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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0079

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Napoleone III, o, più probabilmente, nella allora inci-
piente via, oggi chiamata Giovanni Lanza, si rinvenne
una tomba a fossa, nel cui fondo giaceva una cassa o
sarcofago, composto con lastroni di cappellaccio, entro
al quale si ritrovarono i corredi. Questi consistevano
nei seguenti oggetti:

a) (tav. XI, fig. 11). Elmo a campana con bordi
poco inclinati e tesa quasi orizzontale col bordo assai
robusto. È tirato a martello da un disco di bronzo,
e sull'apice portava un bottoncino che sembra ripor-
tato più che rilasciato nella massa metallica dalla quale
si ricavò la calotta, ma che ad ogni modo certamente
non si ottenne a sbalzo.

b) Scudo discoidale in lamina di bronzo, ridotto
in minuti frammenti. Ventuno di questi appartengono
alla periferia, e mostrano che quivi la lamina era
stata arrovesciata intorno ad un cerchio di ferro, desti-
nato a conferire allo scudo la resistenza e la rigidezza
necessaria. Misurata la periferia di ciascuno di questi
ultimi frammenti, complessivamente si ottiene una lun-
ghezza di m. 0,97 ; siccome poi non ve ne sono due
soli che combacino esattamente fra loro, se ne deve
inferire che la circonferenza dello scudo era molto
maggiore; ed invero la curvatura dei frammenti più
grandi accenna approssimativamente ad un disco di
un diametro superiore ad un metro. Per lo stato mi-
serevole in cui è ridotta la lamina, tutta in fran-
tumi, non è possibile ricostituire completamente la ori-
ginaria decorazione. Certo intorno alla periferia girava
un cerchio continuo sbalzato, poi un altro di bottoni
pure sbalzati, poi un secondo cerchio analogo e con-
centrico al primo ; altri frammenti mostrano che questo
sistema decorativo non si arrestava alla periferia, ed
anzi più verso il mezzo del disco le linee continue
erano talora sostituite da altro di puntini sbalzati,
alternate con quelle di bottoncini. Dei frammenti
attaccati ai pendagli di cui dovrò discorrere in se-
guito, mostrano delle zone rettilinee continue, alter-
nate con altre di bottoni disposte normalmente l'ima
all'altra, le quali difficilmente potevano far parte della
ornamentazione del riquadro centrale, più probabil-
mente debbono quindi attribuirsi a pezzi di lamina ag-
giunti alla superfìcie interna dello scudo. Un framento
infine porta impressa a punzone una borchia circon-
data da cerchi concentrici.

Ciò indica che la tecnica e lo stile di cotesti pro-

MONIÌMENTI ANTICHI — VoL. XV.

dotti sono quelli stessi cui si debbono i pettorali rin-
venuti nelle tombe precedentemente descritte (cfr.
fig. 24, p. 71).

Ho accennato ad alcuni frammenti ai quali aderi-
scono dei pendagli di bronzo. Questi ultimi sono fusi in
una matrice o stampo ad incavo, chiuso con un altro
a superficie piana, cosicché i pendagli che se ne ricava-
rono sono ornati a rilievo in un lato, piatti e lisci nel-
l'altro. La riproduzione che ne presento (tav. XI, fig. 6,
20 e 20 a) mi dispensa da una più minuta descrizione.
Nel magazzino archeologico si conservano sei di cotesti
pendagli, due dei quali congiunti dall'ossido per le su-
perfici piane ed uno con quella rilevata saldata pure
dall'ossido ad un frammento di lamina appartenuta
allo scudo. Così in questo pezzo, come negli altri due
ancora in parte coperti dalla lamina dello scudo, questa
aderisce sempre direttamente alla superficie rilevata dei
pendagli per il rovescio della lamina stessa; è evidente
quindi che i pendagli in questione dovevano poggiare nel
fondo del sepolcro o su di un piano artificiale qualsiasi,
in modo che la superfìcie interna dello scudo potesse
essere a contatto colla loro faccia rilevata. Gli scudi
analoghi ed in specie quello rinvenuto nella tomba del
guerriero di Corneto (fig. 62), ci mostrano quale fosse
la originaria posizione di cotesti pendagli, che a coppie
dovevano pendere da asticelle o nastri inchiodati nella
parte interna, ove certamente il principale loro scopo
non era ornamentale. Se quindi si ha presente il fatto
che due dei pendagli della tomba esquilina sono rima-
sti riuniti pjr le faccie piane, si accetterà forse l'ipo-
tesi che fossero appunto accoppiati in tal guisa per-
chè nei movimenti impressi allo scudo si urtassero pel-
le faccie piane, destinate a produrre un suono guerriero.

c) Un frammento di ferro appartiene certamente
ad un cerchio a sezione piana verso il centro, con-
vessa alla periferia; tracce evidenti dei chiodi pro-
vano che era stato inchiodato su di un cerchio di
legno ; faceva quindi certamente parte del rivestimento
delle ruote di un carro.

ci) Altri tre frammenti mostrano una sezione del
tutto analoga a quella del frammento c), e come questo
sono muniti di chiodi colla punta sporgente dalla parte
piana; ma questa superficie non è incurvata, per cui,
se si esclude che il peso delle terre abbia potuto schiac-
ciare i cerchi, togliendo loro in alcuni tratti la curva-
tura, bisogna dedurne che i frammenti ai quali ora

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