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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0253

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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pareti lunghe sporgono da quella corta in cui si
apre l'ingresso, costituendo due ante racchiudenti un
pronao, ornato sul fronte con colonne, due o più,
le quali sostengono la trabeazione ed il timpano. Le
stesse ante si ritrovano talora, come ad esempio ad
Alatri, anche nella parte postica della cella, nel qual
caso anche questo pronao era chiuso sul fronte da un
colonnato corrispondente a quello opposto e destinato
a compiere gli stessi uffici. Il podio, le pareti e spesso
anche le colonne erano costruite in tufo locale con-
venientemente squadrato, coi conci sovraposti a secco
e le pareti forse stuccate all'esterno. La trabeazione
era interamente di legno e la decorazione costituita
da lastre in terracotta stampata, coi disegni avvivati
da una policromia che comprende poche ma vivaci
tinte. Una fossa votiva, si ritrova sempre connessa a
ciascuno di questi tempi, ivi si gettavano le offerte
dei fedeli o si seppellivano gli ex voto che non po-
tevano più esporsi nella cella.

Queste costruzioni sacre non si ricollegano troppo
alle norme persistite per i tempia', ma insieme a queste
si ha notizia pure di aedes a pianta curvilinea, ese-
guite con pali e strame, come riferiscono Ovidio ed
altri riguardo a quella di Vesta. Ciò che ho esposto
riguardo alla cronologia relativa delle capanne a pianta
rettangolare e curvilinea nella età del ferro, mostra
che io ritengo probabile che a delle aedes del tipo
di quella descritta da Ovidio, corrispondessero anche
dei tempii di analoga struttura. Però di questi ultimi
non si hanno tracce sicure nel Lazio, ove i più an-
tichi monumenti conosciuti sono costruzioni in pietra,
legno ed argilla del tipo sopra descritto.

Il tempio di Conca, secondo il Cozza ed il Bar-
nabei, presenterebbe cinque successive ricostruzioni (')
controsegnate nella pianta che ne otfro (tìg. 149) colle
stesse lettere sotto le quali le descrivo qui appresso. La
più antica costruzione A) sarebbe stata un tempio tu-
scauico a cella rettangolare ; alla rovina di questo sa-
rebbe succeduta una cella provvisoria B), quindi un
tempio perittero C), una seconda celletta provvisoria D),
ed infine un grande tempio forse dittero E).

Alla decorazione della più antica cella A) si ri-
ferirono pochi frammenti di anterisse, un fregio rile-

vato ed uno zoccolo di terracotta ritrovati nell'angolo
esterno del tempio A), tra questo e quello perittero C).
Alla cella A) spetta con certezza la più antica
stipe ivi trovata dal Graillot, e poi descritta nelle
Notizie, la quale stipe comprende : dei vasetti di rozzo
impasto; dei buccheri fini; dei vasetti precorinzi e
corinzi; delle fibule a navicella piena ed a lunga
staffa; a sanguisuga vuota con bottoncini ai lati; a
sanguisuga, simili alle precedenti ma coll'arco ornato
a disegni incisi e cerchielli eseguiti a trapano; ad
arco a forma di cavallo ; a sanguisuga con lunga statfa
a canale, o coll'arco interrotto da solcature, fra le quali
i piani rimasti o sono lisci, o ornati ad incisioni ; altre
sono ad arco serpeggiante ed a lunga staffa; di tipo
prenestino, e del tipo della Certosa di Bologna.

Prescindendo dagli elementi più recenti che dimo-
strano la continuità del culto in epoche pienamente
storiche, il nucleo primitivo di cotesta stipe non ri-
sale oltre il II periodo già avanzato della età del
ferro, durante il quale pertanto dovette erigersi la
cella A) in onore della dea Matuta.

Come lo mostra la stipe stessa, il culto continuò
nelle età seguenti almeno sino al V° secolo a. C. ;
ed alle successive riedificazioni provvisorie o stabili
del tempio, incendiato o fatiscente, corrispondono altri
frammenti della decorazione policroma in terracotta.

Alla cella provvisoria B) riferirono il Cozza ed il
Barnabei delle antefisse a maschera gorgonica con
raggerà baccellata, simile ad un esemplare di in-
certa provenienza conservato oggi nei musei capitolini
(fig. 150) rotto e mancante in alto, ed al tempio C),
col quale si chiude il periodo arcaico, numerose ter-
recotte, fra le quali primeggiano dei gruppi rappresen-
tanti dei sileni che rapiscono delle ninfe ed altri fram-
menti di scoltura ornamentale a tutto rilievo, di al-
cuni dei quali sono state date delle buone riproduzioni.

Il tempio di Alatri è notevole per la presenza di
un vestibolo o pronao così nella parte antica come
nella postica della cella (') (fig. 151). Quelli del tutto
analoghi rinvenuti nel territorio falisco sono notevolis-
simi poiché servirono a ricostruire tutta la parte alta,
a classificare il materiale decorativo e assegnare a cia-

(') Graillot, nelle Mélanges d'arch. et d'hist., 189G, p. 131
e seg.; Noi. scavi, 1896, p. 28 e seg.

(i) Mitth. d. k. deut. arch. Inst. Rom. abth., 1891, p. 349
e seg., e fig. a p. 356, e lavori ivi citati.
 
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