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NEMUS ARICINUM

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per un tratto di poco meno di due chilometri (')
(tìg. 4, A). Il suo termine è stato trovato negli scavi
del 1885: entra nell'area del tempio verso il centro
del lato di scirocco (2). Questa strada è evidentemente
quella a cui si riferisce Strabone ove designa la po-

Fig. 5.

sizione dell'Artemisio e, mettendo per mezzo del-

(l) Questo tratto è ripidissimo, scendendo, secondo misure
favoritemi dall'illustre prof. Lanciani, di 125 metri, da m. 450 a
m. 325. Era noto da gran tempo: ne parla già il Nibby,
Analisi, II, p. 397.

(!) Notizie degli scavi 1885, p. 227 ; Rossbach, Das Dia-
naheiligtum, p. 151 (tavv. Ili e IV).

(3, V, 3,12: ix tov èv Ùqmsieqù j.iéqovg rftg ò&ov roì'g è%
'Aqutlas dvufìaLvovoiv.

l'Appia il tempio in comunicazione diretta con Roma,
non si può a meno di ritenerla la via più importante
e più frequentata, il clìvus Aricinus, di cui i poeii
parlano come di una strada sempre piena di mendi-
canti (').

Oltre questa, altre strade dovevano condurre al
tempio di Diana: a poche miglia di distanza era il
tempio di Giove sul monte Albano, e non è proba-
bile che due tempi cosi rinomati e vicinissimi non
avessero una comunicazione diretta tra loro. La strada
che conduceva sul monte Albano è perfettamente con-
servata (fig. 5, B) fino al suo sbocco nella vecchia
strada postale, detta oggi impropriamente Via Appia,
che da Palazzolo, passando sopra fontana Tempesta,
va verso Velletri, ed è facile supporre che una conti-
nuazione di questa strada, di cui finora però non s' è
trovata alcuna traccia, portasse direttamente dal tempio
di Giove a quello di Diana presso il lago di Nemi.

III.

Supellettile archeologica.

La maggior parte degli oggetti che si trovarono
nel luogo del tempio di Diana, fu portata fuori d'Italia :
alcuni, provenienti dagli scavi del 1885, furono acqui-
stati nel 1895, e si conservano ora nel Museo Na-
zionale romano alle Terme di Diocleziano (2).

(') Così Marziale, Ep. XII, 32,10: « migrare clivum crederes
Aricinum ». Giovenale, Sat. IV, 117-118: « Dignus Aricinos qui
mendicaret ad axes, Blandaque devexae iactaret basia rhedae ».
L'allusione di Marziale, Ep. II, 19, 3-4, mostra che la quantità
di mendicanti che accorrevano al clivus Aricinus, e la loro
miseria, era divenuta proverbiale: « Debet aricino conviva re-
cumbere clivo, Quem tua felicem, Zoile, coena facit ». Alla stessa
strada ed allo stesso particolare deve alludere anche Persio,
Sat. VI, 55-57 ove nomina invece che il clivus Aricinus, un
clivus Virhii: u Adcedo Bovillas, Clivumque ad Virbii. Praesto
est mihi Manina heres, Progenies terne».

(2) Questi soltanto mi è stato possibile di vedere. Le figure
rappresentano i più importanti di questi oggetti. Le (figure
29, 30, 36 a 45 e tav. XVI, che debbo alla gentilezza del prof.
Tomassetti, sono di ogge tti trovati negli scavi degli anni 1886-
1887, che ignoro dove si trovino al presente. Per oggetti por-
tati fuori d'Italia abbiamo, oltre le notizie contenute nei perio-
dici citati: Description of twenty-three objects found on the
site of the Artemisium of Nemi « Nemus Dianae », during the
escavations of sig. Luigi Boccanera, in the spring of 1887,
and now in the Museum of Fine Arts in Boston, di Edward
 
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