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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Morpurgo, Lucia: Nemus aricinum
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0185

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353

NEMUS ARIC1NUM

354

altro sacrificio umano era offerto a Diana Aricina :
questo appare così dall'espressione di Strabone: « xal
yug ti jiaQ^aQixòv xqcasì hai —xvOixòv neqì to
uqov è'Ooc. xaOiffTuiai ycto hgevg... »('), come dal
verso di Valerio Fiacco:

Soli non mitis Arida regi (2).

Ora è ben naturale che agli antichi il rex Nemo-
rensis aggirantesi per il bosco ove la divinità di gran
lunga più importante era Diana, apparisse il sacerdote
della dea.

Ma nulla di simile si riscontra altrove nella Diana
italica, il che è provato, ancor più che dalle notizie,
veramente assai scarse, che abbiamo intorno a Diana,
dal fatto che gli antichi facevano derivare il culto di
Diana Aricina da quello di Artemide Taurica, eviden-
temente perchè in Italia non trovavano alcun'altra
traccia di un culto simile.

Viene perciò spontanea la domanda, se il rex Ne-
morensis sia veramente il sacerdote di Diana.

Di questo non vedo alcun'altra prova che l'affer-
mazione degli antichi.

Il nome, di rex Nemorensis, mostra la sua con-
nessione non con Diana, ma col nemus: negli scavi
nulla s'è trovato, che manifesti qualche sua funzione:
anche ove sono ricordati, in iscrizioni, i magistrati
aricini (:ì), di lui non è fatta parola.

E non è da meravigliarsene: esaminando la tra-
dizione, non si trova nulla che induca ad aspettarsi
qualche cosa di diverso.

Le menzioni del rex, o del regnum, sono molto
frequenti, ma non abbiamo neanche un accenno, che
mostri che il rex Nemorensis compia un atto qualsiasi
relativo al culto di Diana: anche Stazio, dove parla
della festa di Diana nemorense, al rex che se fosse
il sacerdote, dovrebbe avere in quel giorno una spe-
ciale importanza, dedica poche parole, che non si ri-
feriscono ad alcuna sua funzione, ma alla sua con-
tinua fuga : ... « profugis cum regibus... fumat Ari-
cinum Triviae Nemus... » Piuttosto che un sacerdote,
egli appare come un fantasma, errante senza posa con

(') V. nota precedente.

(») Argon, II, v. 305.

(3) C. I. L. XIV, 2213, 4195, 4196.

l'arma in pugno per il bosco sacro, cercando di ucci-
dere per non essere ucciso.

L'ufficio di rex Nemorensis non richiede quella
purezza, almeno apparente, che presso i Romani era
necessaria per un sacerdote, nè come i sacerdozi con-
ferisce dignità a chi ne è rivestito. Infatti Pausania
afferma che spesso diveniva rex Nemorensis uno schiavo
fuggitivo, e Svetonio, per mostrare a che punto giun-
gesse il livore e la malignità di Caligola, il quale
invidiava qualunque vantaggio a chiunque, anche agli
uomini di condizione e di fortuna più bassa, dice
che subornò un uomo robusto, perchè uccidesse il rex
Nemorensis del tempo, a cui invidiava che già da molti
anni rivestisse quell'ufficio ('). E a questa prova della sua
malignità e della sua invidia, segue un altro esempio,
d'invidia per un uomo di condizione molto umile, per
un gladiatore.

E c'è di più: non solo abbiamo indizi tali, da
essere indotti a disgiungere il rex Nemorensis da
Diana, ma gli antichi stessi devono averlo connesso
con la dea solo in tempi tardi. Un simile sacerdote,
iufatti, non esiste per Diana Aventinense. Non ab-
biamo di questo, è vero, testimonianze dirette : ma il
silenzio degli scrittori, di fronte alle menzioni così
frequenti del sacerdote fuggiasco di Aricia, mi sembra
molto significativo. Questo prova che, nel tempo cer-
tamente non antichissimo in cui il culto di Diana fu
importato in Roma, e il tempio di Diana sull'Aven-
tino fu ordinato ad immagine del tempio d'Aricia, il
rex Nemorensis apparve alla coscienza dei Latini come
disgiunto da Diana, poiché il culto della dea poteva sus-
sistere senza di lui.

Queste ragioni mi sembrano sufficienti per rite-
nere il rex Nemorensis indipendente da Diana. Del
rex parlerò in seguito: per Diana, mi pare di poter
concludere che questa, venerata nel Nemus dalla
lega latina, non è diversa dalla Diana venerata in
tanti altri luoghi dalla stirpe italica: il suo culto
fu localizzato in questo bosco dove si osservava lo
strano rito che doveva farla credere, più tardi, impor-
tata da paesi barbari.

(») Caligola, 35: « Nullus denique tam abiectae condi-
cionis tamque extremae sortis fuit, cuius non commodis obtre-
ctaret. Nemorensi regi, quod multos iara annos poteretur sa-
cerdotio validiorem adversarium subornavi ».
 
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