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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Savignoni, Luigi: Il vaso di Haghia Triada
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0067

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121

IL VASO DI HAGHIA TRTADA

122

quale non può essere altro che la parte dei capelli rica-
denti sulle spalle ; inoltre il loro petto gonfio ed anzi
espresso con quella caratteristica marcatura delle
donne micenee, specialmente in rappresentanze di
ceremonie religiose, non permettono alcun dubbio che
esse siano tre donne, ma tre donne che nell' aspetto
poco si distinguono dagli uomini, perchè incolte e bar-
baresche. Ed allora perchè non rileggere un passo di
Erodoto, che pare fatto proprio a questo proposito?
> / / v rfì otqa ia&r/Ta (COSÌ egli IV, 189) xaì zag aìyióag
tòóv àyaliiàvmv zìjg 'A&yvcrfrjs ix zwv AifivGGkwv iitoirj-
aarzo ol ElXrjvsq ■ nXrjv yàq rj ozi (SxvxCvij rj icf-Otjg
zwv Aijìvo'tiian' io'zì xcà ol Dvóavoi, ol ix zwv caywmv
avzfjGi ovx ocpiig eìtìi àXXà tfiavttvoi, za óè alla
nana xazà zmvzò ì'Czalzai ■ xaì óìj xal zò ovvofia
xazijyooiei ori ix Aij3vr]g r'jxei rj Gzolìj zmv Halla-
óimv • alytag yàg neqifiaXXovzai ipiXdg nsoì zìjv
iffO^za ihvGavmzàg al Ai'j3v(f(fai, xsygifiÉrag iosv3e-
ódroi, ex óè zar aìyécov zovimv aìyicSag ol EXXrjveg
fiezmvófiatfav ' Soxisi ó' ì'/^ioiys xaì rj òlolvyìj ini
looTdi ivDavia nqwxov ysvé6-dcu' xàqza yàq ravzrj
XQt'wvzai al AifivGGui xaì yoèwrzai xalmg ».
Queste ultime parole sono il migliore commento, che
si possa fare agli urli, che sembrano uscire da quelle
orride bocche spalancate. Non dubito io pertanto che
qui abbiamo da riconoscere tre di quelle donne della
Libia, delle quali Erodoto ci attesta quello speciale
impiego nelle funzioni religiose. Ed ora si spiega bene
pure la strana apparenza di quel loro petto come co-
razzato da una copertura senza piega alcuna; chè il
loro abito, come e' insegna Erodoto, è di cuoio, e perciò
non può avere che un aspetto tale, quale qui lo ve-
diamo. Nè alcuna meraviglia ci farà il vedere qui
delle donne, e delle donne di Libia propriamente, tra
i soldati. Chè, oltre a quello che ci dice Erodoto,
noi sappiamo pure dalla Bibbia e dai monumenti egi-
ziani quanta parte le donne avessero nella musica
che accompagnava le funzioni religiose dell' antico
Oriente e anche nelle ceremonie di questo genere,
che vediamo figurate su anelli ed altre opere micenee,
sono proprio le donne, che hanno la parte preponde-
rante, e, cosa pur degna di nota, vi compariscono
ordinariamente nel rituale numero di tre, come nella
scena presente.

(') Cf'r. Wilkinson-Bircli, o. c. I, p. 495 segg. ; Erman, 1. c.

Se è giusto questo riscontro tra le parole di Ero-
doto e le figure del nostro vaso, noi acquistiamo in
questo un documento di grande valore per le antichis-
sime relazioni fra Creta e la Libia; documento, che
viene opportunamente ad unirsi alle altre testimonianze
forniteci dalle figurine fittili di tipo libico trovate
nello stesso sito di H. Triada ('■). Le coste meridio-
nali dell' isola, dov' era Phaestos, e quelle della Libia
si fronteggiano e non sono separate che da un tratto
non troppo esteso di mare ; quindi senza soverchia dif-
ficoltà potevano esistere già da tempi remotissimi re-
lazioni dirette tra le due opposte sponde del mare
Libico. Pei.- conseguenza la recente teoria dell' Evans,
che fondandosi su dati archeologici ammette sì fatta
connessione fin dall'epoca premicenea, non avrebbe in
sè nulla d' inverosimile nè per ragioni geografiche nè
per ragioni di navigazione; e non vi sarebbe da me-
ravigliare che tutte quelle popolazioni litoranee e spe-
cialmente gì' isolani, che si mostrarono sempre sì arditi
navigatori, avessero potuto fin d'allora avventurarsi in
alto mare e stabilire così fra loro dei contatti imme-
diati. Basta perciò rammentare l'esempio delle popola-
zioni delle isole Caroline e della Polinesia, che, sebbene
in uno stadio inferiore di coltura, hanno potuto e pos-
sono con successo compiere sulle loro fragili piroghe
tragitti ben più lunghi e pericolosi di quello, che in-
tercede tra Creta e l'Africa (2). Ma se anche, per le
obbiezioni fatte a quella teoria, vogliamo prudente-
mente attendere prove più convincenti, ad ogni modo,
per ciò almeno che riguarda i tempi micenei, non v' è
più da dubitare dell' esistenza di relazioni dirette tra
Creta e le popolazioni dell'Africa, e ciò senza 1' obbligo
di ammettere che esse avessero luogo, anche allora,
soltanto per la via di Cipro e della costa di Pa-
lestina (3).

Dall'un canto gli elementi di civiltà e di arte egizia
venuti in luce colle recenti scoperte di Knossos e di

(!) V. il precedente rapporto di Halbherr, p. 74, flg. 56 e 57
e tav. XI, 4 e 5. Rappresentanze di Libi in monumenti egi-
ziani p. es. Rosellini M. S., tav. CLIX sgg.; Maspero, Hut.
des peuples de VOrient, II, p. 431, 461, 473, 767.

(2) Vedi M. de Quatrefages, Les Polynésiens et leurs mi-
grations, parte II, cap. II sgg., p. 94 sgg.

(3) Come sostiene H. R. Hall, Theoldest civilization ofGreece,
p. 183; veggasi ibid. p. 144 sgg. la discussione della teoria del-
l'Evans, esposta in Cretan Pictographs e Journal of IMI. Stu-
dies, XVII, p. 327 sgg.
 
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