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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Savignoni, Luigi: Il vaso di Haghia Triada
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0064

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115

IL VASO DI IIAGHIA TRIADA

116

volta ('), e così Esichio faceva (TxqsttxoÌo %itòòVo<;
= àlvtiiówToù ■9-mQccxog; in secondo luogo la corazza
espressa sul vaso presenta appunto un sistema di
scaglie, che ricorda p. es. la superficie di una pina ed è il
rovescio del solito, vale a dire non è rivolto verso il
basso, ma verso l'alto, inoltre l'orlo delle scaglie è
veramente tanto distinto e rilevato (un millimetro
circa) da darci 1' apparenza di un complesso di anelli
riuniti.

Dovrà credersi assolutamente impossibile che al-
cun sentore della costruzione delle corazze omeri-
che pervenisse mai a qualcuno di quei tardi com-
mentatori ; e stimeremo mera illusione quanto ci pare
di vedere nella corazza del capitano di H. Triada?

È noto che tra le armature sì greche che romane
erano pure le varietà della corazza squamata {Xsmómxóg
o (poXió'wTÒg Dwqcc%) e della concatenata {0. è% àlv-
Gsmv); e dall'altro canto si sa che tali varietà esi-
stevano già da prima nell'Egitto e nell'Asia (2) : per-
chè adunque non potevano esservi anche nel mondo
miceneo e conseguentemente nella poesia omerica? Un
sintomo abbastanza chiaro io credo trovarne in uno
dei più antichi motivi ornamentali, che ci offrano i
monumenti, e precisamente nella decorazione a squame
o a maglie, onde fino dai tempi micenei veggonsi fre-
giate le stoffe delle vesti, come p. es. le vesti mu-
liebri rappresentate nel celebre sigillo aureo di Mi-
cene (3) e poi anche, con continuazione degna di nota,
quelle figurate in parecchie opere dell' arte greca ar-
caica (4). Tale decorazione deve avere la sua origine,

(') Ecco l'intero passo in Apollon. Lex., citqstixùs %irwv
rov vjzodvrov (cod. vnoÓErov). 6iqr\xm, Sì oviaig dia jò v(pai-
rovg ovrag ol'ovg re argéysofrcu. 6 de 'AQÌaraQ~(og rov XemdtD-
rov, di« rò rrjv nloxriv rùiv xqixiav ùvearqauuévr]v ewtu.

(2) Cfr. De Kidder, 1. c. ; per le greche e romane, p. 1315 sg.

(3) Schliemann, Mykenae, p. 402, num. 530. Cfr. anche il
busto presso Pernier, Monum. ant. XII, p. 124, fìg. 52, 3 b e il
perizoma di Knossos citato ivi, p. 92 sg. Il motivo è ovvio anche
altrimenti, p. es. nelle paste citate in fig. 28 e sui vasi, Furt-
wangler-Loeschcke, Myk. V- tav. X, 62; XIX, 136; XX, 146;
XXXIV, 333 (cfr. i vasi di Rekhmara, Max Muller, o. c. p. 348),
inoltre nell'impugnatura a forma di drago, Tsountas-Manatt,
o. c. p. 168, fìg. 63, notevole per l'origine del motivo.

(4) Vedi p. es. il busto di una figura muliebre sulla co-
razza di Olympia, Bronzen, tav. LVIII, sg. dell'Artemis del vaso
di Melos in Conze, Mei. Thongefàsse, tav. IV, e di altra donna
in 'Ecprjp. c(qx. 1885, tav. VII, 2; inoltre la veste di Athena
ibid. 1886, tav. VII. Cfr. Studniczka, ibid. p. 121 e Beitràge,
p. 38, nota 35.

siccome non pochi dei motivi ornamentali dei tessuti
antichi, in una speciale orditura del tessuto e pro-
priamente in un lavoro a opera, ancora oggi in uso e
detto appunto a squame o a maglie, il quale veniva
pertanto ad assumere un aspetto simile a quello della
veste naturale dei rettili e dei pesci, donde proba-
bilmente venne la prima ispirazione. Ora dall' un
canto abbiamo dei casi sicuri in cui Omero usa %ixwv
per d-wqrj^ (') ed abbiamo inoltre dai commenta-
tori l'equazione (Sxqsnxòg %ixó>v = Xertiówxòg %ixmv o
àXvGLÒmTÓg OwQd'S; dall'altro canto troviamo la no-
tata corrispondenza tra l'aspetto di certe vesti e la
superficie di certe corazze, tra cui quella del nostro
bassorilievo ; per conseguenza mi sembra bene ammissi-
bile, che l'epiteto Gxqenxóg possa appropriarsi a quella
speciale disposizione dei fili in una stoffa (2) ; che una
stoffa siffatta indossata a foggia di corazza abbia po-
tuto ricevere la denominazione axQsnxòg yixwv ; e che
infine anche quando la medesima si trasformò in una
materia più dura, la denominazione originaria e con-
sacrata dall'uso sia rimasta ad una corazza, che ripe-
teva i disegni originari del tessuto. Non sono rari i
casi, in cui i termini di una tecnica più antica pas-
sano alle forme analoghe di una più recente, che ne
subisce l'influsso (3).

Così non v' è nulla di strano, che lo axqsnxòg
%ixév di Omero per spontaneo traslato serva ad in-
dicare una determinata specie di corazza come il
xàXxsog x- del medesimo sta ad indicarci il genere.
Infatti che altro è la corazza se non una tunica
irrigidita, starei per dire metallizzata, in tutto o in
parte, per migliore difesa del corpo (4)? Tanto è vero,
che accanto ad un'armatura siffatta persiste la corazza
primitiva di semplice stoffa, il vero %ixmv.

Tale metallizzazione, per quello che riguarda il
tipo di cui ci occupiamo, poteva effettuarsi sia per
concatenazione di anelli, sia per applicazione e cuci-

(') Cfr. Studniczka, o. c. p. 62.

(*) Si badi bene al citato passo di Apollonio. Tale dispo-
sizione è bene uno argécfead-ai, che non va d'accordo col-
VevxXmarog dello Schol. Ven. B.

(3) Cfr. Benndorf, Arch. epigr. Miltheil. XV, p. 139 sg.

(4) Cfr. Varr. I. I. V. 116: « ex anulis ferreis tunica » e
la « tunica adamantina » di Marte presso Orazio. Ter le con-
cordanze della corazza coi tessuti si ricordi Verg. Aen. Ili,
467; « loricam consertam hamis auroque trilicem ». Cfr. De
lìidder, 1. c.
 
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