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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Orsi, Paolo: Camarina: campagne archeologiche del 1899 e 1903
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0477

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CAMARINA

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di residui d'ossa, perchè un bambino di pochi mesi
si decompone in breve così, da non lasciare veruna
traccia di sè; il quale fatto, in determinati terreni,
si è anche avverato su scheletri di adulti ('); è d'altra
parte decisiva la presenza di ossicini, e persino di
pareti craniali in qualche caso eccezionale. Ond' è,
che dall' insieme delle circostanze e dalla loro giusta
valutazione, non parmi da revocare in dubbio l'uso
funebre delle anfore, destinate a contenere infanti,
non liquidi.

Sui grandi vasi dipinti, crateri e kelebai, adibiti
come sepolcri, cioè come òGroDrjxcu contenenti gli
avanzi della xavffig, nulla ho qui da aggiungere alle
osservazioni fatte ai rispettivi luoghi ; la tutela di
pezzi così ragguardevoli era sopratutto affidata alla
profondità del cavo, nel quale venivano calati, e la
loro piccola mole li rendeva meno avvertibili così ai
violatori antichi, come agli scavatori moderni.

L'otre fittile, sep. 421, è una vera eccezione; e
poiché parecchi esemplari di codesti curiosi recipienti
ci ha restituito la vicina Gela, non sono lontano dal-
l'attribuire origine gelese al pezzo singolare. Ad ana-
loghe conclusioni arrivo anche per:

I sarcofagi fittili di un solo pezzo, volgarmente
detti « bauli » ; Gela ne ha dato alcune centinaia di
esemplari, perchè in Gela il baule era il tipo nor-
male di sepolcro degli agiati ; a Gela sino dal VI sec,
forse dal VII, si sviluppò una grande e florida indu-
stria di fornaciai, che lavoravano quasi esclusivamente
a tali articoli; rammento di aver trovato bauli nei
sepolcreti suburbani di Gela sino ad 8-10 km. distante
dalla città; era quindi facile cosa caricarli sopra navi
e portarli anche, con breve percorso, al porto di Ca-
marìna. Degli esemplari camarinesi nessuno però pre-
senta la ricca decorazione interna di alcuni dei ge-
lesi {Notizie 1900, p. 283), ed anche le sagome della
cornice di aggetto sono molto povere e semplici.

E nemmeno le vaschette fittili sono una novità (2);

(') Casi assai frequenti a Gela, dove l'azione dissolvente
delle acque, impregnate di principi ferruginosi, ha sovente
distrutto gli scheletri perfino dentro sarcofagi monoliti erme-
ticamente chiusi.

(2) In Atene « Die Kindergraeber aus Ziegeln in Wannen-
form dagegen gehen haufig in das V Jahrhundert hinauf » (Brii-
ckner e Pernice, Athen. Mittheil., 1893, p. 184), e ciò sta in
accordo colle osservazioni fatte tanto a Camarina, quanto a
Gela.

Monumenti Antichi — Vol. XIV.

l'esemplare a calotta si ebbe già a Megara H.
(sep. 151, op. cit., p. 174); gli altri ritornano presso-
ché identici a Gela. Che in origine servissero a veri
usi pratici della vita lo dimostra il beccuccio di ver-
samento, onde alcuni sono muniti. Io credo che tali
recipienti, da bagno e da lavare, si abbiano ad iden-
tificare colla nvsloc e Yifi^aTrj di Polluce (nvtXos
yàq oqvyixa sjLi^mtj svDa àrrolvovzaì) ; ed è utile
al caso nostro riscontrare ambedue le voci, usate pro-
miscuamente con xHjxrj, in iscrizioni funebri, per
quanto tarde, della Tracia (Bull. Corr. HelL, 1901,
p. 310).

Le grandi fosse a piccola muratura intonacata
sono le tarde succedanee delle celle ipogeiche; la
cattiva costruzione, il materiale scadente, supplito da
cattivo stucco, e più il contenuto (sepp. 393, 401), in-
dicano la decadenza, e ci portano già verso il III sec.

Di celle ipogeiche invece, qui due sole (sepp. 152,
224), una delle quali di singolare bellezza e con
porta monolita mobile; esse continuano la tradizione
dei grandiosi ma semplici sepolcri del VI e V secolo,
durata anche nel IV, riconosciuti saltuariamente nelle
necropoli di Megara H., Siracusa, Gela ed Eloro.
L'impiego di stucco accenna ad un principio di de-
cadenza, ed anche a Camarina, come nelle citate ne-
cropoli, alla grandiosità ed al costo della costruzione
fa stridente antitesi la povertà anzi la nullità del
contenuto.

Le platee di gran pezzi (sepp. 119, 151, 165,
379) non erano che recinti per racchiudere cadaveri,
o copertoni per proteggere ossuari dipinti ; in un solo
caso anche sostegni e fondazioni di una costruzione
sepolcrale che usciva di terra, siccome un vero e pro-
prio fxvijfie'ov. Sono in ogni modo forme inusitate,
alle quali solo in parte fa riscontro qualcuna delle
costruzioni sepolcrali del IV secolo, da me rinvenute
a Tor di Conte, all'estremità occidentale del Fusco
(Notizie 1897, p. 480), non che qualche tipo di se-
polcro selinuntino (J).

Nei sepolcri camarinesi adunque molta varietà di
tipi con prevalenza dei più poveri; tipi d'altronde
ovvi nelle città doriche della costa orientale, ed alcuni
desunti, per ragioni di commerci e di circostanze

(l) Bullettino d. Commissione di Antichità e Belle arti
di Sicilia, N. V. (1872), tav. II, fig. 4).

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