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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0080

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143

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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vano ormai messi in opera come pietra da costru-
zione.

Il capitello rinvenuto, e trasportato poi al R. Museo
archeologico di Cagliari, è raffigurato in due vedute
nella nostra tav. XII. Esso è lavorato in panchina
del Coltellazzo, il che prova che venne eseguito pro-
prio sul luogo; ma la superficie, scolpita in rilievo,
è rivestita di stucco, in gran parte caduto, che la
modellava assai finamente. Dal punto di vista dello
stile, ovvero della storia ed etnografia dell'arte, il
nostro capitello appartiene a quel filone di forme ar-
tistiche che nei riflessi greci dà lo stile ionico ; ma
questi elementi vi sono adoperati in modo singolare,
da cui non risultano le proporzioni del capitello greco,
nè di quello romano. In un lato, che evidentemente
rispondeva alla facciata principale dell'edificio, è scol-
pita in altorilievo tra due volute una testa umana,
e benché il modellato a stucco ne sia scomparso, vi
si può riconoscere una fattura punto mossa, anzi ri-
gida, simmetrica ed arcaica. Negli altri lati al me-
desimo posto è una palmetta rivolta in su. Il lato
con la testa e il suo opposto sono alquanto più stretti
(m. 0,55) degli altri due (m. 0,60); l'altezza è di
m. 0,30. La sola palmetta sembra piuttosto greciz-
zante.

L'insieme somiglia molto al noto capitello di
Djezza ('), salvo le rosette in quello aggiunte, e l'ovolo
con la gola, che qui però poteva essere eseguito in
un altro pezzo: si nota infatti nella parte inferiore
del capitello la traccia d'un antico piano d'attacco
rotondo. Il capitello di Nora ha fattura più larga e
severa, ed è certamente più antico; ma pel resto,
come già osservai, potrebbero servire a descriverlo le
precise identiche parole che adopera il Perrot per
quello di Djezza : « point de coussinet ; les volutes
sont appliquées sur les faces d'un calathos cubique
et ne les dépassent d'aucun coté... On sent bien ici
l'influence des types classiques; mais ce que ce cha-
piteau rappelle surtout, par sa masse et par sa dispo-
sitiffn générale, ce sont ces chapiteaux cypriotes dont
nous avons donne plusieurs échantillons » (2).

Il capitello di Nora, per la importante partico-
larità della testa scolpita in una delle facce, si ran-

noda alla serie italo-corinzia ornata di figure, che,
dopo il Watzinger e il Thiersch, io ripresi in esani0
a proposito degli avanzi architettonici da me scoperti
presso la Certosa di S. Lorenzo in Padula, provincia
di Salerno ('). Se si paragona coi più antichi eserfl"
plari della serie finora noti, fra cui stanno anche
quelli di Padula, il nostro capitello si mostra anche
più antico, o almeno le sue forme ci manifestano uno
stadio di sviluppo meno progredito. Da esso quindi
dovrebbe oggi prender le mosse una nuova trattazione
dei capitelli figurati, e perciò questa scoperta norensfl
ha un valore notevole anche di per sé, per la storia
dell'architettura. È un fatto senza dubbio assai rile-
vante che una tale particolarità stilistica si sia affer-
mata poderosamente in Italia, mentre è ignota ali*
Grecia propria. Il favore che trovò in Etruria e la
grandiosa esecuzione che vi raggiunse, come dimostra
principalmente lo splendido capitello di Vulci già
della collezione Campanari al Museo di Firenze (")<
non autorizzerebbe di per sé, vista l'epoca relativa-
mente tarda cui queste forme appartengono, a pensare
a correnti d'influenze orientali sì, ma non greche. Tale
ipotesi peraltro deve esser presa in considerazione or*
che una corrente analoga vien fatto di ritrovare in am-
biente fenicio. Certo la distruzione dei monumenti
fenici d'oriente e d'occidente, assai più completa d1
quella sofferta dai monumenti greci, lascia poche spe-
ranze di aumentare con altre ricerche la serie di mo-
numenti non greci che appartengano a così fatto indi-
rizzo e permettano di venire a conclusioni più fondate
e più chiare. Ma appunto perciò merita tutta l'atten-
zione ogni menomo ricordo di forme analoghe; e di
tali reminiscenze a me sembra poter citare almeno
un esempio nel materiale di Cartagine. È un capi'
tello a rilievo con grandi volute, che esibisce una
testa di leone (egida egizia) quasi pendente dal mezzo
del pulvino (3). In mancanza poi di materiale della
Fenicia propria, le stele di Cipro, nelle quali il ca-
rattere dell'arte fenicia si rivela in vari tratti, non
escluso il ricorrere di un simbolo affine a quello della
Tanìt cartaginese, possono offrirci indizi della ten-

(1) Perrot et Chipiez, Ilist. de l'Art, III, fìg. 235.

(2) Perrot et Chipiez, ibicL, p. 312; cfr. figg. 51-53.

(') Notizie 1902, pp. 26-32.

(2) Milani, Museo topografico dell'Etruria, p. 107.

(3) Musées et collections archéologiques de VAlgérie et &
la Tunisie — Musée Lavigerie de St. Louis de Carthage<
pi. V, 1. Malamente descritto nel testo di Ph. Berger.
 
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