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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Savignoni, Luigi: Scavi della missione italiana a Phaestos 1902-1903: rapporto preliminare
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0300

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SCAVI E SCOPERTE

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che le stele sepolcrali erano originariamente conside-
rate come abitazioni betiliche delle anime dei trapas-
sati ; ed è ben possibile che, come si sentì tentato
a credere A. Evans, anche le edicole sacre figurate
negli anelli micenei siano esse stesse derivate da formo
analoghe della primitiva architettura sepolcrale (').
Questo andrebbe d'accordo colla teoria che considera
il culto dello divinità come uno svolgimento del pri-
mitivo culto degli antenati; la quale teoria mi pare
bene appoggiata dalle tradizioni stesse degli antichi
intorno ad alcune divinità morte, delle quali mostra-
vano anche le tombe, come quelle di Afrodite ad Ama-
tunta, di Dionysos a Delfo (l'omphalos, secondo alcuni,
no era il segno) e dello stesso Zeus a Creta (2). Così
è che nella comunanza dei concetti anche le forme este-
riori si confondono, e che noi possiamo oggi rimanere
incerti se nelle scene di tal genere un pilastro od un
sasso sia un baet.ylus divino od un aTj/ia umano, e se
un uccello sia una rappresentazione sensibile di una
divinità oppure dell'anima di un mortale.

Ma per ciò che riguarda la scena di cui ora ci
occupiamo io credo che, se anche si ammetta che la
pietra tondeggiante sia qui un segno sepolcrale, non
ne consegue di necessità che questo si riferisca ad un
uomo e che debbasi quindi rinunziare del tutto alla
ipotesi enunciata in principio. Poiché, per la credenza
or ora ricordata, la medesima può riferirsi anche ad un
dio morto, ed in Creta precisamente a Zeus, della
tomba del quale la tradizione si è conservata fino ai
giorni nostri (;)). Per tale ragione anche l'Evans ri-
tenne possibile che il grosso scudo figurato nell'anello
di Vafio e l'edicola o mensa sacra espressa nell'anello
di Micene, ambedue sopra citati, siano, ciascuno a suo
modo, una rappresentazione preistorica della « Tomba
di Zeus » (4). Questa idea sarebbe suggerita dall'atteg-
giamento di dolore ch'egli ravvisa tanto nella donna
che pare sdraiata sullo scudo quanto nell'altra che
sta appoggiata sopra la mensa. E come un'espressione
di esuberante dolore potrebbe altresì intendersi senza
difficoltà l'atteggiamento dell'uomo genuflesso e chi-
nato sopra il baetylus del nostro anello. Ma anche

l'azione di coloro che afferrano e scuotono gli alberi
sacri non s'intenderebbe ancor meglio in relazione
ad un tale stato di animo? Ed anche la danza che
si vede eseguita contemporaneamente dalle donne
(delle quali le ignude ricordano le piangenti dei vasi
funebri del Dipylon) (1) non potrebbe con maggiore
ragione interpretarsi come una danza funebre in onore
del dio morto ? Basta a questo proposito rammentarsi
delle smanie e degli ululati e di tutte le pazze ma-
nifestazioni di dolore colle quali uomini e donne dei
tempi posteriori celebravano la commemorazione della
morte di Osiris, di Attis, di Dionysos Zagreus e dello
stesso Zeus Cretese (2). Appunto colle ceremonie com-
memorative del morto Zeus potevano bene combinarsi
in Creta i funerali di un uomo, come ancora oggidì la
divinità e gli esseri beati sono volentieri invocati dai
credenti sotto quei titoli ed aspetti speciali che meglio
corrispondono ai loro bisogni e condizioni (3). Allora si
capisce anche come su qualcuno degli oggetti destinati
ai morti, forse come amuleto o salvacondotto, si possa
trovare un'allusione alla passione ed alla morte di un
dio (''); mentre in altri oggetti d'uguale uso, special-
mente anelli e gemme, si vedono i rapporti colle di-
vinità altrimenti espressi con atti di adorazione e di
offerta, generalmente combinati con simboli divini e
talvolta anche colla rappresentazione antropomorfa delle
divinità stesse- Era sempre la protezione divina, spe-
cialmente di divinità chtoniche come Zeus e Dio-
nysos, che doveva guidare alla luce perpetua l'anima
del trapassato e che dai superstiti si cercava di assi-
curargli, come nella forma più chiara ci dicono le su
descritte pitture simboliche delle arche funebri di Mi-
latos, di Palaekastro e di H. Triada.

Ancora un' idea mi viene suggerita dalla vista del-
l'uccello che discende sopra l'uomo inclinato sul bae-

(') Evans, op. cit., p. 21 (119) e seg.

(2) Cfr. Ciccr., Tuscul., I, 13.

(3) Evans, loc. cit.; Taramelli, Monum. ant., IX, p. 350 segg.
Cfr. Karo, p. 124.

(4) Evans, op. cit., p. 82 (180) seg.

(') Non posso credere che le donne siano rappresentate
nude per convenzione secondo una forma schematica ed astratta
come generalmente si ammette, piuttosto che corrispondente
alla realtà. Infatti quando i dipintori di quei vasi le hanno vo-
lute rappresentare venite lo hanno fatto senza difficoltà.

(2) Cfr. Preller-Robert, I. p. 135 e i passi ivi citati di Eu-
ripide, fr. 475 e 904, forse ambedue dai KQfjzeg. Per le analogie
tra Zeus cretese e Dionysos Z. cf. ib., p. 133. Sul culto di Zeus
ficr' ÒQyiaaftoP in Creta v. anche Strab., X, 468.

(3) Un dio morto è il naturale protettore dei morti, così
p. es. Osiris in Egitto.

(■*) Non mi pare inopportuno ricordare qui p. es. le rap-
presentazioni della « Pietà » cosi frequenti sui moderni se-
polcri cristiani.
 
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