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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Savignoni, Luigi: Il vaso di Haghia Triada
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0063

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113

IL VASO DI IIAGHIA TRIADA

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è contradettà dui fatti; poiché anche non volendo dare
troppo peso a quelli figurati nel nostro vaso, abbiamo
un bel paio di veri schinieri di rame, trovati in una
delle tombe dell' epoca micenea recentemente scoperte
in Enkomi (').

È vero che il Murray, seguito anche dal Robert,
ha voluto riportare quelle tombe, e per conseguenza
anche quegli schinieri, ad una data molto più bassa;
ma che ciò non sia giustificato da alcuna ragione, lo
ha bene dimostrato 1' Evans, che ha sostenuto la cro-
nologia e il carattere miceneo di quelle tombe così
nel loro complesso come in alcuni più notevoli parti-
colari, fra cui anche gli schinieri predetti (2).

Quanto sia prematuro e pericoloso il trarre delle
conclusioni generali e di massima sul testo dei poemi
omerici, fondate sul solo materiale miceneo, che ab-
biamo e che è ancora scarso, mentre coli' aumento
delle scoperte crescono pure le nostre sorprese, ce lo
insegna ancora il nostro vaso per un altro particolare
di grande importanza. Il capitano, lo abbiamo veduto
di già, è coperto da una corazza.

Se alcuno volesse ancora persistere nel dubbio
non avrei altro da fare, che mostrargli l'impronta di
un sigillo trovato nello stesso sito (Mg. 9) e di in-
dicargli gli altri esempi e le relative osservazioni
fatte dall' Halbherr in questo stesso volume (3). La
forma in ambedue i casi è la stessa; differisce sol-
tanto nell' aspetto della superficie, che nel sigillo
è a scaglie a zig-zag, nel vaso invece a scaglie cur-
vilinee; in basso è terminata dalle msQvyeg, per cui,
come ha già notato 1" Halbherr, questo tipo di corazza
non è in sostanza molto dissimile da quello delle co-
razze dell' epoca classica. Ma una cosa la diversifica da
queste, ed è la sua ampiezza e la sagoma campani-
forme che ricorda quella delle contemporanee vesti
muliebri, senza alcun adattamento alle forme del

(') Murray, Excavutions in Cyprus, p. 16, fig. 26. Ripro-
dotti anche nell'o. c. del Reichel p. T>9, fig. 31, e dall'Evans,
]>. 214, fig. 10 dell'articolo citato nella nota seguente.

(*) " Mycenaean Cyprus » nel Journal of Anthropol. In-
stitute, XXX, 1900, pp. 199 segg. Il carattere miceneo degli
schinieri di Enkomi è da lui, p. 215, difeso anche col confronto
di schinieri trovati nella regione illirica, dove più a lungo che
nella Grecia persistette la tradizione della civiltà micenea.
Anche il Furtwangler, Ant. Gemmai, III, p. 436-439, ripudia
la cronologia del Murray.

(3) Vedi p. 41 sg. Soltanto non direi che l'uomo del si-
gillo qui ripetuto si stia armando, ma abbia già la corrazza.

Monumenti antichi. — Voi. XIII.

corpo, di guisa che il torso, non aderendo, poteva fare
movimenti abbastanza liberi sotto di essa. Intorno alla
materia onde è fatta non è facile dare un giudizio
definitivo ; data la sua costruzione inarticolata e gonfia,
potrebbe credersi fatta interamente di metallo, e ad
ogni modo, quando anche ciò non si volesse ammet-
tere, il metallo non può non avervi una parte conside-
revole. In questo secondo caso dovremmo imaginare
una specie di tunica di cuoio o di stoffa esternamente
tutta coperta di anelli o di scaglie metalliche, non
molto dissimile da quelle che ci mostrano i monumenti
egizii ed asiatici (').

Fig. 9. — Impronta di un sigillo sopra una cretula di H. Triada.

Così forse avremmo (ripeto le parole stesse dello
Halbherr) « una cotta di maglia, e propriamente quel
cintone a squame, Ismóutróg, addotto da Aristarco
come equivalente allo arqsmòg yixmv dell' Iliade
(E. 113) e che spiegherebbe in maniera del tutto sod-
disfacente 1' epiteto di %uXxo%hmvb<;, dato da Omero
non solo agli Achei, ma fra altri anche ai Cretesi ».
Alla spiegazione di Aristarco molti si acconciarono,
altri moderni invece hanno preferito una nuova in-
terpretazione dello Studniczka, che riferisce quel-
1' espressione alla torcitura del filo (2). Non oso dav-
vero qui risolvere la difficile questione ; ma in pre-
senza della corazza rappresentata sul nostro vaso non
posso fare a meno di notare due cose.

Primieramente Aristarco intendeva un chitone squa-
mato, che aveva la « nXoxìjv rwv xqixmv àvsCtQa^i-
fiévrjv » cioè la contestura degli anelli Capo-

ta Cfr. Studniczka, o. c. p. 63; per le corazze orientali
v. gli esempi citati da De Ridder nel Dictionnaire di Paremberg
e Saglio s. v. Lorica. Cfr. W. Max Muller, Asien uni Europa,
p. 303.

(2) 0. c. p. 64 : oTQenxós = ben torto (wohlgezwirnt); tra-
duzione accettata da Helbig, Reichel ecc.

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