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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0234

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MONUMENTI PRIMITIVI DI

Le protomi di pantere in terracotta abbastanza pura,
ma colle pareti grosse e pesanti e colla superfìcie giallo
rossastra colorita di rosso, ritrovate iu un sepolcro pros-
simo alla piazza Vittorio Emanuele (LXXI1I b cfr.
tav. XI, fìgg. 26 e 30), ornavano certamente un bacino
emisferico analogo a quelli di Narce ('), che si raffronta
a delle produzioni in lamina di bronzo o d'argento plac-
cato d'oro, ritrovate nel Lazio a Palestina, ed in Etruria
a Cervetri (2). Cotesti bacini usualmente sono imposti
a dei supporti a rigonfiamenti sferoidali, interposti tra il
piede troncoconico ed il sostegno a calotta sferica. Uno di
tali sostegni, eseguito in lamina metallica, proviene dalla
tomba Bernardini di Palestrina, un altro da quella Re-
gnimi di Cere(3); esemplari in terracotta giallastra
con ornati dipinti di rosso, o in impasto ingubbiato
per lo più a superficie arrossata, talora con tracce di
pittura biancastra, provengono dalle tombe di Narce,
di Cere e di Vulci (').

Le fìbule più comuni in questo periodo sono quelle
ad arco ingrossato a sanguisuga, deposte già nelle tombe
del periodo antecedente; ma una tecnica nuova si è
diffusa largamente e le fìbule recenti a sanguisuga ed
a canale per lo più lungo, hanno l'arco sempre vuoto
internamente e ridotto ad una semplice coccia ottenuta
a fusione col sistema della cera perduta, od altro ana-
logo. Una varietà poi la cui diffusione, se non la prima
apparizione, sembra caratteristica di cotesta fase, è
quella delle fibule ad arco romboidale. Infine l'esem-
plare rinvenuto nelle vicinanze di porta Salaria (ta-
vola XII, fig. 3), è identico ad una fibula del Gros-
setano e ad altre di Volterra (5).

Gli oggetti dei quali ho esposto i raffronti, proven-
gono per la maggior parte da tombe con corredi a facies
progredita della seconda fase dell'età del ferro. Illu-
strando nel paragrafo antecedente i tipi propri della fa-
cies conservatrice della fase più antica, ho premesso

(') Cfr. testo a p. 125 e fig. 55; Mori. Lincei, IV, p. 265,
fig. 126.

(2) Tomba Bernardini nel Museo preist. di Roma; Museo
etrusco gregoriano, I, tav. XVII, fig. 1; sepolcro Regulini.

(3) Grifi, Monumenti di Cere antica, tav. XI, fig. 2.

C) Mon. Lincei, IV, p. 243, fig. 106 e p. 262, fig. 124.
Esemplari ceriti si conservano nel museo capitolino. Per quelli
vulcenti vedi Gsell, Fouilles, pp. 63, 94, 95,169,173, 213; questi
sono in argilla pura giallastra ed in impasto bruno, talora or-
nato a pittura bianca.

(5) Museo preist. di Roma, esemplare inedito; Mon. Lin-
cei, Vili, p. 167, fig. 26; ]>. 176, fig. 32; p. 195, fig. 41.

ROMA E DEL LAZIO ANTICO 456

che molti oggetti fra quelli allora presi in esame, po-
tevano riferirsi anche alla facies corrispondente della
fase seguente (cfr. p. 429). Ciò ho avvertito in specie
riguardo agli oggetti raccolti nei ripostigli di Piediluco,
del Goluzzo, e di Limone, e nel Lazio riguardo a buon
numero di tombe della villa Cavalletti e di S. Seba-
stiano, le quali presentano alcuni elementi caratteristici
appunto di un momento relativamente recente dell'età
del ferro e che con ogni probabilità integrano, sia pure
parzialmente, la conoscenza della seconda fase di co-
testa età.

Ripeto ancora che è impossibile distinguere netta-
mente gli oggetti propri di una fase da quelli in uso
nel momento immediatamente consecutivo ; per giunta
nel Lazio la facies progredita della seconda fase della
età del ferro ci è nota soltanto per pochi corredi in
gran parte incompleti, e quella conservatrice ci è rive-
lata da oggetti provenienti da scavi male eseguiti ; su
tale materiale non si possono perciò nemmeno fondare
dei sicuri raffronti. E del tutto naturale quindi che
astraendo dall' ellenizzamento della civiltà, assai di
moda allora, le diversità caratteristiche che dovevano
distinguere le famiglie a facies civile progredita da
quelle a facies conservatrice, così nei grandi come nei
piccoli centri abitati, restino tuttora, almeno in parte,
incerte.

Confronti col materiale scavalo nel bacino
dell' Adriatico.

Nel bacino dell'Adriatico, Bismantova e Fonta-
nella (') rappresentano nella prima fase dell'età del
ferro quella facies conservatrice, povera di elementi
progrediti, che al di qua dell'Appennino ci è nota so-
pratutto per i sepolcri di Poggio alla Pozza e di Monte
Timmari ; ma i raffronti diretti col materiale corri-
spondente del Lazio sono incerti e scarsi, riducendosi
quest'ultimo ai pochi oggetti scavati nelle tombe di
Palombara Sabina ed in quelle analoghe dei colli
albani. Il materiale generalmente più ricco e più sva-
riato dei grandi centri ci è noto per la necropoli fel-

(l) Chierici, Le antichità preromane, p. 15; Bull, paleln.,
1875, p. 42 e seg., tav. II, figg. 1-6; 1876, p. 242, tav. Vili;
1882, p. 118, tav. VI; Montelius, La civilisation primitive en
Italie, I, testo a pag. 223 e pi. XLI.
 
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