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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0299

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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che siano state importate nel Lazio da quell'isola, ove
se fondevano in quantità grande, come lo provano i
numerosissimi esemplari raccolti nei diversi ripostigli
di bronzi ivi rinvenuti.

Nel territorio del comune di Porto, in pieno Lazio
ed a pochi chilometri da Roma, in prossimità del Te-
vere, si ritrovò una barchetta di bronzo (tig. 174)
la quale per una serie di caratteri si ricollega stretta-

prodotti metallici ('), ha restituito quattro bronzi del
tutto analoghi a quelli sardi, oltre alla notissima na-
vicella della tomba del Duce (2) ; provengono tutti
dalla necropoli di Vetulonia, prossima al mare, ed ove
quindi più intensi dovevano essere i commerci colla
opposta Sardegna.

Mostrerò in un altro lavoro che quei tre oggetti
esorbitano dalla sfera usuale di attività dei metallur-

Fig. 174. 1:2

mente a quelle della Sardegna (2). Per la forma infatti
è identica quasi ad alcune di queste ultime ; vi si no-
tano inoltre anche certi dettagli non necessari, eppure
riprodotti pur essi fedelmente, quali i pieducci ad alette
ai lati del fondo, inutili a mantenere in equilibrio la
lucerna, a ciò provvedendo sufficientemente il suo fondo
piatto, la imitazione di una legatura sulla protome che
è a prua ed il risalto rilevato intorno ai bordi della
navicella, comuni in quelle sarde. Non vi ha alcun argo-
mento per ritenere che un tal prodotto, unico nel Lazio,
quivi sia stato fuso ed è quindi probabile che sia un
oggetto importato dalla Sardegna; ed anche nel caso
del tutto improbabile che sia di manifattura locale,
è probabilmente una imitazione fedele di quei prodotti.

La Toscana, astraendo dalle barchette fìttili che
non riproducono fedelmente questi bronzi, benché pos-
sano considerarsi quali libere e grossolane copie dei

(') Garrucci nell'Archeologia, XLHI, tav. XXVIII, fig 2.

(2) Su queste barchette vedi che ne ho scritto nei Moti.
Lincei, XI, p. 193 e seg., 210 e seg., ivi ho raccolto la prin-
cipale letteratura antecedente si deve ora tener conto anche
del materiale edito dallo Spinazzola nel Rendiconto della So-
cietà Reale di Napoli Acc. di archeologia, 1903, pag. 219 e seg.

gisti indigeni, i cui prodotti contemporanei, quali ci
sono rivelati dai ripostigli di Goluzzo e di Limone e dagli
altri sin qui noti, mostrano tutt'altro indirizzo, in specie
per ciò che riguarda la decorazione largamente eseguita
ad incisione o ad incavo, con elementi di regola lineari
o circolari, solo di rado ad ocarelle o serpenti, mai antro-
pomorfi. Le stesse tombe di Vetulonia hanno restituito
invero anche delle figurine umane a tutto rilievo fuse
in bronzo, ma queste appunto mostrano un carattere ed
un'arte così simile a quella rivelata anche da alcune
figurine in bronzo della valle padana e così diversa dai
prodotti sardi che non vi ha dubbio per me sulla ori-

(') Alludo alle barchette fìttili di Corneto Tarquinia (Not.
scavi, 1881, tav. V, fig. 25) e di Bisenzio (Not. scavi, 1894,
p. 134, fig. 19 e 20, cfr. anche Milani, Musco topografico,
p. 89). Ciò vale anche per la barchetta della collezione Ca-
stellani ritrovata, come sembra, nel Lazio e conservata oggi
nel Museo Capitolino di Roma ; che è di una forma diversa dagli
esemplari di bronzo di cui mi occupo, e manca per giunta del-
l'appiccagnolo, caratteristico delle barchette metalliche. Più di-
versa ancora è la navicella orvietana di bucchero edita dal Mi-
lani, op. cit., p. 50.

(2) Falchi, Vetulonia e la sua necropoli antichissima,
tav. XI, fig. 5; Milani, Museo topografico dell'Etruria, p. 30
e seg., Not. scavi, 1895, p. 202, fig. 15 bis, 1900, p. 483, fig. 19.
 
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