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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0024

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35 MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO 36

e lunato; l'ultimo esemplare (tay. II, fig. 10) si di- della superficie; a me poi sembra che più decisiva
scosta dalle precedenti per la forma della base al- sia a tale riguardo una osservazione fondata sui dati
quanto incavata ('). che qui appresso prendo in esame.

Un'ascia analoga a quest'ultima proviene dal terri- È evidente che nell'esemplare del Kircheriano si

torio falisco, il quale ne ha restituita anche un'altra volle incidere una iscrizione e non un semplice segno
colla intaccatura più incavata; ma quest'ultimo esem- o marca di fabbrica; ora non è logico che una iscri-
plare è piccolo ed assai logoro. zione si incidesse in un luogo destinato a rimanere

Un'ascia a margini rialzati, munita di foro verso nascosto entro la fenditura del manico, al quale lo
la base, si ritrovò sui colli albani nei Campi di Anni-
bale presso Rocca di Papa (tav. II, fig. 14); un
altro, con semplice intaccatura in alto, proviene dal
territorio di Sezze (tav. II, fig. 7); un altro ancora,
piccolo e col taglio assai logoro, si rinvenne in quel
di Segni (2) ; un ultimo esemplare laziale si conserva
attualmente nel Museo di Parma (lig. 10).

Il De Rossi, e prima di lui il Pigorini, pubbli-
carono un'ascia, o meglio il tallone di un'ascia a mar-
gini rialzati, assai usata e logora, conservata nel Museo
Kirckeriano, sulla quale si osserva una breve iscrizione
incavata in una delle facce del tallone medesimo.
Questa, secondo le più attendibili informazioni del
De Rossi, che aveva larghe conoscenze in Roma, sa-
rebbe stata ritrovata nella Campagna romana (tav. II,
fig. 8). Riguardo al tipo non presenta notevoli parti-
colarità; l'iscrizione poi fu sottoposta all'esame di
valenti filologi dall'illustre G. B. De Rossi e da
altri dopo di lui, ma senza alcun risultato; nè a
sicure conclusioni giunse il Mariani nel suo recente
lavoro su tale argomento (3).

A me non resta in proposito che esporre un solo
dubbio sulla età della iscrizione in rapporto con quella
dello strumento. Il Mariani giudicò l'iscrizione antica
« forse quanto l'accetta stessa » ; ma la forma dubi-
tativa con cui si espresse, prova che egli stesso non
aveva grande fiducia nell'unico argomento sul quale
fondava la sua ipotesi, l'aspetto cioè della patina nel

fondo degli incavi alfabetiformi, in rapporto con quella strumento era raccomandato ; mi sembra quindi del
_ tutto probabile che l'iscrizione alla quale accenno sia

stata incisa quando lo strumento non era più adope-

I1) De Angelis, nelle Mem. della Soc. geografica italiana, . ., , , , n , ,n

, t7tt ot, n a n a ii l ó ii iato 5 e C10> senza escludere m modo assoluto che

voi. VII, p. 256 e seg., flgg. 6 e 7 della tav.; Bull, cornuti., '

1898, tav. V, figg. 11 e 16; Bull, di paletn. ital., 1904, p. 215 l'iscrizione medesima possa risalire all'epoca in cui
e seS- _ erano in uso le ascie di quel tipo, lascia però tale

(2) Queste due ascie provengono dalla collezione De Rossi, .

il quale ne aveva fatto cenno nel suo primo Rapporto, p. 35. W^*1 ln dubbi° e sino a prova in contrario priva di

Per quelle del Kircheriano e per l'esemplare della collezione fondamento Ogni ricerca sull'alfabeto e la lingua in

Daria, redi Pigorini, La paleoetnologia in Roma, in Napoli, ecc., ^ ^ ^ fa poca remota deUa età del

pag. 19.

(3) Bull, paletn., ital. 1898, p. 71 e seg. bronzo.

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Fig. 10.
 
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