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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0227

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441

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

442

Ho pubblicato due di quegli oggetti in bronzo che
soglionsi comunemente chiamare fusi (tav. XV, fig. 10
e tav. XVII, fig. 1); il Brizio crede invece che fossero
delle conocchie, avendone rinvenuta una, in un se-
polcro del predio Caprara, associata con un altro
oggetto in cui egli riconosce con certezza un fuso (');
esemplari del tutto simili a quello laziale si ritro-
varono nel territorio falisco, a Corneto ed a Vol-
terra (2).

Un manichette di rasoio (continuo per convenzione
a dar loro questo nome, che può non corrispondere
all'uso originario di quegli strumenti), rinvenuto in un
sepolcro di Palombara, sembra che fosse unito ad una
lama a contorno rettangolare ; d' un sol pezzo sono
invece un grande rasoio e due piccoli esemplari del
tutto analoghi di villa Cavalletti (3). Rasoi a lama ret-
tangolare simili, ma più grandi, provengono da pa-
recchie località dell' Umbria e della Toscana (4). Un
esemplare già citato del Museo di Firenze è identico
per forma a quello grande di villa Cavalletti, dal quale
si discosta lievemente per la struttura del manico, la-
vorato a parte.

Due dei cosiddetti rasoi lunati si rinvennero nel-
l'Esquilino (tav. XII, fig. 14). Il Gozzadini prima, poi
l'Helbig e sopratutto il Pigorini ci hanno dato delle
ricche bibliografìe su tali strumenti (5), diffusi in To-

(') Not. scavi, 1889, p. 329 e seg.

(2) Moti. Lincei, IV, p. 389 e seg., fig. XII, fig. 13; Mon.
Inst., XI, tav. LIX, fig. 16; Not. scavi, 1885, pp. 447 e 448;
Mon. Lincei, Vili, p. 109, fig. 2.

(») Not. scavi, 1902, p. 189, fig. 101; p. 190, figg. 104-105.

(*) Not. scavi, 1886, p. 251, Terni. Nel museo preistorico
di Roma si conservano esemplari provenienti dalle necropoli di
Allumiere e di Bisenzio. Il Colini cita degli esemplari di Monte
Timmari nel Materano; cfr. anche Not. scavi, 1900, p. 347,
fig. 2; 1902, p. 23. Nel museo archeologico di Firenze io ho
esaminato due rasoi grandi di questo tipo, ambedue col manico
imbullettato alla lama, ritorto a fune nella parte girata ad anello,
appiattito in quella più prossima alla lama. In uno di cotesti
esemplari (a) (n. d'inv. 1033) si nota presso la estremità supe-
riore della lama un traforo discoidale, ai lati del quale si os-
servano altri due buchetti; questo è lungo circa m. 0,13; l'altro
invece (A) lungo m. 0,135, pur esso d'ignota provenienza, ha il
solito traforo discoidale che si prolunga sino al margine supe-
riore della lama; al disotto si nota un buchetto ed un altro presso
un angolo della parte opposta; non saprei dire se ne esistesse
un terzo dall'altro lato dell'apertura, in corrispondenza del se-
condo, essendo quivi la lama ossidata e manchevole.

(5) Gozzadini, Intorno agli scavi fatti dal sig. Arnoaldi
Veli, p. 53 e seg.; Helbig, Das komerische Epos, p. 248; Pi-
gorini, Bull, di paletn. ital., 1894, p. 6 e seg.

scana, a Veio, nel territorio falisco, ad Allumiere, a
Corneto, a Bisenzio. a Vulci, a Chiusi, a Vetulonia, a
Lari, nel ripostiglio di Limone, nelle tombe di Volterra
e nell' Umbria nel territorio spoletino ('). Esemplari
simbolici od ornamentali si ritrovarono parimenti nel
territorio falisco, a Vulci, a Bisenzio ed a Terni (2).

Le tre fiasche in porcellana egizia, edite in se-
guito, per la forma si raffrontano a degli esemplari
in lamina metallica ritrovati a Corneto, ad Orvieto,
nel territorio chiusino, a Cosa ed a Volterra (3). Esem-
plari identici a quelli laziali si ritrovarono anche nella
tomba d'Iside a Vulci, ma di questi dovrò occuparmi
nel capitolo in cui studio le influenze esercitate dai
commerci colle regioni circostanti sulla civiltà tirrena
in genere ed in specie su quella latina; qui mi sia lecito
soltanto accennare al fatto che oltre la forma anche
l'uso era comune. La fiasca metallica di Cosa conteneva
ancora infatti delle particelle di una gomma odorifera
condensata, e quella di Volterra sostanze resinose (4) ;

(') Not. scavi, 1889, p. 238 ; Mon. Lincei, IV, p. 386, tav. V,
figg. 5 e 6; Bull. Inst., 1882, p. 18; 1884, p. Ili; Not. scavi,
1882, p. 190; Ann. Inst., 1883, p. 292, tav. li, fig. 3; Mon.
Inst., XI, tav. LX, fig. 22; Not. scavi, 1881, tav. V, fig. 5;
Ann. Inst., 1884. p. 121; Not. scavi, 1886, pp. 194, 201,298
e 299; Gsell, Fouilles, p. 296; Bull. Inst, 1879, p. 234; Ber-
trand, Varch. celtique et gauloise, p. 237; Not. scavi, 1885,
p. 112; 1887, pp. 518, 520, 529; Falchi, Vetulonia, tav. IV,
fig. 20; Mantovani, II museo archeologico di Livorno, tav. VIII,
fig. 1 ; Bull, paletn., 1888, p. 122, tav. IV, fig. 11; Mantovani,
op. cit, tav. IV, fig. 9; tav. VII, fig. 7 (da un sepolcro); Mon.
Lincei, Vili, p. 130, fig. 8; Bull, paletn., 1885, p. 31. In questo
elenco io non ho tenuto conto delle varietà, prive del resto di
ogni valore cronologico e topografico, derivanti dalla struttura
del manico, talora fuso o battuto colla lama, talora lavorato a
parte ed inchiodato ; così pure alcuni degli esemplari citati pre-
sentano dei fori del tutto analoghi a quelli di un esemplare
laziale.

(2) Gsell, Fouilles, p. 207; Not. scavi, 1886, p. 186; Brulo
Eruli, Oggetti antichi scavati in Terni, tav. unica, fig. 20.

(3) Ann. Inst., 1883, p. 286; Bull. Inst., 1884, p. 15; Not.
scavi, 1888, p. 182; Ann. Inst., 1874, p. 257; Mon. Inst., X,
tav. X a, fig. 2; Ann Inst., 1885, p, 46; Micali, Monumenti
inediti, p. 228 e seg., tav. LII. Museo etrusco gregoriano, I,
tav. XL; cfr. Micali, Mon. ined.. p. 328; Mon. Lincei, Vili,
p. 106, fig. 2.

(4) Mon. Lincei, Vili, p. 107; Micali, Mon. ined., p. 328.
La ipotesi del Ghirardini che queste sostanze resinose servis-
sero a rendere impermeabili le giunture del vaso, ipotesi deri-
vata evidentemente dalle osservazioni del Barnabei edite nei
Mon. Lincei, IV, a mio parere, non corrisponde al vero. Io non
posso qui dubitare dello scopo assegnato dal Barnabei alle so-
stanze con cui erano parzialmente spalmati i vasi metallici di
Narce, ma la materia ad ogni modo era diversa, e la notizia
data dal Micali di essersi rinvenuta nella fiasca di Cosa dei re-
 
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