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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Savignoni, Luigi: Scavi della missione italiana a Phaestos 1902-1903: rapporto preliminare
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0298

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SCAVI E SCOPERTE

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gillo di Zakro ('), dove pure si veggono uomini e donne
che agitati da frenesia religiosa compiono funzioni di
culto. Ma l'albero sacro che lì si vede abbracciato da
un uomo, qui invece è squassato da una donna, e
questa comparisce per la prima volta interamente
nuda. Nelle predette ed in altre scene di culto le
donne portano la consueta gonna campaniforme, ma
hanno tuttavia o tutto il busto nudo o il petto scoperto
da un'ampia scollatura (2) ; la completa nudità, che si
osserva nel caso nostro, può riguardarsi come l'estrema
conseguenza di quella moda civettuola e procace, che
sembra corrispondere anche ad un costume rituale.
Una rozza figurina di terracotta nella cappella del pa-
lazzo di Knossos rappresenta una adorante del tutto
nuda(;i); ed ignuda è pure una donna che sopra una
impronta di H. Triada si vede rincorrere un quadru-
pede fuggente, forse un capriolo, quasi come una Bac-
cante dell'epoca classica (4). Non meno opportunamente
può anche la danzatrice del nostro anello essere pa-
ragonata col celebre tipo della Baccante frenetica che
seminuda e genuflessa sull'ara solleva l'idolo afferrato
con ambe le mani (5).

Nessuna meraviglia che nelle cerimonie dei culti
orgiastici dei tempi storici, manifeste sopravvivenze

Altkretische Kultstàtten in Archiv far Religionsw. VII, p. 142
sg. ecc. Non accetto nè l'idea di Evans per cui le figure mu-
liebri sono dee, riè quella del Milani che ravvisa qui la pro-
fanazione del bosco sacro di Demeter per opera di Triopas.
Cfr. Karo. loc. cit.

(') Hogarth, Journ. of Bell. Studies, 1902, p. 77, fig. 1,
tav. VI, 1; Karo, loc. cit, p. 144, fig. 23.

(2) Vedi Evans, op. cit. figg. 25, 56-59, 63, 66; Milani,
op, cit., figg. 210, 211 ; von Fritze, loc. cit ; Halbherr, Moti, aut.,
XIII, p. 39 sg. figg. 33-37 (sigilli di H. Triada). Gli esempi più
insigni della grande scollatura sono ora le statuette di Knossos
e di Petsofà, Annual of Br. School, IX, pp. 75-77 e p. 367,
tav. Vili (confr. Milani, I, figg. 1 e 24), le quali forse sono tutte
sacerdotesse o hierodule : il modius o polos della « dea coi ser-
penti » è analogo a quello delle donne del citato sigillo di H.
Triada, fig. 37.

(3) Evans, Annual cit., Vili, p. 98 sg., fig. 56 c; cfr. Karo,
op. cit, p. 131, fig. 9.

(■*) Halbherr, loc. cit., p. 44, fig. 39. Si può credere clic
il capriolo sia destinato al sacrificio ; cfr. l'anello, Evans,
Tree ecc., fig. 55; von Fritze, loc. cit., p. 81 seg. A me non pare
punto provato che la donna che ha afferrato e trascina un qua-
drupede, figurato in parecebie gemme (riunite da Milani, loc.
cit., figg. 22, 25, 26, 26a; ora anche Halbherr, loc. cit., fig. 42
ed Evans, Annual cit., Vili, fig. 40) sia una dea, piuttosto
che una mortale che cjnduce una vittima. Cfr. il cilindro ciprioto-
miceneo in Evans, Tree ecc., p. 71 (169), fig. 47.

(r') Clarac, tav. 135, n. 134 = Reinach, Répertoire, p. 32;
Baumeister, Denkmàler, II, p. 848, fig. 930.

di costumi semibarbari antichissimi, e nei monumenti
che ce li rappresentane noi possiamo trovare i riscontri
e la spiegazione di quelle che vediamo sopra i sigilli
micenei. A Creta ci viene subito in mente il culto di
Zeus e di Bhea-Kvbele, del quale sono i Cureti o Co-
ribanti i rappresentanti mitici, e i Galli i fanatici ese-
cutori nei tempi storici. Le manifestazioni di entu-
siasmo religioso che ora ci si presentano nelle figure
di questo ed anche del seguente anello cretese ci di-
mostrano che quelle caratteristiche orgie erano già
familiari ai Cretesi primitivi (').

Un particolare interesse eccita poi in noi il fatto che
qui, accanto al solito albero sacro, abbiamo anche un
altro segno del culto aniconico primitivo nella sua
forma più rudimentale, vale a dire un sasso betilico
ovale, del quale, per l'epoca micenea, un altro esempio
soltanto posso indicare in ima piastrina vitrea prove-
niente da una tomba di Micene (2). In questo nostro
caso non si può fare a meno di ricordarsi che fiaiivloi;
era detta in modo speciale la pietra che, secondo la
leggenda cretese, fu presa pel proprio figlio ed inghiot-
tita da Kronos, e che in realtà non era altro che
una forma materiale dello stesso Zeus cretese (3). Una
conferma ce ne dà la tradizione d'origine cretese che
presso il tempio di Apollo a Delfo era una pietra,
che passava pure per quella data da Bhea a Kronos, e
che riceveva onori divini analoghi a quelli tributati
all'omphalos (4), Similmente la pietra informe che a
Boma aveva il nome di Jupiler Terminus era og-
getto della medesima fede e venerazione (5) ; e Zsvc
Kannclnag era pure denominata la rude pietra che
si venerava a Gythion in Laconia (G). D'altra parte ho
appena bisogno di ricordare la famosa pietra di Pes-
sinunte, che si credeva essere la stessa dea Cibele,
cioè quella dea madre che in Creta era piuttosto ve-
nerata sotto il nome di Bhea. Da tutto ciò siamo in-

(') Altro indizio del culto orgiastico in Creta nell'età prei-
storica sembrano essere, oltre le buccine di cui sopra p. 556,
anche i cembali trovati in una larnax cretese; cfr. Xantbudidis,
'Eifrjfj,. (Ìqx., 1904, p. 46 seg., fig. 11.

(2) Evans, Tree, ecc., p. 19 (117)., fig. 12. Altri simili esem-
plari ibid., figg. 13 e 14, hanno invece sacri pilastri e tripodi.

(3) Cfr. Lenormant nel Dictionnaire di Daremberg et Saglio
s. v. Baetylia, I, p. 645; Evans, Tree, ecc., p. 14 (112).

(4) Paus., X, 24, 5 ; cfr. Lenormant, loc. cit.

(5) Lactant, Div. inst., I, 20; Lenormant, loc. cit, p. 646;
Evans, op. cit, p. 30 (128).

(6) Cfr. Evans, ibid, p. 20 (118).
 
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