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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0281

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549

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

550

puntali che ne guarnivano l'estremità inferiore (').
Ciò dimostra che allora il costo degli oggetti di ferro,
forse per la loro più difficile lavorazione, era superiore
a quelli corrispondenti di bronzo, dal momento che si
fondevano con quest' ultimo metallo quelle parti acces-
sorie, in cui la maggior resistenza del ferro non era
assolutamente necessaria.

Le lame delle spade o daghe sono tutte a due tagli,
coi fianchi alquanto ristretti a due terzi della lun-
ghezza totale dalla punta; l'ossidazione profonda della
superfìcie ed i resti delle guaine che le ricoprono, non
permette di affermare che tutte fossero provviste di
una costola longitudinale, in prosecuzione della quale
parte dalla base del tallone una asticella o codolo,
che serviva a fissar la lama al manico. Quest' ultimo
era di avorio o di legno, con un foro longitudinale
per il passaggio del codolo ed era fissato all'arma da
un pomello metallico conficcato nella estremità supe-
riore del codolo stesso.

In un esemplare (tav. XV, fìg. 5) il pomello è di
bronzo con un foro cilindrico lungo l'asse della sfera
in cui si incastra la estremità del codolo ribattuta
superiormente a martello; ma in un altro (tav. XV,
fìg. 1) il pomello, che ha lo stesso scopo, è costituito
invece da una sfera schiacciata di ferro, forata lungo
l'asse più corto. Evidentemente però il fabbro non sa-
peva aprire nella massa del ferro un foro esattamente
corrispondente all'asticella in modo da potervela in-
castrare solidamente, poiché per fissare al suo posto
il pomello dovette eseguire in bronzo un cappelletto
munito anch'esso di un foro, per incastrarlo a mar-
tello all'estremità del codolo e trattenere così a posto
le varie parti che componevano il rivestimento del
manico.

Di tale insufficienza tecnica nella lavorazione del
ferro si hanno anche altri esempi nelle borchie (cfr.
fìg. 58) in cui il foro del cappello a calotta nel quale
dovevano incastrarsi le estremità dell'asticella ripie-
gata ad occhio, che costituisce l'appiccagnolo della
borchia stessa, è sempre troppo largo allo scopo e
non serve a fissare i due pezzi, per cui si ricorse al
mezzo termine di stringere il cappello medesimo tra
quella parte dell'asticella che era girata ad anello ed

un cappelletto di bronzo, nel cui foro mediano si in-
castrarono appunto le estremità dell'anello ribattute
poi al disopra.

Coteste borchie riproducono esattamente delle forme
eseguite altrove in bronzo. L'Abruzzo chietino ne ha
restituite due simili, interamente eseguite in bronzo e
alquanto più grandi di quest'ultime ('), altri esem-
plari analoghi provengono dal Molise. Evidentemente
questi prodotti derivano dai grandi diselli fusi in bronzo,
ornati in parte a fusione, in parte a punzone e bulino,
di cui si hanno esempi sporadici anche nel territorio
falisco; prototipi cotesti, che poterono avere anche di-
versa destinazione, ma la cui fabbricazione indigena
in Italia è stata riconosciuta già dal Conestabile (2).

I dischi falisci conservati oggi nel Museo prei-
storico di Roma e quelli analoghi dell' Umbria e
dell'Abruzzo non comportano mai quegli ornamenti
a giorno che si osservano invece negli esemplari chie-
tini ed in quelli romani eseguiti in ferro. La diver-
sità si spiega colla diversa epoca cui spettano; quelli
romani certamente e quelli chietini probabilmente do-
vendosi riferire alla II fase della età del ferro, mentre
gli altri sembrano più antichi.

Le lame di coltello hanno tutte il taglio serpeg-
giante; il codolo poi è ad asticella o appiattito, ed
in tal caso forato per il passaggio dei chiodetti me-
tallici che ribattuti assicuravano la lama al manico.

II primo tipo, che è anche il più comune, è evi-
dentemente una riproduzione di prodotti in bronzo co-
munissimi nei ripostigli tirreni della età del ferro, e
di cui un esemplare è stato restituito anche da un se-
polcro laziale a facies conservatrice della la fase di
quella età (tav. XVIII, fìg. 12).

Le fìbule sino ad ora ritrovate sono tutte del tipo
ad arco rovescio (cfr. fìg. 47) ed imitano tipi noti fusi
anche in bronzo (cfr. tav. XI, fìg. 1). Lo stesso deve ri-
petersi riguardo agli anelli ed ai braccialetti. Unica-
mente in ferro invece si eseguirono i cerchioni con cui
si fasciarono le ruote dei carri.

In alcuni casi infine il ferro ebbe una parte im-
portante, ma non appariscente nella fabbricazione di
alcuni oggetti, unico scopo essendo quello di provve-
dere al loro consolidamento. Così la lastra metallica

(') Cfr. le notizie di scavo sulle tombe citate nella nota
antecedente.

(') Si conservano oggi nel Museo preistorico di Roma.
(2) Conestabile, Sopra due dischi di bronzo antichi italici.
 
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