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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0290

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567

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

queste sembrano uscite dalle stesse mani di quelle,
identiche essendo non solo la tecnica ma persino gli
stampi coi quali si ornarono (cfr. ad esempio le fig. 165
e 162 a-c). In tesi generale è poco probabile che gli
orafi, se, come ho supposto, fiorirono effettivamente nel
Lazio, non sapessero lavorare l'argento, la tecnica dei
pochissimi prodotti noti essendo identica a quella che
si osserva in alcune oreficerie tirrene. Nel caso spe-
cifico poi un argomento diretto è fornito dalla cista

Fig. 168. 4 :5 circa

prenestina su lamina d'argento sbalzata a punzone ed
intagliata a giorno (fig. 165), donata dal comm. Ca-
stellani al Museo Capitolino ('). È evidente infatti
che questa cista si ricollega alle più antiche fra
quelle numerosissime eseguite in bronzo, le quali
costituiscono una specialità del territorio prenestino,
e deve perciò attribuirsi pur essa alla produzione
locale; se pertanto degli orafi indigeni o stranieri
stabiliti in paese, erano in grado di eseguire lavori
di tal perfezione, è del tutto improbabile che le stesse
manifatture locali non fossero in grado di produrre ed
effettivamente non producessero quelle altre argenterie
alle quali ho dinanzi accennato.

Riguardo alle origini della oreficeria « tirrena »
non è qui il caso di esporre altre vedute ; a me però
sembra certo, sia pure per argomenti indiretti, che
non sia nata nella età del ferro, ma che le origini
debbano farsi risalire almeno alla fine della età del
bronzo.

(') Mon. Insù., voi. Vili, tav. 26, figg. 1 e 3.

L'ambra.

Come in tutte le necropoli coeve dell'Etruria e del
territorio falisco, l'ambra nel Lazio fu adoperata assai di
sovente nella confezione degli oggetti di abbigliamento.
Tagliata a dischi di diametro decrescente, servì a ri-
vestire gli archi delle fibule che ebbero pertanto il
consueto aspetto a sanguisuga; servì pure a riempire
le incastonature nelle oreficerie, più di frequente infine
fu adoperata nella fabbricazione dei vezzi per collane.
La forma più comune a questo riguardo è a pani qua-
drati schiacciati ai lati e forati nel mezzo, ma altri
sono intagliati a disco, altri trapezoidali, ad ascia, con
penduncolo forato, a botticello, a mezz'uovo ('), altri
ancora a figure zoomorfe (cfr. tav. XIII, fig. 1,2,4, 5).

Alcune di queste forme si ripetono nelle altre ne-
cropoli del bacino tirreno, ove di solito gli oggetti
d'ambra sono piuttosto frequenti ('). Si importò nel
Lazio l'ambra grezza per lavorarla, o vi si introdus-
sero gli oggetti già confezionati? È questa una que-
stione che io non posso risolvere, mancando i dati a
ciò necessari.

Smalti e vetri.

Comuni sono delle perle di pasta vitrea azzurra,
con occhi contornati da un solchetto incavato e ripieno
di smalto bianco (3) ; sono identiche ad esemplari rin-
venuti al di là dell'Appennino in Etruria, e nel ter-
ritorio falisco (4). Di una specie di porcellana smaltata
sono alcune fusaiole di varia forma, adoperate certo
quali vezzi da collana; sono di regola di un colore giallo,
bluastro, o verdastro, sempre uniforme, sul quale talora
spicca qualche ornato lineare, inciso e riempito di smalto
di un colore diverso e più intenso.

Notevole è una sfera durissima con gli occhi in-
cavati e riempiti di smalti policromi, per la quale
io non saprei citare altri raffronti oltre a quelli offerti

(1) Sepolcri IV, X, XV, XXI, XLV, LXXV, LXXXV, XCVII,
CU, CXX, CLI; — IV, XCVI; - X, XCVII; — LXXXV; -
LXXXV, LXXXVII ; - XCVII.

(2) Falchi, Vetulonia e la sua necropoli antichissima,
tav. VI, fig. 27; Mon. Lincei, IV, p. 382 e seg. ; Gsell, Fouilles,
p. 413 e seg. ove è riportata una copiosa bibliografia.

(3) Sepolcri IV, X, XV, XXI, LI, LXXXV, LXXXVII,
CU, CXX, CLVII.

(4) Mon. Inst., voi. X, tav. Xd, fig. 19; Mon. Lincei, IV,
p. 378.
 
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