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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Orsi, Paolo: Camarina: campagne archeologiche del 1899 e 1903
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0479

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941

CAM ARINA

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che di forse mezzo secolo scende più in basso, ed è
adorno di una scena principale in una sola faccia.
Intermedio l'esemplare sep. 93, nel quale le figure
sedute sopra le anse fanno di collegamento alle parti
della scena, che si svolge continua su tutto il man-
tello. In ogni modo è sintomatico che a Passo Mari-
naro scarseggino quanto mai i crateri a calice, e che
nessuno di essi possa accostarsi al magnifico esem-
plare del fondo Pace da me edito provvisoriamente
(C. pp. 51-54) (').

Infatto i pittori dei crateri a calice attingono di
solito alla grande arte scultoria (Fidia) e pittorica
(Micone e Polignoto), ci danno decorazioni a più re-
gistri ed a piani sovrapposti, prestandosi ammirabil-
mente a ciò, per le leggi della prospettica, la super-
fìce concava, laddove nel cratere a campana e nel vaso
a colonnette la ventricosità convessa ammette un solo
ordine di figure.

Per ciò solo il cratere a campana rappresenta
inferiorità in confronto del tipo precedente; cominciando
ad apparire alquanto dopo la metà del secolo, dal 430
in poi circa, esso ha il predominio assoluto colle sue
forme tozze ed inestetiche, colla sua decorazione la-
biale stereotipa, colla limitazione della superfice figu-
rale (principale) ad una sola faccia, ad un solo piano,
e tutto ciò in conformità alla minor potenzialità arti-
stica dei pittori, che ripetono a iosa i medesimi argo-
menti. Senonchò i più antichi crateri della serie pre-
sontano scene di sapore antico nella nettezza dei
contorni delle figure, nei panneggi a fitte e rigide
pieghe; e se tutto ciò contrasta colla movimentazione
delle figure, s'introduco un'altra, forse la sola inno-
vazione di questo periodo, di cui va tenuto gran conto
e che vuoisi riportare all'influenza dell'arte monu-
mentale del ciclo fidiaco. Voglio alludere all'appari-
zione della figura di pieno prospetto, che, coli'ormai
generale diffusione del costume dorico, tanto giova a
mettere in risalto la bellezza dei corpi sopratutto
muliebri.

Questa cotanto utile innovazione introdotta dai
giovani pittori attici è preceduta e preparata dal
nuovo schema figurale colla gamba in riposo di pro-

(') Ed ora in extenso con grande dottrina da ('■. Ernie Rizzo:
Vasi greci della Sicilia (Jlfonum. antichi dei Lincei, voi. XIV,
pp. 6-60).

filo e quella di azione in prospetto ma col tallone
sollevato da terra, innovazione che non nei crateri
soli, ma in tutta la categoria dei vasi si osserva e
sovratutto nelle poche tazze dell' epoca.

Riassumendo ora i soggetti dei nostri crateri a
campana, abbiamo in essi poco di interessante; una
sola scena mitologica, Eos e Cefalo (503), una scena
dionisiaca (119). una Amazonomachia (289), soggetto
prediletto dell' epoca, a prova di che stanno anche
diversi frammenti sporadici (figg. 96, 97), una scena di
culto o sacrificale (379), ed una della palestra (413).
Come vedesi, pressoché nulla di mitologico, la quale
osservazione gioverà anche a proposito delle così dette
kelebai. Ma già in quest' epoca i miti incominciano
a venire alterati e corrotti dai pittori per modo, da
riuscire talvolta inesplicabili, e da servive in ogni
caso, come fonte di seconda mano (Hartwig, o. e, p. 98).

Il vaso a colonnelle o kelebe è forma tradizionale
arcaica, il cui conservativismo anche nel nuovo stile
si afferma oltre che nella decorazione accessoria, cioè
nelle riquadrature delle scene, anche in quella del
collo e del labbro, talora con soggetti zoomorfi (476).
I cinque esemplari ricuperati interi ci porgono argo-
menti comuni; la partenza per la guerra (148) e la
scena di komos (385) sono indubbiamente i più an-
tichi, i quali in qualche modo sembrano riattaccarsi
all' ultimo stile severo ; intermedia la danza di Si-
leni (127), ed il ritorno, od inseguimento amoroso (280);
più recente di tutti, cioè del principio del sec. IV, il
thiasos bacchico (476), malgrado la decorazione arcai-
zante della frisa animale sul labbro.

Della peli/ce, la nuova forma per eccellenza pro-
pria alla seconda pittura attica rossa, nessun esem-
plare intero, e, per quanto è possibile vedere, un solo
frammento, dubbio, a Passo Marinaro ; l'unico esem-
plare del sep. 138 è un non valore, perchè senza
figure.

La kylix o lassa dalle ampie e svelte proporzioni,
dalle composizioni ridondanti di vita e di finezze arti-
stiche, scompare per intero in quest' epoca. Dentro se-
polcri non si rinvennero che tre piccoli esemplari
neri (356, 376, 524) e senza figure, quindi di minimo
conto. Ma parecchi frammenti istruttivi per quanto
miseri ha dato il soprassuolo. I principali si ripor-
tano a tre esemplari diversi, a largo e basso bacino,
senza gambo, a pareti spesso e con sola decorazione
 
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