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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Morpurgo, Lucia: Nemus aricinum
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0179

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341

NEMUS ARICIXU.M

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nominato, anzi 1' unico — poiché i magistrati nominati
in altre iscrizioni non è detto di dove siano, ed è da
intendersi che siano di Roma, o d'Aricia — è quello
di Rimini: poi, durante la guerra Mitridatica, sciol-
gono un voto alla dea popoli dell'Asia Minore; du-
rante l'impero, un figlio d' un re dei Parti consacra
un fanum sull' area del tempio di Diana.

Tra le monete coniate fuori di Roma abbondano
specie quelle della Campania: anche le terrecotte, quelle
della seconda classe del Rossbach ('), sono campane
o copie di terrecotte campane: questo potrebbe far
pensare che il santuario abbia avuto con la Campa-
nia relazioni più strette e più frequenti che non con
altre regioni. Ma 1' Helbig (2) trova in questo nul-
l'altro che una prova di più della floridezza dell' in-
dustria e del commercio campano durante il 3° e il
2° secolo avanti Cristo.

Grazie al grande sviluppo del commercio cam-
pano, le monete coniate nella Campania avrebbero
avuto corso in tutta l'Italia centrale, ove monete
campane si sono trovate anche in numerosi altri
luoghi (3).

IV.

Origine e sviluppo del tempio.

Così una volta di più le conoscenze archeologiche
vengono a convalidare e a completare quello che ci
era noto dalla tradizione.

Lo splendore del tempio di Diana Ariciua ci era
esplicitamente attestato dagli scrittori antichi, e in-
direttamente provato dalla frequenza delle menzioni.
Appiano riferisce che Cesare prese un prestito da
questo tempio, e da quattro altri tra i più ricchi e
famosi, e attesta che ancora al suo tempo esso pos-
sedeva grandi ricchezze (4). Strabone descrive la po-
sizione del luogo, e s'indugia a parlare dello strano

(») V. sopra p. 324.

(•) Bull, dell'Insù. 1885, p. 234.

(3) Le pubblicazioni in cui si parla di tali ritrovamenti
di monete campane sono citate dall'Helbig, Bull. delV Inst.
p. 234, nota 5.

(4) b. c. E, 24 'Ex xmv Itqwv èdaveiZero, aìv /tioirt ànoduiaeiv
vnia%vovu£vo;, ano ts Pió^irjg ix rov Kanucoliov x«t ano 'Avziov
x<tl .iuvov^itìv xaì Nefxovg xaì TijìvQog, èi> aig uà'Mara nó'Aeai
xal vvv slai ftrjauvnoì %nr]u(!.t(ov ìsqwv Duxpù.ug.

rito che vi si osservava (') ; Vitruvio accenna alla sua
architettura e in particolar modo alla disposizione
delle colonne (2); ne parlano, incidentalmente o espres-
samente, Plinio (3), Tacito (4), Filostrato (5), Ovidio (6),
Pausania (7).

Della consacrazione del bosco a Diana parla Ca-
tone, il quale dice che il Incus di Diana nel bosco
Aricino fu consacrato da Egerio Levio, di Tusculum,
dittatore latino, e dai popoli Tusculano, Aricino, Lanu-
vino, Laurente, Corano, Tiburtino, Pometino, Ardeate
e Ruttilo (s). Il nome e la patria del dittatore sono
diversi secondo Pesto : il lucus sarebbe stato consacrato
da un Manio Egerio che, da quanto segue, appare
Aricino (9). La leggiera diversità nel nome, e la di-
versità di patria, ha indotto molti a credere strana-
mente che Catone e Pesto parlassero di due distinti
personaggi (10).

Il nome di Egerio, lo stesso della ninfa che aveva
sede nel bosco, fa nascere il sospetto che questo
Egerio Levio, o Manio Egerio, non abbia mai avuto
esistenza reale, ma sia mitico. Primo ne dubitò Clu-
verius, e dopo di lui moltissimi (u), tra cui il Pais (12),

(>) V, 3, 12.

(?) IV, 8, 4. Vedi p. SII.

(3) Naturalis historia, XXXV, 7... Tabulamque pictam in
Nemore Dianae posuit.

(4) Historiarum, III. 36... Atque illuni (Vitellium) in nemore
Aricino desidem et marcentem proditio Lucilii Bassi... perculit.

(5) Apollon, IV, 36. èvérv^e •PtXohcto t(3 Kuneì negì to'
véuog to' èv tg '.lotxia.

(6) Ars Amatoria, I, 259. Ecce suburbanae templum nemo-
rale Dianae Partaque per gladios regna nocente manu.

C) II, 27, 4. V. p.

(8) Origines, II, presso Prisciano : Institutionum Gramma-
ticarum, IV, § 21 ; VII, § 60. « Lucum Dianium in nemore
Aricino Egerius Laevius Tusculanus dedicavit dictator La-
tinus. Hi populi communiter : Tusculanus, Aricinus, Lanuvinus,
Laurens, Coranus, Tiburtis, Pometinus, Ardeatis, Rutulus ».

(9) P. 145 : « Manius Egeri[us lucum] Nemorensem Dianae
consecravit, a quo multi et clari viri orti sunt et per multos
annos fuerunt, unde et proverbium: Multi Mani Ariciae ».

(10) Così Hartung, Religion der Rómer, II, p. 215; Birt, in
Roschers mythologisches Lexicon, I, pp. 1004 e 1006 (Diana);
Wissowa, in Roschers mythologisches Lexicon, I, p. 1217 (Ege-
ria); Peter, in Roschers Lexicon, II, p. 2325 (Manius Egerius).
L'identità di Manio Egerio e Egerio Levio è invece ammessa
dal Jordan nei Prolegomena a Catone, XLII, e dal Dessau
nel C. I. L. XIV, p. 204, nota 2.

(n) In qualche caso il nome Manius serve anche per sta-
bilire l'essenza di Diana, con lui strettamente congiunta, quale
divinità della natura, come crede l'Hartung, il quale fa deri-
vare Manius dai manes, o quale dea della luce del giorno,
come vuole il Birt, il quale deriva Manius da mane.

(■2) Storia di Roma, voi. I, parte 2a, p. 202.
 
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