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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0276

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539

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEI- LAZIO ANTICO

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La tecnica è assai semplice; la lamina colla
quale è fatto il cerchio, si tagliò della voluta lun-
ghezza da un nastro ornato a sbalzo con un pun-
zone a stampo; i piedi di grossa lama schiacciata a
martello ed allargata in alto ove è l'inchiodatura, o
fusi ad asticella a superfìcie piana verso l'interno,
convessa nella parte rivolta all'esterno, furono sempre
lavorati a parte e congiunti al cerchio mediante due

0 tre chiavarde ribattute. Lateralmente ai piedi si fis-
sarono dei sostegni ricavati da una asticella pure di
bronzo, in qualche caso ritorta a fune, e sempre schiac-
ciati a martello nelle estremità per farli aderire ai
piedi o al cerchio, a cui erano riuniti col consueto
sistema, cioè mediante chiodi ribattuti.

Benché io abbia esaminato con ogni attenzione i
pochi resti del vasellame metallico rinvenuti nel
Lazio, non ho osservato traccia alcuna di saldatura;

1 vari pezzi che li compongono sono sempre riuniti
con piccole chiavarde ribattute ai due estremi, che in
alcuni esemplari compivano anzi una vera e propria
funzione ornamentale ; la testa lasciata all' esterno
essendo fusa a cono allungato (cfr. p. 233 fig. 96),
come in altri prodotti metallici coevi dell'Etruria e
del territorio falisco ('). Se si eccettuano questi po-
chissimi esemplari, negli altri la inchiodatura è rozza
e lascia supporre che nelle tombe dalle quali proven-
gono non fossero sepolti individui di classi molto
agiate e dedite al lusso.

Riguardo al luogo di fabbricazione non vi ha dub-
bio alcuno che siano dei prodotti locali; poiché gli
esemplari tipologicamente e tecnicamente più simili
sino ad oggi conosciuti, quelli cioè rinvenuti a Veio
e nel vicino territorio falisco, sono alquanto dissimili
dai tripodi dell'Esquilino, i quali costituiscono per-
tanto un gruppo caratteristico di prodotti nettamente
localizzato e che perciò deve attribuirsi indubbiamente
a dei calderai locali.

Con ciò io naturalmente non intendo affatto pre-
giudicare la questione diversa della origine del tipo ;
Curiuin nell'isola di Cipro ha restituito un tripodetto

(i) Cito ad esempio degli ossuari in lamina del Museo
etrusco gregoriano, altri della collezione Castellani, uno di Pa-
lestina da me edito nel Bull, com., 1898, tav. X, fig. 2, ed
altri di Corneto e del territorio falisco, Mon. Lincei, IV,
p. 215, fig. 97; 217, fig. 98 ecc.

di una forma assai simile a quelli romani ('); ma
la tecnica è del tutto diversa, essendo queir esem-
plare ottenuto a fusione, e ciò basta per privare di
ogni fondamento l'ipotesi che i tripodi rinvenuti nel-
l'Esquilino siano stati importati da Cipro, o dalle
spiaggie orientali del Mediterraneo.

Alcuni sopportano ancora la bacinella a calotta
sferica, spesso schiacciata in basso, tirata a martello
da un disco di bronzo e col labbro ripiegato in fuori
per renderlo più rigido. Tali bacinelle fanno parte in-
tegrante dei tripodi, ma questi per le ragioni su-
esposte si debbono attribuire a calderai stabiliti nel
Lazio, non vi ha dubbio quindi che anche quelle siano
uscite dalle medesime mani e si debbono perciò attri-
buire alla industria locale.

La necropoli di Satrinum a Conca ha restituito
parecchie brocche tirate a martello da unico massel-
letto di bronzo, munite di un manico pure di bronzo
fuso ed inchiodato al corpo del vaso, che sono del tutto
simili per la forma alle oinochoai fittili di importa-
zione, di cui ho pubblicato un esemplare dell'Esquilino
nella tav. IX, fig. 12.

Con alcune di queste ultime anzi erano anche
associate, onde è evidente la contemporanea diffusione
di questi diversi prodotti.

Si fabbricarono quelle brocche nel Lazio? è pos-
sibile risolvere la questione in senso affermativo, ma
io non trovo nessun argomento che lo accerti, o sem-
plicemente renda tale ipotesi assai probabile.

Riguardo al grande recipiente in lamina inchio-
data rinvenuto a Palestrina da me edito altrove (2)
si può osservare che non esorbita affatto da quella
capacità tecnica che potemmo sino ad ora osservare
nei calderai locali; le singole parti sono in fatti ti-
rate a martello, collo stesso metodo seguito nella
fabbricazione delle bacinelle e sono poi riunite con
chiodi a capocchia conica, come in un tripode romano
già più volte citato; siccome questo è di fabbrica-
zione romana, è del tutto probabile che anche quello
sia ugualmente un prodotto locale, nè contro questo
argomento vale l'osservazione che altri vasi di questa
stessa tecnica e forma si rinvennero in buon numero,

(') Perrot e Chipiex, Hht. de l'Art, III, p. 864, fig. 631;
Mon. Lincei, voi. VII, p. 317.

(2) Bull, com., 1898, tav. X, fig. 2.
 
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