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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Paribeni, Roberto: Vasi inediti del Museo Kircheriano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0154

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291

VASI INEDITI DEI, MUSEO KIRCHERIANO

292

Evidentemente anche la nostra anfora rappresenta
la stessa scena alquanto capricciosamente abbreviata.
Il sacrificato per analogia con l'anfora Gregoriana
si può indurre, sia Polluce.

Sorge allora spontaneo il dubbio, che essa possa
essere attribuita allo stesso maestro. Dirò subito, che
per quanto possa essere attraente F ipotesi, e per
quanto la somiglianza di una scena e la vicinanza dello
stile sembrino autorizzarla, non oso affermarla recisa-
mente.

Il disegno è corretto e sentito, spira dal vaso quella
nobile semplicità dell'arte veramente arcaica, gli ele-
menti decorativi come i raggi neri intorno al fondo,
la treccia e i fiori di loto sul collo, il giro di foglio-
line sui manichi si ritrovano o soli o insieme sui vasi
segnati da Exekias, per esempio sull'anfora del Louvre
e su quella del Gregoriano ('). Anche la cura grande
di rappresentare i più minuti particolari, che è carat-
teristica di Exekias, non manca nella nostra anfora.
Noto i peli accennati con lineette graffite ai garretti
del cavallo, il marchio punteggiato sulla coscia del-
l'animale, la rete di corda che involge la base della
cetra, le dita del piede destro di Ercole, etc. Un altro
argomento favorevole potrebbe fornire la diversa ac-
conciatura del Dioscuro e di Tindaro. Come abbiamo
detto, il Dioscuro rappresentato come un fiorente gio-
vane porta il xQoifivlog, mentre Tindaro che è vecchio,
porta i capelli non molto lunghi e sciolti. Non è a
credersi per questo, che i vecchi non usino portare
il xQcofivXog, li troviamo anzi spesso con questa accon-
ciatura; ma come è stato osservato dallo Studniczka (2),
che nei vasi più recenti lo portano solo i txqsg^vtsqoi
e non i giovani, il che è segno che passava di moda,
così credo, che trovarlo qui nel giovane e non nel
vecchio si possa spiegare col fatto, che le moda se ne
introducesse allora, e fosse naturalmente adottata su-
bito dai giovani, persistendo i vecchi nella loro accon-
ciatura abituale. Ora se questo è vero, e se teniamo
conto, che nello sviluppo della pittura vascolare il
xqw^vlog è ignoto a Klitias e ai più antichi, ed ap-
pare invece per primo sui vasi di Exekias, potremo

concludere, che anche questo permetterebbe di attri-
buire il nostro vaso a questo pittore.

Non mancano però argomenti contrari, nè alcuno
dei favorevoli può dirsi assolutamento decisivo.

Anzi tutto mi sembra strana la soppressione di
Polluce. Sembra difficile, che un pittore così accurato
e minuzioso come Exekias stroncasse e smozzicasse
così una delle scene che abbiamo ragione di credere,
egli prediligesse, tanto che la troviamo ripetuta su due
dei dieci vasi interi e con figure che il Klein gli rico-
nosce. In secondo luogo i vasi di Exekias sono tutti
ricchi di iscrizioni, mentre qui non troviamo neppure una
lettera. Come è noto, anche vasi senza figure sono fir-
mati da Exekias, e questo mi pare debba imporre
molta cautela nell'attribuire a Exekias bei vasi a figure,
nei quali non appaia la firma. E finalmente, se è
vero, che il nostro vaso presenta una certa accura-
tezza nel modo come sono trattati i particolari, questa
accuratezza è però ben lontana dalla perfezione di
Exekias. Come potrei paragonare la meravigliosa finezza
di esecuzione, onde è resa la scaglia serpentina, o la
chioma dei mostri che coprono gli scudi degli eroi
sull'anfora Gregoriana col povero Gorgoneion tracciato
con una certa fretta a curve graffite sul petto della
nostra Atena? E anche il ricamo dell'abito della Dea
a quali distanza rimane se lo paragoniamo con le mi-
rabili xXcàvca di Achille e di Aiace nell'anfora Gre-
goriana o col chitonisco di Pentesilea nell'anfora del
British Museum o di Gerione in quella del Louvre? (').
E anche le vesti che non arrivano a quella finezza di
dettaglio, come per esempio quella di Leda nell'anfora
del Gregoriano, di Atena nel deinos Castellani, sono
pure ornate di ricchissima quadrettatura, che non hanno
le vesti di Atena e di Leda di questo vaso. Si nota
persino qualche scorrettezza o qualche dimenticanza,
come ad esempio nel disegno della clamide di Polluce.

Non abbiamo insomma in alcun modo quel che i
migliori ceramisti ritengono proprio e caratteristico di
Exekias, l'opera cioè dell'incisore che supera quasi
quella del pittore. Ritengo pertanto più verosimile

(}) I vasi firmati di Exekias sono rappresentati in Wiener
Vorlegeblàtter 1888 tav. 5-7. Vedi inoltre quelli che ad Exekias
attribuisce il Klein (Meistersignaturen, 2a ediz., p. 38).

(2) Krobylos und Tettiges in Jahrbuch d. Inst., 1896, p. 271.

(') Mi riporto sempre ai Wiener Vorgeblàtter già citati,
nei quali questi vasi sono così disposti: tav. V-l, anfora del
Louvre, 2, tazza del Louvre, 3, deinos Castellani; tav. VI-1,
anfora Gregoriana, 2, anfore del Brit. Mus., 3, anfora di Berlino;
tav. VII-1-2, coppe di Monaco, 3, coppa di Atene.
 
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