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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Pellegrini, Giuseppe: Tombe greche arcaiche: e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0118

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219

TOMBE GRECHE ARCAICHE ECC.

220

L'amia incensiere che il proprietario Maglione s'af-
frettò a vendere e disperdere, sicché io non solo non
potei vederla ma nemmeno riescii a sapere dove sia
andata a finire (l), trovavasi a sinistra della porta d'in-
gresso, nell'angolo fra essa e la banchina. Gli altri
oggetti occupavano le seguenti posizioni. L'anfora vi-
naria era addossata allo spigolo formato dal sarcofago
con iscrizione osca e dalla transenna di fondo. I due
specchi stavano nella prima e seconda nicchia a sin.,
nella terza erano gli avanzi della cassettina di osso
con i mezzi globetti di pasta vitrea e di pietra dura.

La tomba era stata visitata e violata nell'antichità
stessa. Ciò è dimostrato non solo dalla condizione
interna del sepolcro, ma altresì dal fatto che uno dei
blocchi costituenti la volta era stato rotto e l'apertura
turata poi con pezzi di pietra legati a calce.

Il lavoro d'isolamento della tomba fu determinato
da uno scopo puramente scientifico. Era per noi del
massimo interesse raccogliere tutti gli elementi che
ci potessero condurre ad un giudizio sicuro sull'età
in cui la tomba era stata costruita. Dato quest'ordine
d'idee l'esame del terreno che la investiva non poteva
essere trascurato. Disgraziatamente i risultati che ne
ottenemmo non corrisposero pienamente all'aspettativa.
Nella parte inferiore, dove la tomba, come dissi, è in-
cassata nel terreno vergine, non si raccolse assoluta-
mente nulla. La remozione di alcuni blocchi del pavi-
mento, fatta per esaminare il piano di posa della
tomba, non dette parimenti alcun risultato. Quanto
alla parte superiore del terreno esso risultò più volte
manomesso nell'antichità stessa, specialmente all'epoca
imperiale romana quando furono costruite le grandi
tombe a camera, che ho ricordato in precedenza (cfr.

(l) Gli oggetti che poterono ancora recuperarsi furono
acquistati pel Museo Nazionale di Napoli insieme con la sup-
pellettile delle due tombe arcaiche più importanti di cui trat-
teremo in seguito. Il foculo descritto nel giornale di scavo
fu sostituito dal Maglione con altro più semplice e più piccolo
che io ho pubblicato a parte nelle Notizie degli scavi 1902,
p. 561. In questo scritto mi sfuggi di prendere in considera-
zione e di richiamare accanto al bellissimo esemplare cumano
i non dissimili bracieri {nvQavvoi) trovati sopra un' immensa
estensione del mondo greco antico, illustrati a fondo dal Conze
in Jahrb. d. Inst. 1890, p. 118 sgg. (cf. Arch. Anz. 1890, p. 166;
Jahrb. d. Inst. 1897, p. 160 sgg.). Nel colmare qui la detta la-
cuna, noto che l'età da me assegnata al focolare cumano coin-
cide su per giù con quella che il Conze attribuisce alla classe
di nvqavvoi da lui presi in esame.

pianta fig. 1, lett. A-C), sì da non poterseue cavare
un argomento di fatto positivamente accertato. Vi si
trovarono mescolati insieme cocci arcaici a decorazione
geometrico-lineare, frammenti di vasi dipinti, di sto-
viglie etrusco-campane e di ceramiche grezze romane,
non che pezzi di mattoni di epoche indubbiamente più
recenti.

Vediamo ora di leggere nello stato della tomba,
quale essa è giunta tino a noi, l'epoca della sua costru-
zione e le vicende ch'ebbe in seguito a subire.

L'idea di una costruzione affine ai ben noti monu-
menti della civiltà micenea; idea, che non può a meno
di sorgere in mente a chiunque getti una prima occhiata
sulla tomba cumana, dev'essere ormai assolutamente
scartata. E nemmeno parrebbe doversi pensare, com'è
il caso dei sepolcri congeneri più antichi d'Etruria, ad
una specie di sopravvivenza, ad un ricordo di forme di
quell'epoca antichissima diffuso fra le genti che inal-
zarono a Cuma la tomba Artiaco. Per me, come per
l'ing. conte Cozza che, ripeto, ebbe ad occuparsene
per primo, come per tutti coloro che la videro in se-
guito, la tomba Artiaco, pur restando l'esempio più
grandioso d'architettura sepolcrale finora scoperto a
Cuma, appartiene ad un' epoca relativamente tarda,
quando già l'elemento greco da gran tempo era stato
sopraffatto dall' indigeno italico. L' aspetto generale
della costruzione, la forma della volta a cono legger-
mente svasato a campana, il fatto dei blocchi intona-
cati esternamente e provenienti con tutta verosimi-
glianza da un altro edificio più antico, la forma delle
nicchie incavate sopra la cornice (') e quella della
cornice stessa, la porta perfettamente identica a quella
di molte tombe a schie/ia, come pure la chiudenda di
rinforzo fatta d'un solo lastrone di tufo (2), la banchina
che in tal genere di tombe ritorna pure affatto ana-
loga sono tanti argomenti che valgono a rendere
certa la nostra opinione. Nè può allegarsi come prova
in contrario la circostanza dei blocchi sovrapposti senza
cemento, perchè questo, come si sa, è l'uso generale a

(') Queste nicchie erano evidentemente destinate a conte-
nere oggetti votivi di piccola mole, quali d'ordinario si collo-
cavano sopra il piano fermato dalla cornice delle pareti nelle
tombe così a schiena come a camera che ne erano fornite
(cfr. per es. sotto, p. 221 nota 2).

(2) Cfr. Stevens, Notizie 1883, p. 274.

(3) Stevens, 1. c.
 
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