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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Rizzo, Giulio E.: Vasi greci della Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0046

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75

VASI GRECI DELLA SICILIA

76

PARTE III.

OENOOHOE DI RANDAZZO

I BOREA DI LIBERANO l'HINEUS DALLE ARPIE.

Nelle mie peregrinazioni in Sicilia non tralasciavo
mai di studiare, dal lato topografico ed archeologico,
i paesi dov'ero costretto a vivere per dovere del mio
ufficio; sicché, trovandomi nell'agosto del 1899 a Ran-
dazzo, piccola città che si arrampica su per i fianchi
ubertosi del Mongibello, e sapendo delle vive que-
stioni agitatesi fra i dilettanti locali di antiquaria,,
per identificare quella cittaduzza medievale con un'an-
tica città sicula o greca, volli visitare i luoghi e in-
terrogare io stesso gli avanzi monumentali e gli og-
getti, che mi si dicevano conservati.

Così fu eh' io potei visitare la piccola collezione
archeologica che ha nella sua casa di Randazzo il no-
bile e cortese cav. Paolo Vagliasindi-Polizzi, e recarmi
sui luoghi donde provenivano codesti oggetti, general-
mente di scarso valore, ma fra i quali ebbi subito
a notarne alcuni veramente belli o importanti.

Mi sorprendevano, a prima vista, quei numerosi
avanzi, quelle indiscutibili testimonianze di vita greca,
in luoghi tanto lontani dalle coste bagnate dallo Jonio
o dal Tirreno, sui fianchi del gigante maestoso e so-
lenne, certamente in mezzo all'elemento siculo indi-
geno, rimasto così a lungo ribelle ed indomito. Ag-
giungasi che mi sembrava veramente strano il mi-
scuglio, dirò così, di oggetti che, quantunque in picciol
numero, vanno cronologicamente dalle età preelleniche
ai tardi tempi bizantini.

Il luogo della scoperta di questi oggetti è il feudo
di S. Anastasia, ed appartiene al cav. Vagliasindi.
A sei chilometri circa da Randazzo, verso est, i pendii
dell'Etna, sempre più declinando, si aprono in una

bella ed ubertosa pianura, alta dal mare, però, più
che m. 650. Essa si stende lungo la riva destra del
fiume Alcantara, l'Akesines degli antichi ; ed ha di
fronte gli ultimi contrafforti dei monti Nebrodici,
il Mykonion. Qui, come ultimo posto avanzato dell'ele-
mento greco nei versanti etnei, sorse senza dubbio
un'antica città ('), di cui esiste ancora la necropoli,
scavata prima dal cav. Vagliasindi, e dopo, nel 1889
e 1890, dal prof. Salinas, direttore del Museo di Pa-
lermo (2).

(') Credo impossibile, allo stato delle nostre conoscenze,
determinare quale sia stata codesta città greca o sicula greciz-
zata. Come progenitrici di Randazzo, i vecchi storici e topo-
grafi della Sicilia e gli eruditi locali tirarono in campo Ti-
racia, Triocala, Tissa ed altre città d'incerto sito. Cfr. Amico,
Dizion. topogr. della Sicilia (trad. Di Marzo), ad v. Randazzo;
e per la bibliografia posteriore su tale questione oziosa, cfr.
Casagrandi, Le campagne di Gerone li ecc., n. 140. Senza av-
venturarmi ad identificazioni topografiche, esprimo la conget-
tura che lo stanziamento dei coloni greci a S. Anastasia, tenuto
conto dei buoni indizi desunti dalla cronologia archeologica,
coincida col movimento di popolazioni, avvenuto nei versanti
etnei sotto Gerone, e che continua, poco tempo dopo, con la
sommossa di Ducezio c la prima vittoria dei Siculi. Cfr. Holm,
Storia della Sicilia nell'antich., I, p. 410.

(2) Nessuna relazione fu pubblicata di queste due cam-
pagne di scavi regolari. Da una copia del giornale degli scavi,
esibitami dal Vagliasindi, potei conoscere che da un buon numero
di sepolcri provennero più che 2000 oggetti, quasi tutti di scarso
valore; ma la cui pubblicazione sarebbe importante, per stabi-
lire i limiti cronologici della necropoli. Fra gli oggetti greci
conservati nella collezione Vagliasindi, i più antichi sono qualche
piccola lekythos a figure nere, di stile andante, e vasi a figure
rosse di stile ancora severo. Tenuto conto che la fabbricazione
dei piccoli vasi a figure nere continua anche durante la fiori-
tura dello stile a figure rosse, possiamo stabilire come terminus
a quo i primi decenni del quinto sec. av. Cr.
 
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