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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0224

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435

sono dettagli proprii delle fabbriche locali, mentre
il tipo generale di questi fittili etruschi è del tutto
analogo a quello laziale.

Per ciò che riguarda la decorazione di questi vasi
occorre aver presente che il figulo era legato nella scelta
soltanto dal gusto dei suoi clienti ; tanto maggior va-
lore quindi ha il fatto che in sostanza tutti gli ele-
menti decorativi che si osservano nelle ceramiche la-
ziali, si ritrovano pure nei coevi ed analoghi prodotti
dell'Etruria, e che spesso analoga ne è anche la dispo-
sizione.

Sempre identiche poi sono le tecniche con cui si
ottennero, sia che si tratti di costolature o bugne di
una certa dimensione, applicate sul corpo del vaso
già disseccato, sia quella eseguita ad incavo con la
stecca sulla pasta ancora fresca, o graffita, sempre prima
della cottura, con stecco a punta, o con un pettine
a più denti ; comuni sono le impressioni « a funicella »
o a stampo ed i graffiti a tratteggio ottenuti a mano
libera con una sottile punta, i quali ultimi in sostanza
imitano poi gli ornati a funicella ; altri tratti impressi
sono invece costituiti da linee seghettate in uno dei
margini, impresse, come io credo, col lembo di una
conchiglia o con uno stampo analogo, sulla pasta an-
cora fresca. Un vaso dell' Esquilino da me edito,
un altro, probabilmente della stessa provenienza,
pubblicato dal Eurtwàngler, portano tracce di una
decorazione a borchiette di rame infitte nell'argilla,
decorazione cotesta non comune, ma abbastanza diffusa
a nord del Tevere ('). Infine una tazza della raccolta
Brancaccio è ornata con degli incavi che originaria-
mente dovevano essere chiusi con dei tesselli di altra
materia (tav. Ili, fig. 9) ; tale tecnica trova i più
stringenti raffronti in un'altra tazza, quasi identica,
anche per la forma a quella laziale, rinvenuta nella
tomba del Guerriero a Corneto (2), ed altri non meno
sicuri, benché più lontani, nei vasi decorati pure a
niello con laminette di bronzo, di rame, o di sta-
gnola, non rari nei sepolcri a nord del Tevere.

A cospicui raffronti si prestano anche i bronzi.
L'elmo riprodotto nella tav. XI, fig. 11 è identico

(') Gsell, Fouilles, p. 262 ; Mon. Lincei, IV, p. 229 e seg.
e soprattutto l'eccellente lavoro del Ghirardini nei Mon. Lincei,
voi. VII, p. 66 e seg.

(«) Mon. Instituto, voi. X, tav. Xc, figg. 13 e 14.

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ad alcuni esemplari vetuloniesi (') ; lo scudo della
stessa tomba (cfr. p. 145*) e quelli prenestini sono
del tutto analoghi ad esemplari rinvenuti nel terri-
torio falisco, a Corneto, a Cervetri, ed in altre loca-
lità dell' Etruria (-) ; ad analoghi raffronti si prestano,
come mostrerò in seguito, pure le coppie di sonagli
che pendevano da questo oggetto di parata. Le punte
di lancia a cartoccio conico o piramidale, di solito
unite a dei puntali quasi sempre conici e a delle
spirali di filo di rame che rafforzavano l'asta, sono
così comuni tanto nelle tombe delle grandi necropoli
etnische, quanto nei ripostigli, che non vale certo
la pena di estendersi a loro riguardo in lunghe quanto
inutili citazioni. È incerto se i centuroni ellittici simili
a quello romano (cf. p. 257, fig. 104) siano stati ado-
perati quali armi di difesa od oggetti di abbigliamento;
ne parlerò perciò in seguito.

La spada ad antenne dell' Esquilino. edita nella
tav. Ili, fig. 5, è l'esemplare più meridionale uscito
sino ad ora dall'Italia; un altro fu acquistato in Koma
dall'Ancona (3), altri identici o del tutto simili pro-
vengono da Corneto, da Terni e da Vetulonia (4). Un
esemplare dell'Esquilino (tav. XV, fig. 5) presenta
la particolarità, comune del resto anche ad una spada
di Caracupa (5), di avere il manico di legno od avorio
infilato nel codolo, che termina in alto con un po-
mello di bronzo munito di ricci od antenne ; la lama
dell' esemplare romano è però in ferro. Un' altra spada
identica a quest'ultima per forma e tecnica proviene
dalle necropoli di Narce (6) ; il quale ultimo esem-
plare ha in comune con quelli romani anche la strut-
tura del fodero in legno, rivestito con filo di rame av-
volto a spira. Sotto cotesto rivestimento, nel fodero
dell'esemplare già citato dell'Esquilino, si nota in cor-
rispondenza del balteo una incamiciatura in lamina
metallica, che nel medesimo punto si osserva anche

(') Falchi, Vetulonia, tav. IX, fig. 23; tav. XV, fig. 17.

(2) Museo di papa Giulio (Narce); Mon. Inst., X, tav. X,
fig. 1; Museo etrus o Gregoriano, I, tavv. IX-X e XII; fig. 3,
Noi. Scavi, 1887, tav. XIV, fig. 2.

(s) Ancona, Le armi, le fibule e qualche altro cimelio
della sua collezione archeologica, fig. 26.

(<) Not. scavi, 1882, tav. XII, fig. 1 e p. 165; Bull, paletn..
1899, p 315: Falchi, Vetulonia, tav. XVI, fig. 11.

(*) Not. scavi, 1903, p. 344, fig. 69.

(«) Mon. Lincei, IV, p. 335, tav. XI, fig. 11.

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO
 
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