Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0270

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
527

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

528

nessuno di questi prodotti essendosi distaccata parte
alcuna. Certo, eseguita la cottura e ricongiunte le
parti del vaso, questo fu ingabbiato con un sottile
strato di argilla, la cui attuale colorazione nera si
deve probabilmente al nerofumo mescolato nell'argilla,
o penetrato nei pori durante il processo di disseccamento
a calore poco intenso in un ambiente cbiuso saturo di
fumo.

Non tutti questi prodotti hanno quel bel colore nero
che è proprio del bucchero; alcuni infatti totalmente
od in parte tendono al colore marrone, ed in certi
punti, nei cosiddetti « colpi di fiamma », si avvici-
nano al giallastro ed al rosso. Ciò si deve in parte
all'azione non troppo ben regolata del fuoco nell'ul-
timo processo di disseccamento, durante il quale al-
cune parti della sottile incamiciatura subirono un
principio di cottura ; in parte infine si possono attri-
buire alla non perfetta uguaglianza di spessore della in-
gubbiatura stessa, che lascia trasparire il colore giallo
rossastro dello scheletro del vaso, là ove è troppo sottile.

11 desiderio di rendere leggeri questi prodotti, si
manifesta non solo nella cura posta ad assottigliarne
per quanto era possibile le pareti, ma anche nella
tecnica nuova di formare vuote all' interno le parti
più voluminose, che avrebbero aumentato eccessiva-
mente il peso dell'intero recipiente. Esempii istruttivi
di un simile procedimento, mai adoperato nella ma-
nifattura del vasellame più grossolano e per quanto
a me consta, ignoto nelle età antecedenti e diffuso,
a quanto pare, soltanto nella II fase della età del
ferro, sono forniti dalle fruttiere del sepolcro dei Li-
guorini ('), da un vaso a tripode rinvenuto nell'Esqui-
lino (2), e finalmente dal calice rinvenuto nella tomba
di Gabi i cui coperchi a calotta sferica terminano
in alto a pomo cavo nell'interno. Questa cavità era
stata ottenuta plasmando l'argilla intorno a un noc-
ciuolo di sostanze leggere organiche, le quali durante
la cottura del vaso furono carbonizzate dall' azione
della elevata temperatura cui il vaso stesso fu sotto-
posto, e quindi estratte allo stato polveroso da un
piccolo foro aperto in un lato della sfera di terracotta,
rimasta così cava e quindi relativamente leggera.

(') Cfr. tav. Vili, figg. 15 c 18.
(2) Tav. Vili, fig. 6.

0) Cfr. p. 400, fig. 142/: e Bull, comunale, 1903, p. 350,
fig. 17.

La decorazione di questi vasi, che in sostanza si
distinguono da quelli raccolti nella classe antecedente
soltanto per la maggior finitezza della esecuzione, è
graffita a punta di stecco, o con pettini a più denti;
talora invece è impressa con stampi pochissimo sva-
riati, o anche è rilevata od incavata profondamente
a stecco.

La decorazione graffita fu eseguita a punta sulla
ingubbiatura quando questa era ancor fresca, e gli
incavi così ottenuti di frequente furono riempiti di
ocra rossa polverizzata, destinata a far risaltare i
graffiti sul fondo lucente del vaso. Gli stampi, ado-
perati pur essi sulla ingubbiatura ancora umida, sono
assai semplici e poco numerosi. Dei piccoli dischi
sembrano ottenuti comprimendo la pasta ancora molle
colla base ottusa dello stecco ('), altri invece si debbono
alla impressione di piccole forme discoidali provviste
di una serie di rilievi circolari concentrici (') ; alcune
tazze ad ansa bifora di dimensioni medie sono infine
decorate a disegni lineari, ottenuti con una serie di
minuti incavi obliqui, attribuiti di solito alla impres-
sione di una funicella o dell'arco ritorto di una fibula
ad arco semplice, mentre invece a me sembra chiaro
che non poterono essere prodotti nè in questo nè in
quel modo, essendo troppo sottili, regolari e profondi
i tratti obliqui per derivare dalla impressione di una
funicella, e troppo rettilinei i singoli tratti per potere
attribuirsi alla impressione di un'asticella metallica
ritorta a spira; forse le linee furono incavate ese-
guendo il minuto tratteggio a mano libera con una
punta sottile maneggiata destramente.

In alcuni vasi il figlilo curò molto la decorazione
graffita a mano libera; intorno ad un calice si nota
infatti una serie di palmette e festoni tracciati da
mano mal sicura (cfr. tav. X, fig. 11 e VIII, fig. 6),
che evidentemente ricopiava motivi dipinti in vasi
greci, o sbalzati su quelle lamine metalliche alle quali
si assegna un'origine eginetica o ionica. Nelle anforette
a corpo sferico, oltre la classica decorazione a AV incisa
ai lati delle anse, si notano sulle spalle, sopra le spirali,
dei motivi più originali; un esemplare porta incisa
una rosa (tav. Vili, fig. 3), un altro un uccello graf-

(') Cfr. l'incavo discoidale sulla sommità delle bugne nel-
l'anforetta edita nella tav. VI, fig. 4.

(2) Cfr. ad esempio quelli impressi sul collo della brocca
edita nella tav. VIII, fig. 2.
 
Annotationen