Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0278

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
543

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

544

Gli oggetti d'uso. — Due sepolcri di donna
contenevano dei fusi, uno dei quali riprodotto nella
tav. XV, fig. 10, in sostanza identici anche a quello
conservato nelle raccolte Nardoni (cfr. tav. XVII, fig. 1.

Un fuso o conocchia simile a questi, ma ornato,
con degli anelli intorno alla periferia del cono termi-
nale, proviene dalla necropoli di Caracupa presso Ser-
moneta ('). Altri si rinvennero quasi ovunque negli
strati coevi dell'Etruria propria (2) e di quella padana (3);
e sono poi talmente simili nei vari luoghi che non
si può accertare se si fabbricassero in diversi centri
o si esportassero da un solo. Essendo però tale og-
getto ignoto fuori dell' Etruria padana e del Tirreno,
sino a prova in contrario deve ritenersi indigeno in
queste regioni; resta soltanto incerto se il tipo sia
nato nel Lazio o nell' Etruria e se gli esemplari ro-
mani furono fabbricati sul posto, o importati d' oltre
Tevere.

Nelle tombe d'uomo si sono rinvenuti alcuni rasoi
lunati (4). Anche questi sono prodotti italiani della
prima età del ferro, che non hanno, almeno sino ad
ora, riscontro nell' Oriente (5) e che secondo il Pigo-
rini deriverebbero dagli esemplari della età del bronzo
diffusi nelle palafitte padane (6).

Esemplari identici a quelli laziali si notarono tanto
a nord quanto a sud del Tevere ; siccome però la loro
fabbricazione non esorbita dalla capacità tecnica dei
ramai laziali, ed il loro uso sembra abbastanza co-
mune, così è da ritenersi come del tutto improbabile
che si importassero tutti nel Lazio e che i ramai lo-
cali nemmeno tentassero di riprodurli per approfittare

(') Si conserva nel Museo preistorico romano.

(2) Mon. Lincei, V, tav. IX, fig. 11, p. 206; Zannoni, Gli
scavi della Certosa, p. 351; Crespellani, Del sepolcreto e degli
altri monumenti antichi scoperti presso Razzano, tav. IV
fig. 6; Gozzadini, Di un sepolcreto etrusco scoperto presso
Bologna, tav. VII, fig. 1. Intorno ad altre settantuna tombe, ecc.
tav. I, fig. 7 ; La nécropole de Villanova, p. 67, fig. 24 ; Di
alcuni sepolcri della necroli felsinea, p. 7, fig. 4. Intorno agli
scavi archeologici fatti dalsig. Arno aldi-Veli, tav. IX, figg. 8-10;
Montelias, La civilisation primitive en Italie, I, pi. XCI,
figg. 13 e 14; Not. scavi, 1889, p. 311, n. 31, p. 329, n. 51;
Soranzo, Scavi nei poderi Nazari di Este, tav. VII bis, fig. 7 ;
Zannoni, La fonderia di Bologna, tav. XLIII, fig. 25.

(3) Mon. Lincei, Vili, p. 13, voi. IV, Atlas, tav. XII, fig. 13;
Mon. Inst., XI, tav. LIX, fig. 16.

(4) Sepolcro LXXXVI; un altro esemplare è sporadico.

(5) Sulla diffusione di questi oggetti vedi Gsell Fouilles,
p. 296 e seg. cfr., anche Mon. Lincei, Vili, p. 34.

(6) Bull, di paletn. ital., 1894, p. 6 e seg.

del risparmio sui trasporti, che permetteva loro di ven-
derli sul posto a miglior prezzo e di vincere così la
concorrenza.

Le armi di offesa più comuni sono le lancie, le
cui cuspidi, fuse d' un sol pezzo, sono munite di un
cartoccio longitudinale, talora conico all' esterno, ta-
lora prismatico ('); l'asta, fissa al cartoccio mediante
un chiodo conficcato nell'apposito foro praticato nel car-
toccio stesso era spesso afforzata in alto con una spi-
rale di filo di bronzo e guarnita in basso con un pun-
tale sempre conico, pure di bronzo, la cui estremità
smussata ne prova talora il lungo uso (2). Occorre però
osservare che quest' ultima guarnitura non era assolu-
tamente necessaria, e questa è forse la ragione per
cui in alcune tombe si rinvenne la cuspide della lancia,
ma non il puntale. Queste cuspidi note in Italia sino
dalla età del bronzo, probabilmente, durante l'età
del ferro, si fusero anche nel Lazio benché manchino
dati evidenti per dimostrarlo.

Così pure si resta nell' incertezza riguardo al luogo
di fabbricazione di alcune lame di spade, di un tipo
nato forse altrove, ma che potè riprodursi dai fonditori
locali ; accenno così a quelle a lama lunga e sottile
coi due tagli paralleli, di cui si conoscono esemplari
romani conservati nella collezione Ancona ed in quella
del Nane (cfr. fig. 173 a), come delle altre a codolo
piatto sagomato e coi margini rialzati, di cui si co-
noscono esemplari provenienti da Roma e da Pratica;
lo stesso dubbio deve [infine ripetersi per quelle ad
antenne, una delle quali è edita nella tav. I, fig. 5.

La maggiore diffusione di quest' ultimo tipo nel
nord, e degli altri a sud o ad occidente del Tevere,
lascia supporre senza per altro dimostrarlo affatto,
che ivi cioè nelle regioni a settentrione del Lazio per
ciò che riguarda la spada ad antenne, ed a sud o ad
occidente di cotesta regione, per ciò che si riferisce
alle spade a contorno triangolare, cotesti tipi abbiano
avuto la loro origine; ma questa è questione del tutto
indipendente da quella che ci occupa, dal decidere cioè
se spade di tale forma si fabbricassero o no anche nel
Lazio ed a questo riguardo mancano i dati necessari
alla soluzione del quesito, non avendo le spade laziali
alcun carattere proprio che le distingua dalle altre,

(') Vedi quelle dei sepolcri XII, XXXIII, XXXIX, LXXXII,
CU, CV.

(2) Vedi quelli dei sepolcri XXXIX, XCVIII, XCIX.
 
Annotationen