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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0252

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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invero non si rinvennero, almeno sino ad ora, frammiste
in gran numero a quelle, ma l'associazione dei due
tipi nell' abitato di Conca mi sembra già sufficiente
a stabilirne 1' uso contemporaneo nella II fase della
età del ferro. Ed io invero ritengo che l'uso di questa
forma o di quella, benché in genere sembri propria di
elementi sociali in antitesi in uno stesso abitato, non è
caratteristico di un dato tempo, come pure non sembra
affatto peculiare nè ad un popolo nè ad una regione.
Se nel II periodo della età del ferro una intera classe
di famiglie adotta unicamente delle urne cinerarie a
pianta rettangolare, ciò, a mio parere, si deve al
fatto che queste erano più consone all'architettura
greca o grecizzante allora in uso certamente nei tempi,
e probabilmente anche nelle coeve abitazioni di coloro
cbe più degli altri si lasciavano sedurre dalla coltura
greca, nella cui zona d'influenza, come ora si direbbe,
si trovavano appunto allora le regioni tirrene.

Può darsi ancora, anzi è probabile che la ulteriore
diffusione del tipo a pianta rettangolare sia stata fa-
cilitata dall' uso della pietra squadrata nella costru-
zione delle pareti o delle fondazioni delle abitazioni
dalla fine del li periodo della età del ferro in poi giacché
cotesto materiale difficilmente si adatta alla costruzione
di edifìcii curvilinei ; ma io credo che errerebbe chi da
ciò volesse conchiudere che le più antiche capanne la-
ziali della età del ferro fossero state semisotterranee,
rotonde od ellittiche, e rettangolari e costruite inte-
ramente alla superficie le più recenti.

I dati di scavo raccolti precedentemente debbono
riferirsi in genere alla II fase, con poche eccezioni più
recenti, e dimostrano che allora il tipo a pianta cur-
vilinea persisteva insieme a quello a pianta rettan-
golare. Sulle abitazioni in uso nella I fase, cioè nel
submiceneo, non possediamo osservazioni dirette di
scavo; allo stato attuale delle nostre conoscenze non
si sa nemmeno se allora si erigessero nel Lazio delle
costruzioni pubbliche o private in pietra squadrata;
ciononostante io ritengo fermamente che anche allora
i due tipi di abitazione fossero contemporaneamente
in uso.

La pianta rettangolare indipendentemente dall'uso
dubbio del tufo squadrato, potè infatti essere stata
suggerita, anzi resa necessaria dall' uso di grosse travi,
o di tavoloni di legno, adottati nella costruzione delle
dimore più agiato ; questa è una semplice ipotesi, ma

la conclusione esposta è confermata da un argomento
di maggior valore. È noto ormai che i sepolcri, in
specie nelle età antichissime, conservano una stretta
somiglianza colle parti fondamentali delle coeve abi-
tazioni. Questa corrispondenza è ancora notevolissima
nelle tombe tirrene del V e VI secolo a. C. Ora le
tombe a pianta circolare od ellittica con incavo nel
fondo e colla volta a cupola talora impostata su di
un'tamburo, corrispondono evidentemente alle capanne
semi incavate nel suolo con coperture ogivali, o con
pareti cilindriche sostenenti in alto il tetto conico o
testudinato ; ma frammiste e coeve a quelle tombe se
ne rinvennero anche delle altre a pianta rettangolare
e queste costituiscono l'indice dal quale possiamo de-
durne che anche allora insieme alle capanne a pianta
curvilinea, ne fossero in uso altre a pianta rettangolare.

/ tempi.

I più antichi edifici sacri al culto rinvenuti nella
valle del Tevere o nei territori confinanti a mezzo-
giorno col Lazio antico, spettano alla fine del 11° pe-
riodo della età del ferro laziale ed a quello successivo
in cui erano di moda i prodotti corinzi e quelli attici
più antichi.

Tre tempi si rinvennero intorno o dentro l'antica
Falerì. ed uno di questi è ricostruito per intero nel
Museo di Papa Giulio in Roma; un altro era stato
ritrovato ad Alatri, un quinto, importantissimo per le
diverse riedificazioni avvenute, fu ritrovato a Conca
dal Graillot e quindi esplorato completamente dal
Cozza e dal Barnabei. Il materiale di Conca non mi
è accessibile e non potendo perciò esporre un riassunto
completo e quindi delle ricerche originali sopra ciò
che è stato fatto in questo campo, mi limiterò ad
accennare a quei dati di fatto sino ad ora pubblicati
che sono assolutamente indispensabili a chiarire gli
elementi raccolti nel suolo di Roma.

L'architettura di questi edifici comporta alcune
varietà di dettaglio, ma la loro composizione fonda-
mentale è sempre identica ovunque da Conca a Fa-
lerì e da Alatri a Roma. Su di un basamento o podio
a pianta rettangolare, il cui piano orizzontale si eleva
spesso notevolmente sul suolo antico, nel qual caso vi
si accede per dei gradini costruiti nella parte antica,
sorge la cella, sempre a pianta rettangolare, le cui
 
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