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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: Le antichità del territorio Laurentino: nella reale tenuta di Castelporziano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0079

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NELLA REALE TENUTA DI CASTELPORZIANO

tos » e che deve porsi a paragone col passo di Gio-
venale Sai. XII, v. 101 « arboribus Rutulis et Turai
pascitur agro Caesaris armentum ». E probabile die
oltre a queste fiere fossero allevati nella tenuta im-
periale anche i pavoni. Vedi lib. pont. I, 432 in Zac-
caria « hic douium cultam Lauretum noviter ordinavit,
adiicens ei et ruassam Fontiianam qui cognominatili'
Paunaria ».

(?) il ricordo del « secessus » lamentino di Com-
modo nella morìa dell'anno 189.

d) il ricordo delle donazioni di terreni dema-
niali fatte da Costantino a favore delle basiliche
sessoriana e lateranense, in lib. poni. I, p. 170 e 174.

e) il nome di vicus Augustanus dato al villaggio
vicino.

/') gli avanzi della villa stessa, di tanta esten-
sione e ricchezza, e di così gran mole, che mal po-
trebbero attribuirsi a possessione privata. Se gli scavi
del 1777-80 fossero stati condotti secondo i più ele-
mentari principii archeologici, potremmo parlare di
questo suburbano imperiale con piena conoscenza: si
ridussero invece a un vero saccheggio. Nessuna pianta
fu tolta del fabbricato: nessun appunto lasciato delle
varie sue parti e della sua distribuzione : perfino le
iscrizioni dei tubi li piombo, che avrebbero sciolto
ogni mistero, furono disprezzate, non ostante gli am-
monimenti di Ennio Quirino Visconti. Vedi il tomo II
della Miscellanea del Pea a p. 215-220.

Ne rimane, per fortuna, un documento topografico
del secolo XVII di somma importanza, che ho ritro-
vato nel codice barberiniano XL1X, 35 a c. 50, e che
porta il titolo » pianta della villa di Plinio (sic)
chiamata da'moderni Paterno». Questa pianta, che
trovasi qui riprodotta (tig. 1), riceve illustrazione
e conferma dagli avanzi che ancora rimangono in
piedi, e che sono descritti dal Nibby al modo che
segue.

« L' edifìcio più centrale, che si direbbe una gran
sala, è il solo che offra una costruzione originale
del secolo primo di opera laterizia analoga a quella
neroniana del Palatino : il resto si compone di diversi
ambienti del tempo degli Antonini, travisati da mu-
tilamenti e fabbriche posteriori. Dopo la conserva in
che metteva capo l'acquedotto, presentasi un recinto
che fu probabilmente un'area o giardino di forma
rettangolare... e che direbbesi appartenere al sec. IV:
Monumenti antichi. — Voi. XIII.

quest'area, verso mezzodì, sembra che venisse inter-
rotta da un ripiano particolare che ne occupava due
sesti ..... In fondo a quest'area verso oriente è il sa-
lone di costruzione primitiva cioè di mattoni trian-
golari arrotati, legati con poca calce, e perfettamente
ordinati. Verso occidente è un'altra sala a forma di
triclinio rivolta al mare ed... a destra una camera la
quale chiudeva da questa parte la fabbrica.... Fra il
muro (di recinto) ed il triclinio è la chiesuola de-
dicata a s. Filippo, dinnanzi alla quale un capitello
ionico de' buoni tempi ricorda la decorazione primi-
tiva della fabbrica : altri se ne veggono a Porcigliano
trasportati di qua. Questa chiesuola è appoggiata al
salone, ed occupa un antico recesso fiancheggiato da
altri due recessi o camerette per parte : verso occi-
dente queste camerette sono separate dal gran tricli-
nio da una sala oggi ridotta a stalla » {Analisi,
tomo II, p. 204).

La pianta barberiniana deve essere stata presa in
occasione degli scavi fatti nel secolo XVII, o dalla
casa del Nero, o col consenso di essa, dei quali però
non si ha altrimenti notizia. Io credo che nelle schede
di Claude Ménéstrier, conservate in Lione, si potrebbe
trovare qualche cosa, avendo egli evidentemente visti
questi luoghi, e trascritte le epigrafi GIL. XIV,
2059-2062. Anche il Fabretti accenna a scavi fatti
alle Grotte di Piastra. Vedi il GIL. XIV, 2050.

Non credo necessario di riprodurre un'altra pianta
inedita, che ho scoperta nella reale biblioteca privata
del Castello di Windsor, e che porta il titolo « Villae
agri Ostiensis quae vulgo Paterna dicitur, iuxta antiqua
vestigia graphica delineatio ». Non ha merito pari a
quello della pianta barberiniana, e non contiene nuovi
particolari.

Il Fea, Misceli., tomo II, p. 213-226 pubblica,
dalle schede chigiaue, il catalogo degli oggetti trovati
negli scavi del 1777-1780, con la stima del loro va-
lore fatta dal Cavaceppi, e con osservazioni di Ennio
Quirino Visconti. Furono trovati sedici teste, sette
busti, sette statue, molti torsi di statue, quattro vasi
istoriati o tazze di fontana, quattro capitelli di rosso
antico, dieci fregi istoriati di terracotta, colonne di
bigio, cipollino, giallo, bianco, portasanta, africano e
granito: 3626 libbre di piombo: cammei, medaglie,
ori, terrecotte ecc. Alcune scolture, fra le migliori,
passarono al museo capitolino.

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