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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Rizzo, Giulio E.: Vasi greci della Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0049

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VASI GRECI DELLA SICILIA

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Vlsibile di doratura, per la progressiva erosione della
SuPerfìcie del vaso ; ma è ancora visibile la tinta carnea
uei nudo delle figure, e dei ritocchi bianchi e rosso-
u°i sono evidenti le tracce, anzi le parti conservate.
Accanto all'ariballo e alla pelike di piccole di-
mensioni, tanto frequente tra i vasi delle colonie greche
je P°nto, rimane tipica la piccola oenochoe con pancia
'Sa e a bocca triloba, come la nostra; e già il
1 wàngler, nel suo catalogo dei vasi di Berlino, ne
c°stituiva due gruppi, dei quali il secondo abbraccia
Vasi con ritocchi bianchi e con dorature (!).

Questa serie di vasi sarebbe numerosissima, se vi
_ CoillPi'endessero tutte quelle oenochoai di minuscole
j niensioni, le cui figure, disegnate quasi sempre alla
a e senza alcuna pretesa d'arte, ritraggono giuochi
altri soggetti della vita-fanciullesca. Ma, d'altro
ai,to, non è possibile una netta distinzione fra questi
^Yncc e l'oenochoe vera e propria, di proporzioni mag-
Slori e con soggetti più svolti e meno schematici (-).

Anche in questa seconda classe assai pochi sono i
Vasi che, per soggetto della rappresentanza figurata e
^er stile, possano offrirci un preciso termine di con-
' °> e, per il fine della nostra ricerca, il loro in-
'esse è semplicemente tipologico. Stimo quindi
futile di darne qui un elenco descrittivo e completo,
andomi di indicare in nota le principali di queste
eQochoai, tenendo anche conto dell'importanza relativa
lt wo rappresentanza figurata (3).

t1) Beschreib. d. berlin. Vasensarnml, p. 758 sgg.
Qi ^ ^er ' 7I(«J"'<'"> cfr. da ultimo Reisch, in Strena Helbi-
trebC' ^ ^ ^ bibliografia relativa; ma l'elenco po

e essere considerevolmente aumentato).
(3) Già quattro ne enumerava lo Jahn, nella nota memoria

V

i,

tay

el f" bemalte Vasen mit Goldschmuck (nn. 23-26). Per quelle
iuseo di Berlino, cfr. la citata Beschreibunq del Furt-

«, e

bung

principalmente il n. 2058 = Arch. Zeitung, 1852,
Questi 3' 4; e n- 2660 = Jahrbuch d. Inst., I, tav. 11, 2.
"tftol U!t'"la oenocnoe e una delle rarissime con rappresentanza

°S'ca (Afrodite sul cigno).
(av _ r- '"oltre le seguenti : 1) Antiq. de Bosphore Cimmér.
biaj [°°iiochoe policroma, con figure dipinte interamente d
tav T°'-COn ^orature e corona di foglie d'ellera al collo] — 2) Ibid.
(ay > G, 8 — 3) Benndorf, Griech. u. sicil. Vasenbilder
5) B 5 ~ 4) Compte-rendu, Atlas 1870-71, tav. VI, 1,8-

manl^ J/"S' Catal-IV' F'101 = Vas- Coghill,n.U - 0) Hiydi
Gfiech. Vasenbild., tav, II, 3 [non ha dorature, ni poi
nia stilisticamente, rientra nel medesimo ciclo] — 7) Du

cri

«mia

n»ont
Cmed

et Chaplain, Céram. de la Grece propre, I, tav. VIII
esinia osservazione che per la precedente] — Un buon

ero di queste oenochoai trovansi nel Museo nazionale di

È naturale che la cronologia di questi vasi debba
essere parallela a quella, dei piccoli ariballi dipinti
con la stessa tecnica, la cui serie, la più recente cioè
delle due costituite dal Milchhofer, cadrebbe, secondo
quest'archeologo, dopo il 450, più vicina però al 440
av. Cr., data da lui assegnata ai vasi dipinti nello
stile di Meidias (').

Non lontana da questo modo di vedere è l'opi-
nione del Furtwangler che pone l'ariballo con Dioniso
e il suo tiaso, uno di quelli, cioè, compresi nella se-
conda serie del Milchhofer, fra il 440 e il 430
av. Cr. (2). Ma io non vedo che ci sia una giusta
correlazione fra questa determinazione cronologica e
l'altra congetturata dallo stesso Furtwangler per l'idria
di Meidias col Ratto delle Leucippidi, assegnata al de-
cennio 430-420 (3).

Io credo questa idria più antica dei piccoli vasi
con policromia e con doratura, degli ariballi, cioè, e
delle oenochoai; e se il 430 può ritenersi per essa
una data verosimile, la fabbricazione dei piccoli vasi di
cui ci occupiamo dovrebbe cadere negli ultimi decenni
del quinto, e continuare fino ai primi anni del quarto
secolo. Più accurata nel disegno, che la nostra oeno-
choe, ma non molto lontana da essa stilisticamente,
anche per le mosse concitate e patetiche delle figure,
è la bellissima lekythos del Louvre con le Ninfe dan-
zanti attorno ad Afrodite (4), assegnata dal Pottier
agli ultimi 40 o 30 anni del V secolo ; ed io credo
che siano più verosimili i limiti, dirò così, minimi,
piuttosto che i massimi di questo periodo sufficiente-
mente e prudentemente largo.

L'oenochoe Vagliasindi dovrebbe, dunque, appar-
tenere all'ultimo decennio del quinto secolo, proprio allo

Mon

umenti antichi

Vol. XIV.

Atene, insieme, però, con molte di forma minuscola, veri e propri
nalyvKx, senza alcuna importanza pel soggetto; e puoi trovarle
descritte in Collignon-Couve, Calai, des vases peints du Musée
Nat. d'Athènes (1902), p. 421 sgg. Cfr. specialmente: n. 1282 -
Herzog, Studien z. Gesch. d. griech. Kunst, tav. Ili, 1 ; n. 1283
= ibid., tav. HI, 2; e n. 1287 = Annali delVInst. 1879, tav. N.ecc.

Ripeto, per non esser frainteso, che questi confronti hanno
solo un'importanza per la tipologia e per la cronologia; che
pochissimo valgono per lo stile della oenochoe Vagliasindi, e
a nulla giovano per il soggetto della rappresentanza figurata.

(') Jahrbuch d. Inst. sopra cit., p. 76 sg.

(2) Cfr. la Einleitung alla descrizione dei vasi, nella Collect.
Sabouroff, voi. I, p. 5. (Per il vaso, ibid., tav. LV = Berlin.
Beschreib. n. 2471).

(3) Furtwangler, Griech. Vasenmalerei (testo), pag. 39.
C) Monum. grecs 17-18 [1889-90], tav. IX-X; pag. 1 sgg.

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