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NEMUS ARICINUM

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indizio non assolutamente certo, poiché dovuto all'in-
fluenza delle rappresentazioni d'Artemide, le devote, se-
condo Ovidio e Properzio, le recano faci accese ('): se-
condo la breve descrizione di Stazio (2) nella festa
di Diana che si celebrava sul far del mattino agli idi
d'agosto, il lago risplende « face multa », parole che
fanno pensare a qualche cerimonia in cui si tenessero
all'aperto delle faci accese, che il lago rifletteva (3).
E se questo si può spiegare per Diana come dea della
luce (4), non si capisce egualmente perchè l'Italia
tutta celebri la festa di Diana « pudicis focis », i quali
mi pare debbano in qualche modo simboleggiare il
focolare domestico e riferirsi a qualche cerimonia con-
nessa con Vesta e coi Lari (5). Sotto questo rapporto sono
notevoli alcune statuine votive rappresentanti i Lari
che si trovarono nell'area del tempio ('>)•

(') Ovid. Fast. Ili, 269-270: « Saepe potens voti, frontem
redimita coronis Femina lucentes portat ab urbe faces». Pro-
perzio, III, 329. 10: « Cum videt accensis devotam currere taedis
In nemus, et Triviae lumina ferre deae».

(2) Silv. Ili, 1, v. 52-60: u Tempus erat, caeli cum torren-
tissimus axis, Incumbit terris, ictusque Hyperione multo Acer
anhelantis incendit Sirius agros. Iamque dies aderat, profugis
cum regibus altum Fumat aricinum Triviae nemus, et face
multa Conscius Hippolyti splendet lacus ; ipsa coronat Emeritos
Diana canes et spicula terget, Et tutas sinit ire feras, omnisque
pudicis Itala terra focis Hecateidas excolit idus ».— Da questo
appare solo che la festa cadeva in piena estate, e in un giorno
di idi ; è quindi probabile che questi idi che « omnis itala
terra colit » siano quelli di agosto, in cui ricorreva la festa di
Diana Aventinense (v. C. I. L. I, p. 399).

(3) L'idea del Lanciani che le navi scoperte nel lago di
Nemi dipendessero dal tempio, e servissero per trasportare da
una riva all'altra i visitatori e per processioni (v. sopra p. 337)
potrebbe trovare forse una conferma nelle parole di Stazio : « face
multa conscius Hippolyti splendet lacus», parole che possono
riferirsi a processioni, o a qualche cosa di simile, in cui le
navi avessero parte, fatte di notte, o sul far del mattino al
lume delle fiaccole.

(4) Del nome di Diana che, si faccia derivare dal sostan-
tivo dium che si trova fossilizzato in « sub dio », o da « dies »,
mostra chiaramente di derivare dalla radice « di » che significa
risplendere, e che è connesso coi nomi lovis e Ianus (da Diovis
e D'anus) parla diffusamente il Birt in Roschers Mythologisches
Lexicon, I, pp. 1002-1003. Il Birt esclude l'identità del la-
tino Diana col greco duóvq, affermata dal Benfey, Orient und
occident, p. 280. Egli non dice la ragione per cui l'esclude,
ed io non so davvero vederla. Tra Diana e Aiwri] non c'è altra
differenza che nel coloramento della vocale. Il suono a in questa
radice appare del resto anche in greco nel nome Z^V, Znv, e
in diaivu (V. Meister, Ueber die Namen Jiiirr], Zijv, Zuv; in
Berichte ùber die Verhandlungen der Kóniglich. Sàchsischen
Gesellschaft der Wissenschaften su Leipzig, 1894, p. 199 e seg.).

(5) Per i Lari e il fuoco domestico considerato come loro
ara, v. Preller, Romische Mythologie3, II, pp. 106 e segg.

(6) Notizie degli scavi 1887, p. 24.

Anche l'acqua ha con Diana Aricina qualche rap-
porto: vicino a lei è onorata nel nemus la ninfa Egeria,
una sorgente, come Iuturna a Roma è onorata vicino
a Vesta: e non è, mi sembra, privo d'interesse il parti-
colare che per lo stesso culto di Vesta a Roma le vestali
attingevano acqua ad un'altra fonte Egeria, posta presso
la porta Capena ('). Una prova del rapporto di Diana
Aricina con l'acqua è nel fatto che a lei è dedicata
un'erma doppia rappresentante due esseri acquatici che,
siano o no personificazioni di acqua d'importanza lo-
cale (2), mostra che delle acque dovevano aver rap-
porto con la dea. E che la dedica a Diana non è ca-
suale, come il Rossbach ritiene, mostra il fatto che
si sono trovate negli scavi eseguiti nell'area sacra
delle antefisse ove sono rappresentati gli stessi volti,
e per di più di lavoro più antico.

Il Rossbach crede che si debba riconoscere una
sacerdotessa di Diana nella Fundilia Rufa di cui si
trovò un'erma nell'ala di Servilio Quarto: l'acconcia-
tura caratteristica dei capelli, che trova riscontro in
una testa di Diana rappresentata su monete d'oro co-
niate al tempo d'Augusto (3), pare infatti un indizio
non insignificante : e in questo sarebbe un altro punto
di contatto di Diana Aricina con Vesta, le cui sacer-
dotesse avevano nei sex crines un'acconciatura dei
capelli tutta loro propria.

La connessione, che così si manifesta, di Diana
Aricina con Vesta, potrebbe essere dovuta o a un
aspetto speciale, che finora nessuno ha studiato, di
Diana, o a cause locali, probabilmente al culto di
Vesta praticato in Lavinio, culto che aveva importanza,
come quello di Diana Aricina, per tutta la nazione
latina (4).

Non intraprendo lo studio di questa questione, che
mi porterebbe, con l'esame della natura di Diana,

(') Del resto la connessione con le fonti, e con le acque in
genere, oltre che di Vesta, è propria anche di Diana. Vedi i
brani riportati a p. 348, nota 1. Anche il nome di Speculum
Dianae, dato da Servio al lago di Nemi (ad Verg. Aen. VII,
515) è usato anche per il lago di Labico (De Eossi, Bull, della
Commiss. Archeol. municip. I, (1872), p. 270 e seg.).

(2) Rossbach, Das Dianaheiligtum, p. 159, è contrario a
questa idea espressa dall'Helbig.

(3) Rossbach, Das Dianaheiligtum, p. 155. La moneta ò
rappresentata in Cohen, Monnaies frappées sous Vempire ro-
main 2 I, p. 81, n. 121. Nell'acconciatura noto però una dif-
ferenza: i capelli sono acconciati dietro la nuca nella testa di
Diana, mentre Fundilia Rufa li ha sul vertice del capo.

(4) Preller, Romische mythologie 3, II, p. 162.
 
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