Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

DOI Artikel:
Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0082

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
147

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

148

piano del forno, mostra che era avvenuto colà, in un
periodo di tempo certamente lungo, un innalzamento
di livello.

Il fondo del forno era inclinato da una parte e
precisamente verso il muretto, ove, se il bacino era
ancora in posto come pareva, doveva trovarsi lo scolo,
che le scantonatili^ dell'orlo non permettono più di
riconoscere. Il fornello di fusione era poi senza dubbio
finito e chiuso con opera laterizia, e probabilmente
assumeva il tipo detto forno catalano.

Questa scoperta attesta dunque una attività me-
tallurgica esercitata nella città in epoca punica; e
cercammo anche di determinare più precisamente di
quale metallo si trattava. La forma stessa del forno
non lo rendeva adatto alla fusione del ferro. Analisi
delle scorie, che a mia preghiera eseguì il dott. Serra,
direttore del Gabinetto chimico del Municipio di Ca-
gliari, esclusero pure il piombo, il rame e l'argento,
e permettono di affermare con la massima probabilità
che in quella antica officina si praticasse la estra-
zione dello zinco dalle calamine, così abbondanti in
Sardegna.

Le trincee praticate presso l'altro gruppo d'ipogei,
e precisamente dalla casa della Guardiania al mare,
s'imbatterono, alla profondità di m. 4,00, in una specie
di platea acciottolata; poi, sotto uno strato formato
di detriti di roccia locale (panchina), apparve un altro
strato di mattoni crudi in origine, ma induriti e in
certe parti vetrificati dall'azione di un gran fuoco.
Questi avanzi erano troppo pigiati dalle terre e mal
ridotti per poterli determinare con certezza, ma mi
parve probabile che esistesse colà un forno figulino
dell'epoca punica. A quella profondità nel suolo di
Nora si è già oltrepassato lo strato romano, e quivi
presso a soli m. 1,75 dal piano di campagna apparvero
frammenti di stoviglie esclusivamente puniche e cam-
pane. Tracce di costruzioni romane con battuti di cal-
cestruzzo (') mostrarono che in quel punto, dall'epoca
punica alla romana, esistevano officine ed abitazioni.

Noterò infine le tracce di fondazioni rettangolari
in blocchi squadrati di panchina, che appaiono su una
prominenza rocciosa sottostante alla torre del Coltel-
lazzo, a destra della strada. Mi limitai a segnarle in
pianta, essendo colà il suolo affatto denudato di humus.

IL

La Necropoli.

§ 1. Le tombe ad ipogeo.

I primi e benemeriti ricercatori e studiosi, che
nel passato secolo trassero dall'immeritato oblio l'isola
di Sardegna, non ebbero e però non poterono dare nei
loro scritti contezza alcuna della necropoli di Nora,
vii Lamarmora mostra credere che le sepolture dei
norensi dovessero trovarsi fuori e lontano dall'ambito
della città ('), nè dà a'divedere di averne riconosciuto
traccia di sorta nella penisoletta occupata dai ruderi
dei monumenti urbani e dove egli rilevò il teatro
romano.

Lo Spano visitò le rovine di Nora nel 1835, e nep-
pur egli vide indizi di tombe. Riferisce bensì di al-
cuni scavi fatti precedentemente dal custode della
chiesa di S. Efisio, nei quali erano venute in luce urne
cinerarie di vetro spettanti all'epoca romana, ma opina
che la necropoli fenicia debba cercarsi verso la torre
del Coltellazzo (2).

Nondimeno, ad un più attento esame del sopras-
suolo, doveva senza dubbio fin d'allora rivelarsi l'esi-
stenza di tombe ad ipogeo scavate nella roccia. Esse
si trovano sul margine della spianata che si eleva
oltre il primo istmo basso e sabbioso, sul qual mar-
gine è costruita l'attuale ca3a della Guardiania, e sono
divise in due gruppi, uno a destra di ehi oltrepassa
queir istmo, ovvero ad occidente, l'altro a sinistra o
ad oriente, entrambi presso il mare. Quelle del gruppo
occidentale sono violate da tempo antico e franate in
parte nel mare che le va distruggendo e pone allo
scoperto il fondo o le pareti degl'ipogei. Un simile
stato di cose pare debba risalire ben oltre l'epoca della
visita dello Spano. Senza alcun dubbio poi dovevano
esistere assai chiari indizi di così fatte tombe verso
il 1871 ed anche prima, poiché si ha notizia che in
quel torno di tempo il colonnello Antonio Roycli e
il cav. Michele Satta ne vuotarono alcune, rinvenen-
dovi pregevoli vasi greci a figure nere(3).

(■) Ibid., p. 73.

(') Lamarmora, Itinéraire, I, p. 211.

(2) Bull, archeol. Sardo, IX, 1863, p. 103.

(*) Notizie 1891, p. 299, nota 2; 1901, p. 367. Non man-
 
Annotationen