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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0275

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polcri di Chiusi, Vulci, e Vetulonia ('). La fossa di
Montarono conteneva una fibula a sfera cava del tipo
di quelle d' Olympia, il sepolcro Bernardini uno scifo
ad ornati geometrici, simile a quello edito nella
tav. IX, fig. 9, il sepolcro vetuloniese uno scifo simile
in bucchero ed un altro d'argento ; è certo pertanto
che così a nord come a sud del Tevere queste baci-
nelle erano di moda nell'epoca in cui i commerci
diffondevano i vasi in bucchero e quelli in argilla
figulina a superficie lucida ed ornati geometrici di-
pinti. Quelle del territorio falisco poi sono così simili
alle bacinelle romane ed a quelle volsche di Cara-
cupa, che io resto nel dubbio se le bacinelle rinve-
nute nel Lazio siano state quivi fabbricate. Ciò che
esporrò in seguito riguardo alla lavorazione indigena
dei tripodi, lascia però supporre almeno come proba-
bile, che i calderai laziali abbiano riprodotto anche
questi oggetti d'uso così semplici e pratici, ed appunto
per ciò così largamente adoperati anche nella vicina
Etruria.

I tripodi. — Le bacinelle alle quali ho alluso si
ricollegano alla ricca serie di tripodi più complessi, ese-
guiti in lamina ed asticelle di bronzo. Il sepolcro XCIX
conteneva appunto uno di questi tripodi, la cui zona
circolare in lamina, forse ornata a sbalzo e certo ri-
dotta in frammenti, fu attribuita dal Marsuzi ad un
vaso. Tale notizia prova la associazione di questi pro-
dotti metallici con i buccheri indigeni di tipo recente ;
i quali come si è detto sono coevi almeno alla prima
apparizione dei buccheri fini, che di poco precede
la successiva diffusione di questi ultimi nei corredi
sepolcrali. A quel momento anzi è probabile che cor-
risponda la moda dei tripodi, abbastanza comuni
nelle tombe scavate nella piazza Vittorio Emmanuele,
ove abbondavano le fibule a sanguisuga ad arco vuoto,
di un tipo che pur esso accenna alla diffusione dei
buccheri fini e dei vasi geometrici a copertura lucida.

Questi dati sono poi confermati dal fatto che non
un solo tripode proviene da quelle sepolture esquiline
o laziali che per la facies arcaica dei loro corredi
debbono con maggiore probabilità riferirsi al primo

(') Annali Instituto, 1879, p. 15, tav. C, p. 7; Museo ita-
liano di antichità classica, I, p. 292, n. 1 ; Gsell, Fouilles,
p. 402; Not. scavi, 1887, pp. 483 e 498, tav. XIV, fig. 1, e
XV, fig. 11.

periodo della età del ferro. Sembra quindi accertato
che tanto quei tripodi quanto quelle bacinelle con
piedi di cui mi sono già occupato, fossero di moda
nel Lazio nel periodo più recente della età del ferro ;
ciò che del resto corrisponde pienamente a quanto si
osserva a tale riguardo e nel territorio falisco ed in
Etruria.

Riferendomi alle precedenti descrizioni dei tripodi
laziali (cfr. pag. 158, fig. 66 e pag. 224 e seg.) debbo
osservare che tutti tipologicamente sono varietà più
o meno ricche e complesse di un medesimo tipo, il
quale consta essenzialmente di un cerchio in lamina
sottile sostenuto da tre piedi di robusta lama appiat-
tita a martello, ricurvi in fuori poco prima di raggiun-
gere il cerchio.

La ricca serie dei tripodi rinvenuti nell' Esquilino,
alla quale si accenna anche nell' eccellente lavoro
del Savignoni su di una classe di tripodi di tipo
greco orientale ('), esaminata più dettagliatamente
dal Petersen, il quale però ne pubblicò delle ripro-
duzioni inesatte (2), si avvicina più di ogni altra ai
tripodi rinvenuti nel vicino territorio falisco ed in
specie a quelli della tomba di Montarono (3) e ad
esemplari recenti (4), dai quali peraltro si distingue
per alcuni caratteri propri e principalmente per il fatto
che le asticelle secondarie si riuniscono ai piedi ad
una certa altezza dalla loro estremità inferiore e quindi
non vi si notano mai quei nastri trasversali che nei
tripodi falisci e veienti uniscono le varie parti del piede
ad una certa altezza dalla estremità ed in corrispon-
denza della inserzione del foculo ; nastri cotesti caratte-
ristici appunto dei tripodi ai quali ho accennato. Del
resto è comune la sagoma dell' intero supporto, 1' uso
di ornare il cerchio con pendagli o catenelle attac-
cati ad anellini pendenti dalla periferia inferiore del
cerchio medesimo, quello di costruire con nastro me-
tallico il cerchiello e le tre appendici che lo assicu-
rano ai piedi.

(') Mon. antichi Lincei, voi. VII, p. 277 e seg.
(2J Mitth. d. instit.; Ròrn. abth., 1897, p. 11.

(3) Mon. antichi Lincei, voi. VII, p. 317, fig. 12, e voi. IV,
p. 219, fig. 99 c-d.

(4) Museo preistorico, tomba XIIa, con anforetta sferica a
doppia spirale graffita che ci riporta all'epoca florida del buc-
chero indigeno, coeva o vicina alla prima apparizione dei buc-
cheri fini. Cfr. anche Garrucci neWArckaeologia XLI, I, p. 206,
tav. Ili, fig. 5.
 
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