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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0225

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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in una spada proveniente da sepolcri veienti, conser-
vata oggi nel Museo preistorico di Roma.

Le spade romane della collezione Ancona (') e
quella di Pratica (2) con codolo piatto a margini rial-
zati, la cui impugnatura si restringe ugualmente verso
il tallone ed il pomello, questo ad arco di cerchio,
quello espanso a semicerchio con la corda verso la
lama, munito di chiodetti che attraversano i fori esi-
stenti nel codolo, per assicurare a quest' ultimo le
guance di legno o d'avorio, oggi distrutte dall'azione del
tempo, trovano raffronto in un esemplare simbolico
proveniente dagli scavi del 1817 nel Pascolare di
Castel Gandolfo (;ì). Parecchie del tutto simili proven-
gono dal mezzogiorno d'Italia (•'), da Celano in pro-
vincia di Aquila (5), da Veio, da Corneto e da Ve-
tulonia, in Etruria (6) ; una che si conserva nel Gabi-
netto Guardabassi a Perugia (7), quasi certamente fu
raccolta nell' Umbria, un'altra di Norcia è conser-
vata nel Museo preistorico di Roma, un terzo esemplare
si rinvenne nella necropoli di Terni (8). Di un tipo ana-
logo è una spada di Caracupa con pomello a T (9),
la quale trova riscontro pel tipo, in un esemplare
falisco (,n) ed in una splendida daga vetuloniese, sca-
vata a Pozzo Baroucio dai sigg. Guidi e conservata
oggi nel Museo di Grosseto ("). Infine la spada del-
l'Esquilino, con lama in ferro munita di codolo ad
asticella, si raffronta pel tipo ad esemplari di Bi-
senzio, di Terni ed a quello dello Scoglio del Tonno
a Taranto.

Le tombe di Palombara hanno restituito una lama
da coltello a taglio serpeggiante, il cui dorso si pro-

(*) Ancona, Le armi, ecc. Supplemento mi. 23 e 29.
(*) Mon. Lincei, voi. XIII, p. 165, fig. 6.
(31 De Bonstetten, Recueil d'antiq. suisses, tav. XVII, fig. 6.
(4j Cfr. Pigorini, in Bull, paletn., 1883, p. 100, nota 89.

(5) Bull, cit, p. 99 e seg, tav. Ili, fig. 16.

(6) Mon. Inst., XI, tav. LX, fig. 19; Not. scavi, 1882,
tav. XII, fig. 4; Falchi, Vetulonia, tav. VI, fig. 14. L'esem-
plare veiente, inedito, si conserva nel Museo preistorico di
Roma.

(") Not. scavi, 1880, tav. II, fig. 20.

(8) Lanzi, Ricordo di Terni, p. 9, tav. I, fig. 10 ; Erulo Eruli,
Oggetti antichi scavati in Terni, tav. unica, fig. 16.

(9) Not. scavi, 1903. p. 314, fig. 28.

(10) Museo di papa Giulio in Roma.

(u) La daga o pugnale in questione ha la lama ornata a
buliuo verso il tallone; pure riccamente ornato in tal guisa
è il fodero in lamina di bronzo. E ancora inedita.

lunga in un codolo ad asticella (tav. XVIII, fig. 12),
del tutto analoga ad esemplari raccolti in tombe
a facies conservatrice dei colli albani ('). Ho già
notato poi che in quelle esquiline a facies progredita
se ne sono ritrovati degli esemplari identici, .ma ese-
guiti in ferro (2), i quali trovano esatto riscontro in
alcuni esemplari falisci (3) ; ed ho pure accennato alla
grande abbondanza di queste lame da coltello nei grandi
ripostigli di bronzi dell'Etruria e dell'Umbria; se ne
noverano infatti numerosi esempi in quelli di Piediluco,
del Goluzzo e di Limone (4) ed altri si ritrovarono nei
corrispondenti sepolcri dei grandi e dei piccoli centri
della prima età del ferro, a Vetulonia ad esempio, a
Chiusi, nel territorio livornese ed a Vulci (5) ; e quivi,
come a Roma, alcuni erano in bronzo, altri in ferro;
e qualcuno presentava la varietà, nota anche nel
Lazio (6), del tallone piatto con foro per i chiodetti
che assicuravano la lama al manico di altra materia (7).

Le ascie laziali trovano pur esse interessanti raffronti
in quelle rinvenute a nord del Tevere. Il tipo ad alette
lunghe, comprendenti tutto il fianco del tallone, colla
base munita di solito di un incavo e l'attaccatura della
lama di un rialzo o tallone trasversale, corrispondente
alla estremità superiore delle alette, tipo questo rappre-
sentato nel Lazio da parecchi esemplari (cfr. tav. II,
figg. 11 e 13), è numericamente predominante nei
ripostigli di Piediluco, di Limone e del Goluzzo; altri
esemplari, per lo più sporadici, si notano poi in quasi
tutti i Musei e le raccolte della Toscana. Io ne ho
notate nel Museo municipale di Grosseto, in cui si

(*) Cfr. testo a p. 332 a ed inoltre Bonstetten, Recueil d'antiq.
suisses, pi. XVII, fig. 11; Archaeologia, voi. XLII, I, p. 119 e
II, pi. XXXI, fig. 3; Ceselli, Sopra Parte ceramica primitiva
nel Lazio, tav. uuica, fig. 20; Helbig, Die Italiker in der Poe-
lene, p. 90, tav. II, fig. 2.

(2) Cfr. p. 76 e tav. XV, fig. 6.

(3) Museo di papa Giulio, cfr. n. 5492.

(4) De Rossi, Pezzi di aes rude di peso definito, tav. unica,
fig. 48; Bull, paletn. 1887, pag. 114, tav. Ili, figg. 3 e 12 ;
ibidem, p. 119, nn. 19 e 20 e Mantovani, // Museo archeolo-
gico e numismatico di Livorno, tav. IV, fig. 5, p. 22 e seg.

v5) Falchi, Vetulonia, tav. XVII, fig. 15; Gsell. Fouilles,
p. 238; Mantovani, op. cit., tav. VII, fig. 5. Esemplari simili
provengono pure dai sepolcri del Fucino spettanti al momento
più antico ed alla facies conservatrice della prima fase della
età del ferro ; se ne conserva infatti un esemplare nel Museo
preistorico di Roma.

(G) Cfr. l'esemplare di villa Cavalletti, Not. scavi, 1902,
p. 190, fig. 103.

C) Gsell, Fouilles, pp. 298 e 416, fig. 46. Cfr. anche Museo
italiano di antichità classica, I, tav. IX, fig. 13.
 
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