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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0242

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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guito, dovendo accennare a tale questione, genera-
lizzarono, a risparmio di tempo e di fatica, quei ri-
sultati in parte buoni, ma del tutto incompleti e ta-
lora incerti per l'enorme diversità di tempo che in-
tercede fra gli elementi posti a confronto.

Fra le numerose urne fittili a capanna rinvenute
nei sepolcri laziali, checché se ne sia di recente detto,
nessuna favorisce l'ipotesi che siano state prese a mo-
dello delle tende rivestite di pelli. Una sola, conser-
vata oggi nel Museo etrusco gregoriano ('), riproduce
la forma ogivale, propria ancora delle capanne a
pianta circolare dei nostri pastori, in cui la incurva-
tura delle pertiche piantate in giro alla periferia e
riunite in alto a fascio, determina la forma delle pa-
reti, ed insieme ne costituisce anche la copertura.

È lecito peraltro dubitare se questa sia stata pro-
prio la struttura del modello imitato, poiché l'ossatura
delle pareti, che avrebbe dovuto essere espressa su
tutta la loro altezza, nel caso che il figlilo avesse
avuto l'intenzione di riprodurre una capanna di quel
tipo, è rilevata soltanto nella parte alta dell'urna; par-
ticolare cotesto che ricollega quest' ultima alle altre
sino ad ora scavate nel Lazio, in cui le pareti, cilin-
driche, sono più nettamente distinte dal tetto conico
o testudinato.

Queste ultime urne riproducono anche il tipo più
comune dei sepolcri a cupola tirreni, colla volta conica
ad aggetto fondata sulla testata delle pareti a tam-
buro cilindrico ; si distinguono però da questi ultimi,
non tanto per la pianta, quasi costantemente ellittica,
che si ritrova anche nei sepolcri individuali a fossa
dell'Esquilino e dei colli albani, quanto per il mate-
riale da costruzione; nei sepolcri, destinati all'eternità,
adoperandosi quasi esclusivamente la pietra, mentre le
urne fittili evidentemente riproducono delle strutture
più leggere, più aerate, più confacenti quindi ai bisogni
della vita ed eseguite con pali, pertiche, strame ed
argilla.

Al particolare della tettoia espressa innanzi all'in-
gresso dell'urna a capanna di Campo Eattore ed in
altre in cui è riprodotto con pari chiarezza, sebbene
con minore efficacia di rilievo, ho già accennato ri-
ferendomi alla estensione di questo porticato tutt'al-

(') Bull, com., 1898, p. 96, fig. 18.

l'intorno della capanna in parecchie di queste ultime
ideate o ricordate dalla tradizione romana.

In alcune urne (cfr. tav. XVIII, fig. 17) in un
lato è espressa una fenestra, il cui davanzale è ad una
certa altezza dal piano che rappresenta il pavimento
della cella. Cotesta fenestra, a due battenti, doveva
provvedere ad una più completa aerazione ed illumi-
nazione dell'interno, negli altri modelli imitati otte-
nute semplicemente con l'apertura d'ingresso e con
due spiragli od abbaini aperti in alto alle estremità
dell'asse lungo del tetto, destinati a permettere l'uscita
•dei gas, del vapore e del fumo sviluppati nel focolare.

I portelli delle urne laziali si aprono tutti al di
fuori, ma ciò si può attribuire alla necessità in cui
si trovava il figlilo di renderle di uso pratico ; è quindi
ragionevole almeno il dubbio che nei modelli imitati
la chiusura si effettuasse dall'interno; ad ogni modo è
certo che il portello, sempre d'un sol pezzo, per ren-
derlo più resistente era costituito come le pareti, da un
assito di legno rivestito con intreccio di vimini o di
strame, ed era fissato al suo posto, quando si voleva
tener chiusa la porta, incastrandolo fra gli stipiti e
la soglia, nella qual posizione era assicurato da una
sbarra mobile le cui estremità potevano impegnarsi
in due fori aperti, o in occhioni agganciati agli stipiti.
Cotesta sbarra, che per necessità di tecnica è sempre
riprodotta nelle urne da una sottile asticella di me-
tallo, doveva essere costituita da un grosso ramo, o
da una trave di legno.

Alla asticella metallica che nelle urne trattiene
a posto il portello manca invero la necessaria rigi-
dità, onde la opportunità di sostenerla facendola pas-
sare per l'occhiello rilevato nel mezzo della porti-
cina, il quale rilievo forato è una delle caratteristiche
più salienti delle urne laziali. Ciò da adito al sospetto
che questo rilievo sia stato creato dai figlili per ragione
di opportunità tecnica; non è però impossibile che
corrisponda ad un particolare comune anche nei mo-
delli imitati, ad una specie di anello cioè, o di occhio
fisso al portellone e destinato a ricevere la parte media
della sbarra, allorché questa era impegnata per le estre-
mità negli occhioni o negli incastri aperti negli stipiti.

La sola urna a capanna di Velletri (tav. XXII,
fig. 11) imita abbastanza chiaramente un dispositivo
diverso per la chiusura. Evidentemente nelle capanne
prese a modello il portellone, d'un sol pezzo, girava
 
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