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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: Le antichità del territorio Laurentino: nella reale tenuta di Castelporziano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0087

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NELLA REALE TENUTA DI CASTELPORZIANO

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vassallaggi, il Pisciarello, la Dogana, il Quarto di santa
Lucia, Cerrosogaro, la Mola de Decimo, il Monte della
Caccia, la Castelluccia, Castel romano con la Santola,
Trefinate, Piscina torta e Val Carbonara con sua ban-
diteli. Quali tenute furono divise così d' accordo tra
di loro iu questo modo. Agostino del Nero compra il
Castello di Porcigliauo con vassalli, il Pisciarello, la
Dogana, il Quarto di santa Lucia, Cerrosogaro e la
Mola di Decimo coi suoi terreni per prezzo di scudi
cinquantasette mila duecento ottanta cinque. — Tom-
maso Guidacci compera Decimo con li Pontoni, il
monte della Caccia e la Castelluccia fraucbe e libere
dalla giurisdizione di Porcigliano. E per indiviso i sud-
detti Tommaso e Gonsalvo comprano la Santola, Tri-
fìnate, Piscina Torta, Val Carbonara e sua banditella
pur libere dalla medesima giurisdizione di Porcigliano
per scudi ventini mila quattrocento quarantasei (c. 230).

« 14(?) febbraio 1568. Condisalvo Alberi piglia
possesso del casale e tenuta detta Castel Romano quale
toccò a lui nella divisione con Agostino del Nero e
Tommaso Guidacci e di più piglia possesso delle te-
nute dette Trefinato, Piscina torta, la Santola e Valle
Carbonara con sua banditella posseduta ab indiviso
con Tommaso Guidacci e Francesco suo fratello, cioè
una parte spetta ai Guidacci e due parti a Condi-
salvo Alberi » (c. 98).

" 3 giugno 1568. Bernardino Cirillo maestro del
sacro Arciospedale di Santo Spirito in Sassia di Roma
dichiara che detto ospedale è stato soddisfatto da Ago-
stino del Nero, Tommaso Guidacci e Consalvo Alberi
per la vendita fatta del castello di Porcigliano, Casale
di Decima ed altre tenute annesse per scudi centomila »
(c. 110).

Bartolomeo Piazza vide vicino al castello il 1°
marzo 1681 « alcune mine di fabriche e segni eccle-
siastici » che egli attribuisce erroneamente alla chiesa
dei santi Epifanio, Concordio e Martina (').

Da Decimo sino al quadrivio della Laurentina la
strada antica si è mantenuta sino ai nostri giorni in
perfetto stato. « Un miglio dopo Decimo « scrive il
Nibby nel taccuino sopra citato « trovansi indizi
della via dopo le quali (?) si entra nella selva che
fino allora si aveva a sin.: e a destra, dentro la selva
or si segue or si lascia 1' antica via, la quale di tratto

(') Gerarchia, p. 10.

Monumenti antichi — Vol. XIII.

in tratto si riconosce coperta da annosi alberi che hanno
inserito le loro radici nelle commessure delle pietre,
che ora hanno resistito ed ora sono state rovesciate e
sconvolte ».

Il selciato è stato distrutto completamente in questi
ultimi anni per una lunghezza di m. cinquemila, ma
si può ancora riconoscere il solco della strada al di
là della maceria, dentro il recinto di Castel Porziano.

Nella figura 2a della tavola XIII, ho delineato l'ul-
timo tratto della Lavinate al suo avvicarsi a destino;
ho delineato pure la topografia di Lavinio secondo le
misure prese e le osservazioni fatte sul posto nei
giorni 27-28 marzo 1900.

IV.

Lavinium — Pratica di Mare.

Nella storia di quasi tutte le più antiche città del
Lazio, dell' Etruria meridionale e della Sabina, le quali
cessarono di vivere dopo la conquista romana, e furono
più tardi fatte risorgere come municipii, si ritrova questa
legge : che la città risorta, cioè, il municipio dei tempi
imperiali, occupa uno spazio infinitamente minore di
quello, che occupava la popolazione primitiva; gene-
ralmente quello della sola acropoli. Così è avvenuto
per Veio, per Fidene, per Gabii ecc. La ragione è
chiara. La popolazione primitiva, vivendo in larghe
capanne « vimine textae stipula tectae » cui era an-
nesso 1' « heredium » o campicello, e il chiuso per
gli armenti, richiedeva uno spazio assai maggiore di
quello richiesto da una popolazione vivente in case
appoggiate a divisorii comuni. E siccome l'acropoli
stava sul punto culminante, e generalmente « in regione
pestilenti salubris » così i coloni o i municipes ro-
mani preferirono abitarle, a preferenza delle parti più
basse, e più esposte ai miasmi.

La sorte di Lavinio fa eccezione alla regola. La
città romana fu fabbricata, si estese e prosperò su
d'un altipiano molto più vasto delle acropoli, alti-
piano cha nei tempi più antichi pare fosse occupato
in parte dalle capanne di abitazione, in parte dal se-
polcreto. Oggi Pratica di mare è tornata di nuovo alla
sede più antica, cioè al sito dell' acropoli.

L' area sulla quale queste città e queste popola-
zioni si succedettero e si sovrapposero, è formata da

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