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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0228

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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si tratta adunque di fiasche destinate a contenere degli
unguenti profumati, e vedremo che al medesimo uso
erano adibiti gli analoghi recipienti in porcellana egizia,
ai quali ho già accennato.

La tomba a pozzo di via Principe Umberto, la
necropoli di Caracupa, quella di Palestrina ('), hanno
restituito delle bacinelle tirate a martello da un disco
di rame, col corpo presso a poco emisferico o schiac-
ciato al fondo ed il labbro orizzontale, per lo più or-
nato con una linea di piccoli bottoncini ottenuti a
sbalzo; sul corpo poi sono imbullettati tre piedi, costi-
tuiti ciascuno da un solido nastro di bronzo espanso
in alto, ove è inchiodato e ricurvo ad \ nella parte
restante. Esemplari analoghi od identici, più prossimi
forse alla seconda fase della età del ferro che non
alla prima, provengono dal territorio falisco, da Bi-
senzio, da Vulci, da Chiusi e Vetulonia (2). In un
tripode di Narce nel territorio falisco, i piedi sono
imbullettati alla bacinella con delle chiavarde munite
di grossa capocchia sferica, e sono costituiti da una
asticella a sezione triangolare, anziché dal nastro usuale
nei recipienti prima citati (3). Chiavarde e piedi del
tutto simili si osservano anche in un tripode dell'Esani-
lino che ho già già descritto (cfr. pag. 229 e fig. 96).

Gli ossuari in lamina, o meglio i vasi che nei
sepolcri a cremazione più ordinariamente servirono a
contenere le ceneri del defunto, possono classificarsi
in tre diverse categorie secondo le forme o prettamente
a doppio tronco di cono, o a pancia piriforme e collo
troncoconico, o a corpo completamente sferico o sferoi-
dale. Di questi vari tipi, talora privi, talora muniti
di piede troncoconico, uno solo sino ad ora è rappre-
sentato nel Lazio dall'ossuario prenestino, conservato
nel Museo capitolino (4) ; esemplari simili si rinven-

sidui di gomma odorifera, è già sufficiente a mostrare la diversa
natura delle materie raccolte nei vasi di Narce e di Cosa. Che in
queste ultime fiasche si riponessero poi effettivamente dei pro-
fumi è confermato dall'uso identico dei prototipi egizi, sui quali
si legga ciò che espongo in seguito nel testo.

(») Cfr. testo a p. 196. Not. scavi, 1903, p. 302, fig. 10;
Ann. Inst., 1873, p. 15, tav. C, fig. 7.

(2) Mon. Lincei, IV, p. 219, fig. 99 e. Un esemplare vesen-
tino si trova nel museo di Firenzo. Gsell, Fouilles, p, 402;
Museo italiano di antichità classica, I, p. 292; Not. scavi,
1887, pp. 483, 498, tav. XIV, fig. 1 a, e XV, fig. 11.

(») Mon. Lincei, IV, tav. Vili, fig. 3.

(<) Bull, com., 1898, tav. X, fig. 2.

nero a Corneto. a Vetulonia ed in altre località della
Toscana che qui non cito, dovendo occuparmi più lar-
gamente di ciò in seguito, ove cercherò di determinare
l'origine di questi vari tipi, cui si ricollegano anche
i cosiddetti ossuari « villanoviani » ed altri prodotti
imitati dai modelli che i commerci marittimi introdu-
cevano nel Lazio.

Da Porto proviene uno di quei recipienti a bar-
chetta che comunemente si ritiene abbiano servito
quali lucerne ('). Bronzi proprio identici non si ritro-
vano altrove, e ciò si spiega essendo stato fuso a cera
perduta e non a stampo, cosicché ogni esemplare do-
veva necessariamente differire dagli altri, anche se
usciti dalle medesime mani; dei prodotti del tutto
analogia fusi in bronzo si rinvennero però a Vetulonia,
in tombe che non si può decidere con sicurezza se
spettino alla prima, o alla seconda fase dell'età del
ferro (2), Bisenzio e Corneto ne hanno restituito delle
rozze ed imperfette imitazioni in terracotta (3).

Fra gli oggetti di ornamento è notevole la rotella
con barilozzo a cartoccio, ritrovata in un sepolcro del-
l'Esquilino, che forse è quella della collezione Nardoni
edita nella tav. XVI, fig. 33. L'Helbig ed il Ghirar-
dini dettero una ricca bibliografia sulla diffusione di
cotesti oggetti che il Milani dimostrò aver servito
ad ornare l'estremità di un ago crinale (5); esemplari
simili sono infatti comuni in Toscana; se ne rinven-
vennero nel territorio falisco, a Corneto, Vulci, Chiusi
e Volterra (6).

Fibule grandi ad arco pieno ingrossato, ornato
con semplici striature e spesso anche con risalti anu-
lari a fusione, colla molla di regola ad un solo giro
e la staffa a disco ripiegato a canale, se non proprio
identiche a quelle laziali, almeno molto simili a queste

(') Archaeologia, voi. XL1I, 2, p. 487, tav. XXVIII, figura
in basso.

(2) Not. scavi, 1895, p. 302, fig. 15bis; 1900, p. 484 e seg.;
Bull, paletn., 1901, p. 178, fig. 9 ; Not. scavi, 1887, tav. XVII,
fig. 1; Milani, Museo topografico d.elVEtruria, p. 32 e seg.

(3) Not. scavi, 1881, p' 356, tav. V, fig. 25; 1894, p. 134,
figg. 19 e 20.

(4) Ann. Inst., 1884, p. 121 ; Not. scavi, 1888, p. 179 e seg.

(5) Museo italian, di antich., p. 311, tav. IX, fig. 14 a-b.

(6) Mon Lincei. IV, p. 273, tav XII, fig. 15; Not. scavi,
1881, p. 363; 1882, p. 151, tav. XIII *?"s, fig 7; Gsell, Fouilles,
p. 291; Milani, Museo di antich. classica, I, p. 311 ; Mon. Lin-
cei, Vili, p. 146.
 
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