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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0209

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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dei sepolcri disfatti di villa Cavalletti e di 3. Seba-
stiano, malgrado la facies più conservatrice in con-
fronto di quelli dell'Argileto, di Gabi e di vigna Caracci
spettano alla medesima epoca cui si debbono riferire
questi ultimi e completano quindi la conoscenza della
civiltà fiorita nel Lazio nella 2a fase dell'età del ferro.

Se si pone a raffronto il materiale a facies poco
progredita rinvenuto nei sepolcri della prima fase
nell'Argileto, con quello analogo della seconda fase
ritrovato nei sepolcri disfatti di villa Cavalletti e di
S. Sebastiano, si osserva una notevole somiglianza
nella facies civile. Ciò favorisce la ipotesi che la
fase submicenea sia stata di breve durata, senza dimo-
strarla, essendo troppo scarso il materiale di raffronto
fra i relativi gruppi di corredi ; vedremo però in se-
guito che altri argomenti ci inducono pur essi a ri-
tenere che nel Lazio la facies submicenea, quale ci è
rivelata dai sepolcri della la fase sia stata effettiva-
mente di breve durata.

Confronti fra la civiltà latina e quelle contemporanee
fiorite nelle altre regioni della penisola.

Dal Ratzel in poi gli studiosi di antropogeografia
sono concordi nell'ammettere la influenza predomi-
nante delle condizioni locali nello sviluppo della ci-
viltà. Ogni regione geograficamente ben limitata, ha
i suoi peculiari caratteri fisici, che corrispondono a
speciali indirizzi nello sviluppo civile dei suoi abi-
tatori, in specie allorquando degli inadeguati mezzi
artificiali di comunicazione non riescano a modificare
le condizioni naturali dei luoghi, attenuando, o elimi-
nando addirittura gli ostacoli opposti dalla natura al
continuo e facile scambio fra gli abitatori di diverse
regioni.

La legge ora esposta deve quindi applicarsi larga-
mente allorché si studiano le civiltà preistoriche, poiché
queste fiorirono in un tempo in cui le uniche vie di
scambio erano quelle stesse fornite dalla natura, le
valli cioè, lungo le quali si tracciarono le prime vie,
ed il corso dei fiumi utilizzato dalla navigazione; tempi
durante i quali le condizioni geografiche regionali do-
vettero esercitare la più grande loro influenza sullo
sviluppo locale della civiltà.

Prescindendo dalle varietà locali, di nessun conto
nell'esame d'indole generale che debbo ora intrapren-
dere, le principali regioni geografiche con le quali il
Lazio potè aver contatti diretti per via di terra sono
al di qua dell'Appennino la regione a nord del Te-
vere, ed a sud, oltre il Latium adiectum, la Cam-
pania e con questa tutta la parte più meridionale
della penisola ed in specie la Calabria e le altre
Provincie più vicine al Tirreno, ancora malamente co-
nosciute dal punto di vista archeologico. In sostanza
tutte queste diverse regioni, ad eccezione dei territori!
estremi verso il mezzogiorno, ove sono più facili le co-
municazioni in pianura coi paesi bagnati dall'Adriatico
e che sono più esposti di quelli sul Tirreno ai commerci
marittimi coli' Oriente ; e dei territorii verso setten-
trione, ove la riviera ligure offre facili comunicazioni
con la valle del Rodano ai paesi giacenti tra la Magra
e l'Appennino, sono tutte ugualmente esposte ai com-
merci esterni, racchiuse tra l'Appennino ed il mare,
tutte sono provviste di larghe pianure lungo la costa,
ugualmente intersecate normalmente alla montagne da
una serie di corsi d'acqua, il più grande dei quali,
l'unico anzi che possa costituire un serio ostacolo alle
relazioni terrestri fra il nord ed il sud è il Tevere ; il
quale invece costituiva, riguardo ai commerci marit-
timi con le regioni estere, una via d'acqua naviga-
bile, utile così alla regione, detta poi Etruria, come
al Lazio.

Ciò è in piena armonia col fatto che le maggiori
affinità rispetto alle industrie locali del Lazio si ri-
scontrano a sud di questa regione anzi che a nord del
Tevere; mentre invece riguardo alle tecniche, alle
forme, ed agli ornati propri degli elementi di impor-
tazione ed alle imitazioni di questi ultimi, si osserva
ovunque una completa corrispondenza dalla Campania
alla estremità settentrionale della Toscana.

Le catene di monti, più ancora del corso dei fiumi,
costituiscono un ostacolo ai commerci primitivi; ed
infatti se si pone a raffronto la civiltà latina con
quella fiorita nel bacino dell'Adriatico, si notano delle
gravi divergenze; si notano invero anche degli ele-
menti comuni, ma questi ultimi si debbono attribuire
in parte alle medesime relazioni commerciali che per
vie diverse poterono raggiungere le coste adriatiche
e quelle tirrene, unificando così parzialmente nei due
versanti dell'Appennino l'indirizzo civile; in parte si
 
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