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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Pellegrini, Giuseppe: Tombe greche arcaiche: e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0151

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285 TOMBE GRECHE

a quelli più recenti ; ciò che del resto, come già scrissi
altrove {Notizie, 1902 p. 557) ben conviene altresì
con la loro giacitura presso le mura settentrionali
della città a contatto e frammezzo al primitivo sepol-
creto indigeno ('). In quelle tombe di fatti, insieme
con vasi italo-geometrici (cfr. per es. fìgg. 53, 55-57)
si raccolsero soltanto vasi protocorinzi del genere geo-
metrico puro o più antico (cf. fìgg. 58, 65), senza
nemmeno un rappresentante dei corinzi arcaici. Coi
detti vasi si associano inoltre ceramiche d'argilla
impura, che io credo sibbene lavorate nelle stesse fab-
briche greche donde uscirono i vasi dipinti, di cui
hanno tutta 1' eleganza delle forme, la finezza e la leg-
gerezza della lavorazione (cf. per es. fig. 61); ma che,
per la loro affinità con le stoviglie italiche primitive,
appartengono senza dubbio ad uno degli stadi più
antichi nella produzione delle fabbriche stesse. Con
essi inoltre si rinvengono fibule di bronzo che in
Grecia e in Sicilia appaiono in istrati arcaicissimi
(figg. 47-48). Le stesse fibule con il rivestimento di
ambra (figg. 45 e 45a), che io mi spiego mediante
i contatti con le popolazioni indigene italiche della
Campania e dell'Italia Centrale, rivelano un'antichità
relativamente remota.

Ora è di capitale importanza per noi che vasi pro-
tocorinzi come quelli raccolti nelle due tombe Artiaco
furono, com' è noto, rinvenuti negli strati più arcaici
della necropoli di Siracusa, per il che 1' Orsi fu indotto
a riferirli all'ultimo quarto del sec. Vili a. Cr. (2).
Se noi prendessimo pertanto tale fatto a base esclu-
siva della nostra ricerca, saremmo costretti a riferire
anche le due tombe Artiaco al medesimo tempo, anzi
alquanto più indietro, perchè qui noi trovammo nu-
merosi vasi di puro stile geometrico associati a solo
pochi esemplari del genere protocorinzio. Ma, a parte
anche che la presenza di quei vasi in un luogo e la
mancanza nell'altro potrebbero facilmente spiegarsi
con la qualità etnica della gente a cui appartengono
rispettivamente le due colonie —■ corinzia l'una
(Siracusa), eolico-calcidica l'altra (Cuma) —, io credo
prudente in questioni di cronologia, come già dissi
di sopra, tenerci sempre dentro limiti piuttosto larghi,

(') Cf., a qesto proposito, sopra p. 207, nota 2.
(2) Notizie 1895 p. 113 e 117. Cf. anche Duini in Riv.
di st. ant. I, 3, p. 53 nota 4.

ARCAICHE ECC. 286

quando si tratti come qui di poche tombe isolate ap-
partenenti ad una vastissima necropoli.

Per me quindi il fatto che bisogna maggiormente
tener di mira nel determinare la cronologia delle due
tombe Artiaco, se vogliamo acquistare una prova quanto
più possibile prossima alla certezza, si è la man-
canza in esse di qualunque prodotto dello stile corin-
zio-arcaico. In conseguenza di che credo doverle as-
segnare — ripeto però sempre con data larga — fra
gli ultimi decenni dell'VIII ed il principio del sec. VII
a. Cr.

Se i miei calcoli sono esatti, alla stessa epoca dob-
biamo riferire anche la tomba a cremazione, la quale,
come vedemmo, non può in alcun modo separarsi dalle
altre due a inumazione, e dove un ulteriore e sicuro
anello di congiunzione con queste sta nell' anfora fittile
fig. 42, spettante alla stessa categoria di vasi italo-
geometrici apparsi in quelle.

Dal che deriva come corollario questo fatto im-
portantissimo, che noi veniamo ad acquistare un punto
fisso di riferimento, degno del massimo riguardo, per
datare altresì le tombe di eguale contenuto apparse
fuori di Cuma, specialmente nell' Etruria e nel Lazio,
come la tomba del Duce di Vetulonia, quella Kegu-
lini-Galassi di Cervetri, quella Bernardini di Pale-
strina, che, com' è noto, qualche archeologo tendeva ad
inalzare fin dentro al sec. IX, mentre altri invece le
facevano discendere fin nella seconda metà del sec. VII
ed anche più in basso. Io ritengo ora che dette tombe
appartengono tutte ad uno stadio di civiltà che trova
il suo punto culminante nel passaggio fra l'Vili e
il VII sec. a. C.

Anche la tomba a cremazione scoperta nel fondo
Artiaco costituisce una novità nella necropoli cumana
solo per certi riguardi, come, per esempio, per la
sua grandiosità e per la ricchezza della suppellettile
funebre ; non già per la qualità della sepoltura o del
rito e nemmeno, in fondo, per la natura degli oggetti
raccolti. Il tipo comune di queste tombe (') che lo
Stevens incontrò in parecchi casi e sempre frammiste
alle tombe a fossa col cadavere inumato, è quello di

(i) Cf. per es. Duhn, Ròm. Mitth., 1887, p. 269; Riv. di
st. ant., I, 3, p. 55, nota 12. Le tombe di questo tipo, fra cui
ve ne sono di epoche relativamente recenti, con vasi dipinti
attici a figure nere e figure rosse e vasi di stile locale, sono
dette volgarmente cacato) dagli scavatori del luogo.
 
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