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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0239

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA. E DEL LAZIO ANTICO

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fig. 1), si raffronta ad un esemplare estense ('); la
fibula rinvenuta nei sepolcri presso porta Salaria in
Roma (tav. XII, fig. 3) è identica ad esemplari del Pi-
ceno, della valle padana e di Este(2).

Prima di trarre una conclusione da questi succinti
raffronti, ripeto ancora una volta che la distinzione
delle due fasi successive della prima età del ferro la-
ziale è fondata sopratutto sui caratteri propri degli
estremi più discosti delle fasi medesime, cioè fra gli
elementi propri in genere del momento più vicino al
principio della prima fase e quelli prossimi alla fine
della seconda. Mancando ogni elemento per porre un
ben definito limite tra la prima e l'altra, questa es-
sendo la diretta continuazione di quella, ne segue
che nei confronti sino ad ora istituiti mentre spet-
tano a materiale certamente caratteristico della se-
conda fase i raffronti aggruppati sotto cotesta indi-
cazione, gli altri, riguardanti gli oggetti attribuiti alla
prima, non sono tutti caratteristici di quest' ultima,
poiché l'uso probabilmente di molti e certamente di
alcuni persisteva ancora nella fase più. recente.

I confronti istituiti non sono poi completi, sia per-
chè una gran parte del materiale rinvenuto in Italia
negli strati della prima e della seconda fase dell'età
del ferro ci è noto imperfettamente, o per descrizioni
insufficienti, o per disegni poco esatti, sia perchè ancora
molto materiale giace inedito nei Musei pubblici e
nelle private collezioni, non facilmente accessibili a
chi manchino i mezzi necessari per esaminarlo e trarne
fotografìe o disegni. Se a ciò si aggiunge che il ma-
teriale scavato sino ad ora rappresenta una parte infi-
nitamente minima di quello effettivamente in uso nella
età del ferro, si deve pur convenire, qualora dalla espo-
sizione dei dati si vogliano trarre delle conclusioni di
indole generale sulle relazioni fra la civiltà latina della
prima età del ferro e quelle coeve fiorite a sud del

(1) Not. scavi, 1882, p. 24, tav. V, fig. 40 ; Montelius, op. cit.,
pi. LVIII, fig. 8.

(2) Benvenuti, La situla Benvenuti nel Museo di Este,
tav. II, fig. 13; Bull, di paletn. Hai., 1876, tav. V, fig. 8; Mon-
telius, op. cit., pi. LIV, fig. 5; cfr. anche pi. XCVIII, fig. 13.
L'esemplare citato del Piceno si conserva nel Museo preistorico
di Roma.

Monumenti Antichi — Vol. XV.

Lazio, a nord del Tevere, o ad oriente dell'Appennino,
che queste conclusioni potranno raggiungere un certo
grado di probabilità, ma non presentano però una cer-
tezza assoluta.

Ciò premesso, per rispondere alla questione già
proposta, se per stabilire il grado di affinità nello
sviluppo civile fra il Lazio, la Toscana, la Campania
o il bacino dell'Adriatico si prende per base delle ri-
cerche la proporzione numerica assoluta dei raffronti
istituiti, dovremmo concluderne che il maggiore ed il
minore grado di affinità civile corrisponderebbe ap-
punto all'ordine col quale ho citato ora i termini di
confronto. Ma un tale apprezzamento secondo ogni pro-
babilità non corrisponderebbe al vero, poiché eviden-
temente si fonda sul numero dei ritrovamenti che si
poterono sfruttare e che sono svariati e numerosissimi
in Etruria, alquanto meno nella valle padana e nel
Piceno, ove le relative scoperte non sono nè numerose
né svariate; scarsissimi ed uniformi, se se ne eccet-
tuano le ricche tombe di Clima, a sud del Lazio.

Invece chi riconosce ovunque in Italia il carat-
tere certamente locale della produzione ceramica del-
l'età del ferro, dal completo raffronto che le poche
rinvenute in Campania trovano con quelle laziali,
e dal fatto che relativamente più scarsi sono gli
stessi confronti istituiti invece con le ceramiche ri-
trovate in Toscana, sebbene queste ultime siano note
in numero senza confronto più grande, e quasi nulli
sono quelli che si possono istituire con le stoviglie sca-
vate al di là dell'Appennino, ed abbia inoltre presente
il fatto che la maggiore corrispondenza fra gli oggetti di
bronzo può attribuirsi ai più facili commerci di questi
ultimi in confronto con le rozze stoviglie, dovrà trarne
la conclusione che effettivamente la civiltà indigena
laziale, quella cioè propria delle grandi masse e non
già dei pochi dominanti, della quale ultima abbiamo
fatto astrazione, era più simile alla civiltà coeva fio-
rente in Campania ed in genere nel tratto meridio-
nale del bacino tirreno, in confronto con quella di cui
si ha traccia nel paese a nord del Tevere e più si-
mile a questa ultima che non a quelle fiorenti al di
là dell'Appennino.

Queste conclusioni d'indole generale corrispondono
pienamente alle previsioni che si potevano trarre dalle
condizioni geografiche relative delle regioni il cui ma-
teriale archeologico è stato posto a confronto, poiché

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