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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Rizzo, Giulio E.: Vasi greci della Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0034

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VASI GRECI DELLA SICILIA

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prodotti attici, comuni, p. es., nelle necropoli del Ponto
e del Bosforo (Panticapeo); e che all'importazione at-
tica viene subito sostituita quella delle fabbriche ita-
liote della Magna Grecia.

Ma se il 484 è un limite cronologico troppo alto,
il 427 è, alla sua volta, troppo basso: dunque dob-
biamo riferirci agli anni più vicini al risorgimento
della città, molto probabilmente al primo decennio di
questa nuova vita (461-451): e poiché la parte della
vasta necropoli camarinese, in cui fu trovato il cratere,
non diede vasi nè corinti, nè a figure nere ('), il ter-
minus ante quem è nettamente stabilito.

Così la cronologia proposta dal Milchhòfer trova
una nuova conferma, anche dopo le osservazioni del
Robert {Marathonsch., p. 75).

C) II soggetto delle rappresentanze figurate.

Qualche accenno ho dovuto già farne: ma non ho
ancora dimostrato quale sia l'importanza, veramente
singolare, della principale rappresentanza figurata, per
la tradizione attica del quinto secolo, nelle scarse e
discordi fonti letterarie.

L'abbandono di Arianna è tema così comune non
solo nella letteratura ellenistica, ma nell'arte deri-
vata da modelli ellenistici, che in principio pare-
vami il soggetto del mio vaso, quasi volgare e insi-
gnificante; ma ben diverso è il caso nell'arte del
quinto secolo. E se, in generale, i monumenti figurati
con le imprese di Teseo vi sono assai diffusi e fre-
quenti, rarissimo è invece il soggetto, che ridesta ora
il mio antico amore di ricerche filologiche.

Se dell' impresa di Teseo contro il Minotauro, il
cratere di Bologna rappresenta il primo atto, e se
l'atto secondo dovesse esser costituito dalle gesta
compiute a Creta, l'atto terzo si svolge nel nostro
cratere, quasi continuazione di una poetica leggenda,
ravvivata, come nel primo momento, dall' intervento e
dal prodigio divino.

Ond'è che, se ve ne fosse ancora bisogno, il nostro
cratere sarebbe destinato a confermare sempre più la
retta interpretazione di quello di Bologna, facendo defi-

nitivamente cadere nel nulla le infelicissime congetture
dello Schreiber (').

A prescindere dai confronti stilistici, troppi ele-
menti comuni vi sono nel soggetto delle due rappre-
sentanze: Poseidon, Teseo, la nave. E i giovinetti,
che appaiono, per la prima volta, nel cratere di Ca-
marina, destano in noi un'imagine cara, simile, quasi,
a quella che si ha, leggendo l'elegante ditirambo di
Bacchilide. Alla stessa materia mitica svolta in esso
ci richiama la presenza di Poseidon, divino padre di
Teseo, che dagli abissi del mare, dove già lo avea
dipinto il medesimo pittore, risale per assistere il figlio
e proteggere la città a lui sacra.

E come nel principio del carme è ricordato il fa-
vore di Athena, così nel nostro vaso è precipua la
parte assegnata alla Dea protettrice di Atene e di
Teseo, egualmente che nella più antica e famosa tazza
di Eufronio.

In esso, inoltre, noi troviamo una nuova bellissima
testimonianza di quel sentimento popolare — politico,
più che religioso, nelle sue origini — che occupava e
preoccupava la mente degli Ateniesi, a cominciare dai
primi decenni del quinto secolo : parlo della glorificazione
a tutti i costi di Teseo, dell'eroe nazionale attico per
eccellenza, del mitico liberatore di mostruose tirannidi.

Doveva, dunque, il giovinetto ingrato e fedifrago,
esser non solo giustificato, ma quasi glorificato per
l'abbandono di Arianna; ed ecco interpetri ufficiali
della tradizione attica, poeti ed artisti, far quasi a
gara per render simpatica la figura dell'eroe, per so-
stituirlo lentamente ad Herakles, il pesante eroe do-
rico, che perdeva sempre più terreno, a mano a mano
che cresceva l'antipatia fra Sparta ed Atene. Cimone,
che alla sua politica aveva saputo asservire l'oracolo,
non fa che sanzionare, nel 476, questo caldo senti-
mento patriottico e renderlo più diffuso, con la so-
lenne traslazione delle ceneri dell'eroe, dopo la con-
quista dell' isola di Skyros, dove, come si sa, erano
state prodigiosamente scoperte. Dirò, anzi, che le più
numerose ed eloquenti testimonianze di questa tra-
sformazione politico-religiosa le troviamo nei vasi di-
pinti : Herakles e il suo ciclo vi regnano indisturbati
durante tutto lo stile nero e al principio del rosso,

(') Orsi, Camarina, p. 246.

(') In Abhand. d. Sachs. Ges.,XVIl, p. 128 sgg.; cfr. Robert
in Hermes, XXXIII, p. 137 sg.
 
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