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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Savignoni, Luigi: Il vaso di Haghia Triada
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0065

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IL VASO DI HAGHIA TRIADA

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tura di squame metalliche sopra una fodera di pelle
o di tessuto. È questo il procedimento usato per le
brattee di oro che rivestivano i sepolti nel circolo
dell'acropoli di Micene; e questo è anche il sistema
di costruzione dell'egida, quale si desume dai monu-
menti (').

L'apparizione di una corazza sopra un monu-
mento autentico dell'epoca micenea credo che dovrà
mettere in non lieve imbarazzo tanto coloro che se-
guono la teoria del Reichel, il quale nega, com' è noto,
l'esistenza della corazza in quel tempo, e dà al <9-mjh(£
omerico il significato di scudo (-); quanto coloro,
che volessero accettare la nuova teoria del Robert,
il quale ripudia sì, com'è giusto, un tale significato, ma,
concedendo all'epoca micenea solo un #«o?;£ di cuoio
o di stoffa distinto dal metallico, che sarebbe il
yó)Q)]ì- ionico più recente, ripudia pure come interpo-
lati tutti quei passi dell'Iliade, che al secondo si
riferirebbero (3). Ammettiamo pure che potesse parere
ancora poco decisiva la corazza, che portano i guerrieri
del già citato vaso di Micene e quelli simiglianti della
stele dipinta della medesima provenienza, — per quanto
non vi sia dubbio che queste rappresentanze spettino
ancora all'epoca micenea (4) — e nulla ci costringa a ve-
dere in esse delle corazze di stoffa anziché di metallo, al
quale tuttavia meglio converrebbe la loro forma rigida e
gonfia. Ma ormai contro tali teorie si presentano, a breve
intervallo l'uno dall'altro, due documenti prodotti dalle
due isole maggiori del Mediterraneo orientale, Cipro
e Creta. L'una ci dà i rilievi di avorio di Enkomi,
dove i guerrieri, che combattono i Grifoni, sono appunto
armati di una corazza stretta sul petto e formata con
una serie di piastrine di lamina, come giustamente,

(') Le squame, che si vedono disegnate sull'egida, non pos-
sono essere punto, a mio avviso, forme soleggiate dei peli della
pelle (come sostiene ancora Reichel, o. c. p. 56), ma rappresen-
tazione di vere squame metalliche. L'egida fatta da Efesto
(II. 0, 309) non può essere che di metallo e solo così si in-
tendono gli effetti ad essa attribuiti. Cfr. Preller-Iìobert, Griech.
Myth. I, p. 121.

(8) De Eidder, 1. c., segue le idee del Reichel.

(3) Studien sur Ilias, p. 27 segg. Vedi, per la parte filo-
logica, la critica di G. Fraccaroli nello scritto « Le armi nel-
l'Iliade » in Atti d. Accod d. se. di Torino, voi. XXXVII (1902).

(4) I dubbi sul vaso non sussistono più appunto dopo la
scoperta della stela di Micene, 'Ecptjtj. ùqx - 1896, tav. I; cfr.
Tsountas, ivi, p. 13.

a mio avviso, ha riconosciuto l'Evans('); l'altra ci
presenta ora il bel vaso di H. Triada col suo bravo
capitano, che fa pompa della sua enorme corazza.
Ecco dunque assicurati per l'epoca micenea due tipi
di corazza; l'uno stretto alla vita come un giusta-
core, l'altro spazioso come una campana o una cupola;
di guisa che, come avevamo già l'enorme scudo e l'im-
ponente elmo a cupola, ora abbiamo anche la maestosa
corazza a cupola dei tempi cantati dagli aedi.

Ed ora che conosciamo questo tipo di corazza sarà
lecito fare qualche congettura intorno ad alcuni passi
dell'Iliade, che sono stati ultimamente molto tormen-
tati. Alludo innanzi tutto al passo due volte ripetuto
letteralmente, r. 357-360 — H. 251-254:

ótà (lèv àùnCdoq fjXxf-s gxxsivrjg òfioifior eyvoc
xal ótà -D-mQirjxog noXvSaidàXov r'jgrjQfi(from
àvtixQV óè TiccQcà XanaQrjv diàf.i'qcSe %uvàva
tyX0?' o é'èxMv&r) xal àXevaro xTjoa iis'Xaivav.

In uno dei casi è Paride, nell'altro è Ettore, che,
piegandosi abilmente e a tempo, schivano il colpo
che giunge a fare appena uno strappo al chitone sul
fianco, sebbene la lancia abbia già trapassato scudo e
corazza. Certo i versi citati appaiono enigmatici.
L'Helbig aveva pensato che la corazza in questi casi
dovesse essere molto ampia e lunga (2) ; ma ciò non ba-
stava a rimuovere le difficoltà, onde il Reichel poteva
bene contradirlo. E questi dal suo canto, fedele al
proprio metodo, propose senz'altro l'eliminazione del
verso, che parla della corazza. Non si può infatti am-
mettere, egli osserva, che, dopoché la lancia è infitta
nello scudo e nella corazza ed ha quindi la via obbligata,
il corpo, imprigionato com' è dentro la corazza, possa
fare un tale movimento e schivare il colpo mortale.

(') « Mycenaean Cyprus » nel Journal cit., p. 213. Elo-
quente è il suo confronto tra la corazza e lo scudo tondo di questi
guerrieri e le armi simili degl'invasori asiatici e degli Schar-
dana nella rappresentanza della battaglia di Medinet-Habou
(cfr. W. Max Mùller, Asien und Europa, p. 364) ; uno di essi
è figurato ivi alla fig. 9. Egli inoltre fa menzione di alcune
tavolette iscritte del palazzo di Knossos, in cui probabilmente
è da riconoscere figure di corazze a piastrine orizzontali, simili
ad altre figurate nella stessa rappresentanza. Ricorda poi op-
portunamente la corazza di Agamennone, che è un dono del re
di Cipro Kinyras ed ha dieci bande di metallo, le quali fanno
pensare appunto al predetto tipo ciprioto. Si noti che tale brano
dell'Iliade passa per interpolato.

(*) Hom. Epos2, p. 286.
 
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