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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0133

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249

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

250

V.

Sintesi critica dei dati archeologici.

Conclusione.

Se noi ora, dopo aver conosciuto il luogo, gli avanzi
di monumenti, le tombe, i corredi e le stele funebri
di Nora, volgiamo indietro lo sguardo e ci chiediamo
°he cosa insegni tutto questo materiale archeologico,
la nostra mente corre a tre ordini principali di rap-
porti. Considereremo adunque i dati che ci offre questa
a,itica colonia dei Fenici in occidente :
rispetto alla Sardegna indigena;
rispetto alla stirpe fenicia d'oriente e d'occi-
dente;

rispetto agli altri popoli coi quali essa ebbe
''dazioni.

In quanto ai primo punto, le tracce della civiltà
dei nuraghi sul posto stesso che fu poi occupato dalla
città fenicia, stabiliscono inconfutabilmente la priorità
di quella ('). Appena si potrebbe citare qualche persi-

è bensì niente altro clic la stilizzazione della mano destra
con le cinque dita aperte, e in proporzioni maggiori che il
r°sto della figura, nell'atto dell'adorazione (cfr. Perrot et Chi-
Pje«, llist. de l'Art, III, p. 458, fig. 329). Questo atto con-
viene perfettamente ad una figlia o figlio divini, cui spetta,
come nella religione preellenica, di essere primi adoratori e
sacerdoti della divinità principale. Così nel cippo di Tharros,
del quale sopra diamo la figura, i pilastri laterali hanno nella
'accia superiore un piccolo incavo per bruciarvi profumi; sono
cioè betili, ma sono anche are e thymiateria del betilo prin-
cipale.

(') Mi sia consentito trascrivere qui alcuni periodi del mio
secondo rapporto sugli scavi da me diretti a Nora (Notizie 1902,
P-79) : «Che infatti il popolo dei nuraghi abbia occupato la
Penisola del Coltellazzo prima che essa divenisse la sede di
una città fenicia (poiché la coesistenza nel medesimo luogo è
'"ammissibile) fu subito chiarito. Fino dal primo giorno di
inesto nuovo scavo, liell' attaccare esternamente i massi più
Srossi che parevano appartenere a fondazioni tuttora in situ,
dalla parte di oriente, si raccolsero negli strati più profondi,
a fior di roccia, frammenti di ceramica preistorica fatta a mano
e mal cotta. Due di essi conservano delle forme: l'uno appar-
tenne a grosso vaso panciuto, di cui resta parte dell'orlo privo
di labbro; l'altro a vaso non dissimile per dimensioni, nè forse
Per forma, di cui resta una presa ad arco aggettante molto
caratteristica. E poco lungi si raccolsero sul suolo, dall'ispet-
tore Nissaidi, due grossi frammenti di frantoi di macina della
■Oedesimi epoca, in pietra (rachitica, con la caratteristica presa
r'levata nel mezzo, ed una mezza testa di mazza in pietra

stenza nella moda di taluni spilloni; ma in tutto il
resto della suppellettile, anche in quella d'uso co-
mune e di larga applicazione e diffusione come la ce-
ramica, il carattere degli oggetti di Nora (come di
quelli di Cagliari, di Sulcis, di Tharros) non potrebbe
essere più strettamente fenicio, mentre d'altra parte
la ceramica primitiva dei nuraghi mostra rapporti
con forme micenee e premicenee, ma nessuna rela-
zione con forme fenicie o cartaginesi ('). Ciò prova che

silicea ; oggetti certo non portati colà in epoca recente, ma
venuti fuori, dopo la distruzione di Nora, per la zappatura ed
aratura del terreno ". Di queste macine che frequentemente
si rinvengono presso e dentro i nuraghi o fra lo stesso pie-
trame di nuraghi in avanzata demolizione, come io medesimo
ho verificato, tace -affatto il Pinza nella sua rassegna dei Mo-
numenti primitivi della Sardegna (voi. XI, puntata 1" dei
nostri Monumenti Antichi). Esso contraddicono alla tesi del-
l'autore, clic i nuraghi siano sepolture, presentando invece un
forte indizio di abitazione.

I nuraghi, che un tempo dovettero sorgere sul suolo di
Nora, furono distrutti dai Fenici che vi costruirono la loro
città, e qualche avanzo della suppellettile primitiva rimase nel
sottosuolo, presso le fondazioni degli edifici, per non tornare
alla luce che ai nostri giorni. Ma a Tharros, dove i nuovi co-
loni disponevano di spazio maggiore, essi lasciarono stare i
nuraghi che tuttora si vedono o si vedevano fino ad epoca mo-
derna. Male il Pais, tratto in inganno dall'errore dell'Helbig,
che arbitrariamente esclude l'elemento fenicio orientale dalla
colonizzazione della Sardegna, si lasciò spaventare dalla pre-
senza di questi nuraghi, e, giudicando che gl'indigeni avessero
posseduto il luogo fino ad epoca tarda, s'indusse a ritirare la
sua precedente opinione che Tharros fosse uno scalo tirio, e
la giusta censura da lui mossa all'archeologo alemanno (Bull.
Arch. Sardo, 1881, p. 178, nota). Quei nuraghi altro non signi-
ficano se non che la civiltà indigena che li innalzò ebbe il suo
completo sviluppo prima di qualsiasi più antica colonizzazione
stabile dei Fenici. Bisogna peraltro considerare che nell'ultimo
ventennio non solo si è meglio studiato il materiale archeolo-
gico di Cartagine e dell'Africa punica, ma si è di molto ap-
profondita la conoscenza dei periodi primitivi si nel bacino
occidentale del Mediterraneo come nell'orientale. Oggi è chiaro
che quanto v'è di costitutivo nella civiltà preistorica della Sar-
degna si rannoda a tipi e concetti diffusi sin dal periodo neo-
litico ed eneolitico, e presenta analogie con prodotti orientali
dell'epoca premicenea e micenea, non punto con prodotti fe-
nici o peggio cartaginesi. E quindi superfluo mostrare che le
somiglianze che il Pais andava indicando vent' anni fa tra la
suppellettile dei nuraghi e quella proveniente da Tharros, in
parte non hanno valore per la stessa presenza dei nuraghi in
quel posto, in parte non toccano gli elementi costitutivi della
civiltà, in parte sono meramente illusorie, e in qualche parte
potrebbero tuffai più servire a rialzare la data dell'arrivo dei
Fenici, anziché ad abbassare quella della civiltà indigena.

(') Pinza, op. cit., col. 218 sgg. Anche il Pinza nota la di-
versità fondamentale della ceramica dei nuraghi da quella delle
colonie fenicie, ma con una strana cronologia: « Si conosce
— scrive — abbastanza bene il contenuto di un certo nu-
mero di sepolcri punici scavati, sia a Tharros, sia a Cagliari,
 
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