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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0260

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507

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEI, LAZIO ANTICO

508

ad un sepolcro o ad una stipe, sostenne la prima
ipotesi non solo errata, ma addirittura inverosimile
e per la enorme quantità dei vasi raccolti in quel
pozzo, e per l'epoca diversa dei materiali ivi accu-
mulati, essendovi stati ritrovati per non parlare di altro,
dei buccheri fini e dei vasi corinzi, certo non poste-
riori ai primordi del secolo VI a. C, insieme a dei vasi
etrusco-campani a vernice nera del sec. IV; nè vale
la pena di insistere su ciò dopo che il Pigorini ha già
mostrato che quegli oggetti sono i resti di una stipe
raccolta nelle favissae di un santuario (').

Fig. 154.

Il De Rossi però aveva publicato un elenco abba-
stanza accurato degli oggetti che la componevano, ac-
compagnato da tavole in litografia esibenti dei disegni
di molti oggetti fra i più caratteristici ; recentemente
il Pigorini ne ha publicati altri, simili a quelli apparte-
nenti alla stipe più antica del santuario alla dea Matuta
a Conca ; mi sembra quindi inutile riprendere in det-
taglio l'esame di quel materiale e conveniente il li-
mitarmi a publicare delle buone incisioni di alcuni
fra quelli di carattere più arcaico, dei vasi cioè in
impasto tufaceo ingubbiato di nero (fig. 155 a-e k),
dei buccheri fini o di imitazione (fig. 155 f-g, e h-il)
degli unguentari protocorinzi (fig. 156 a-b), e dei
vasi corinzi o di imitazione locale (fig. 156 c-d),
identici a quelli ritrovati nelle tombe romane della
seconda fase della età del ferro, alla quale pertanto
risale certamente la prima formazione della stipe,
la quale sottintende di necessità l'esistenza di un
santuario in cui il culto doveva essere già fiorente
alla fine del VII secolo a. C. corrispondente piu-e alla

(') Renàio, dell'Acc. dei Lincei ci. di se. mor., 189R, p. 449
e seg.

fine della II fase della età del ferro, epoca cotesta cui
rimontano gli oggetti più antichi colà ritrovati.

Nel 1887, scavandosi a sinistra della chiesa di S. An-
tonio, eretta su uno dei cocuzzoli del Cispio, insieme
ad una grande quantità di ex voto fittili, evidente-
mente raccolti nelle favisse di un tempio colà esistente,
si rinvenne una antefissa riprodotta di fronte nella
(fig. 157), la quale antefissa sicuramente doveva far
par parte della decorazione architettonica di un edificio
sacro (').

Gli ex voto spettano ad età tarda e dimostrano
che il culto in quel santuario era ancora fiorente al-
meno sino al IV secolo a. C. L'antefissa poi, di uno
stile derivato da quello ionico, come lo prova il con-
fronto con un esemplare pubblicato dal Boehlau (2),
dimostra che il santuario stesso, già alla fine del se-
colo VI a. C. o al più al principio del V, aveva rag-
giunto un certo grado di prosperità.

Consta queir antefissa di una lastra ricurva di
terracotta la quale finisce orizzontalmente in basso
ove doveva coincidere colla cornice del tempio, nel
resto segue i contorni della figura rilevata sulla
faccia convessa. In quella concava, rivolta verso il
tetto, restano tracce del tegolo di cui costituiva il
fronte verso l'esterno e dell'appoggio o puntello che
partendo a due terzi circa di altezza dell'antefìssa
la ricollegava al tegolo medesimo, rendendo così più
solida la giuntura delle due parti. Ciò che resta
della decorazione nella faccia convessa è appunto ri-
prodotto nella fig. 157, la quale mostra abbastanza
chiaramente lo parti che attualmente mancano. Questa
maschera silenica è eseguita a stampo e forse i linea-
menti furono avvivati a stecca. Sulla fronte due rughe
parallele sono espresse con colore bruno, le sopracci-
glia sono rilevate e colorite pur esse di bruno; gli
occhi, alquanto obliqui, colle palpebre rilevate e colo-
rite di nero, avevano la palla e la pupilla dipinte di
nero, l'iride di rosso . Sulle gote restano scarse tracce
di colore rosso e pure in rosso sono dipinti le labbra,
i baffi ed una appendice non rilevata che discende
dal labbro inferiore e che forse voleva indicare che ivi
il mento era rasato. La barba, ondulata orizzontal-
mente, è dipinta in nero, ma su tutta la sua super-

(1) Bull, comunale, 1887, pag. 276, n. 2.

(2) Boehlau, Aus jonischen und italischen Necropòlen.
 
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