghissime, che a me fanno
l'impressione di essere flessibili. Alcune di queste
aste ban legate, anziché tre, quattro e fin cinque
punte e, a prima vista, richiamano alla mente arnesi
di guerra di una civiltà assai primitiva. Eguali o
molto simili sono infatti i bidenti, i tridenti e le
lance a quattro e cinque punte adoperate dagl' indi-
geni dell'Arcipelago della Nuova Bretagna e d'altre
isole della Polinesia, che non sono ancora usciti dal-
l'età della pietra Ma il mio collega, prof. Savi-
gnoui, ha trovato dei confronti sopra un'area ben più
vicina; egli li esporrà nella Memoria illustrativa sul
vaso di Haghia Triada, che fa seguito a questo rap-
porto. La lancia a due punte, trovata nella necropoli
festia di Haghios Onuphrios e pubblicata dal signor

(') Journal of //eli. Stud., XXII (1902), tav. XII, n. 3.

(2) Anello il vaso acni appartiene il frammento della col-
lina di Gypsades, come ha già osservato il sig. Evans, era
composto di pezzi staccati. La steatite non trovasi, come
è noto, che in nuclei relativamente piccoli, e però i vasi di
questo minerale, che superano certe dimensioni, devono essere
necessariamente di più pezzi.

(3) Vedi specialmente le armi delle isole dell'Ammiraglia!o
e delle isole Figi in Edge-Partington and Hcape, Ethnot/ra-
phical Album of the Pacific hlands, III Series, PI. 40, 4G,
47 ecc.

2

SCOPERTI AD HAGHIA TRIADA PRESSO PHAESTOS
 
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