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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0333

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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guati dal Mediterraneo orientale ed un indizio di tale in-
troduzione si avrebbe anzi nelle lettere incise sull'ascia
piatta (tav. II, fig. 8), recentemente illustrata dal Ma-
riani, se riguardo a quest'ultima non si potessero elevare
i dubbi esposti a suo luogo in questo stesso lavoro (').

La origine dei tipi e delle tecniche.

Nel capitolo destinato a rischiarare le questioni
relative alle industrie locali del Lazio, ho accennato
soltanto a quei pochi prodotti che con certezza si
possono attribuire alle manifatture indigene; qui io
debbo esaminare l'origine dei tipi riprodotti nelle fab-
briche locali dell'età del ferro, esame questo che si
ricollega cosi a quello sulle industrie locali, come al
recentissimo sui commerci.

Tale questione è straordinariamente complessa, poi-
ché in un dato momento i tipi, cioè le forme e gli
ornamenti ed anche le tecniche di moda, si debbono
tanto alla imitazione degli oggetti di recente introdotti
dai commerci, quanto alla persistenza di quelli in uso
nel periodo immediatamente antecedente o anche alla
locale loro evoluzione.

Se fosse noto tutto il materiale fabbricato od im-
portato in una regione nel periodo antecedente a
quello in cui si studiano le origini dei tipi allora di
moda, la soluzione del problema sarebbe relativamente
facile, gli oggetti identici nei due strati dovendo at-
tribuirsi evidentemente a persistenze di quello più
antico nel più recente, quelli analoghi alla evoluzione
delle forme ed infine quelli che non hanno relazione
alcuna col materiale del periodo antecedente, dovendo
per ciò appunto attribuirsi agli elementi nuovi intro-
dotti dal commercio.

Ciò in linea generale, poiché nei dettagli l'ap-
plicazione di questo metodo potrebbe condurre a degli
errori ; con ciò non mi riferisco ai dubbi riguardo alla
evoluzione dei tipi vecchi ed alla introduzione dei nuovi,
alcuni dei quali ultimi si potrebbe essere tentati di
attribuire anche a creazioni di artisti contemporanei
e locali, poiché la mento umana non crea ma evolve
soltanto o combina in modo diverso parecchi elementi

(') Cfr. testo a p. 35 e seg.

già acquisiti, ma accenno invece al fatto che la distin-
zione che ho già esposto è teorica, mentre in pratica
ciascuno di questi elementi disparati si ritrova in un
medesimo oggetto, in cui forme, ornati e tecniche
presentano insieme un misto di persistenze antiche,
di evoluzioni e di imitazioni recenti, che spesso è im-
possibile scindere e quindi classificare conveniente-
mente. Inoltre la constatazione diretta delle persi-
stenze e quindi anche delle evoluzioni nei tipi di
moda nel Lazio durante l'età del ferro, è resa quasi
completamente impossibile dal fatto che la facies ci-
vile della locale età del bronzo, dalla quale debbono
derivare, ci è quasi del tutto sconosciuta ; infine anche
gli elementi di recente importazione non ci sono noti
che in minima parte, cosicché le possibili constata-
zioni riguardo a ciò sono assai incomplete.

È quindi evidente l'assoluta impossibilità di poter
chiarire tutte le questioni che si presentano riguardo
all'origine dei tipi; alcune però fortunatamente pos-
sono risolversi totalmente od in parte coi dati a noi
noti, ed a tale scopo più modesto sono rivolte appunto
coteste ricerche.

La influenza dei prodotti metallici su quelli fittili
rinvenuti in Etruria è stata posta in rilievo dal Pi-
gorini e quindi studiata in dettaglio dallo Gsell,
dal Barnabei e dal Ghirardini ('). Siccome la maggior
parte dei tipi esaminati in questi lavori si ritrovano
anche nel Lazio, mi sembra inutile ripetere le loro
osservazioni; mi limiterò pertanto ad accennare a
qualche riscontro fra quelli ai quali non si è data la
giusta importanza, rimandando pel resto alle Memorie
citate nella nota precedente.

L'ossuario villanoviano edito nel Bull. com. 1898,
tav. VI, fig. 8, è di un tipo che il Barnabei credette
imitato dagli analoghi prodotti in lamina di bronzo
tirata a martello, convenientemente tagliata e riunita
poi sia a marronella, sia mediante imbullettatura ri-
badita. Un ossuario di tale tipo si rinvenne a Pa-
lestrina (2), un altro a Corneto Tarquinia prossima al
Lazio (3); più simile a quest'ultimo esemplare, che è
munito di un piede conico, è un fittile rinvenuto nella

(!) Bull, paletti, itul., 1387, p. 73 e seg.; Gsell, Fouilles
dans la nécropole de Vulci, pp. 257, 258, 270, 272; Man. Lincei,
IV, p. 184 e seg.; VII, p. 4 e seg..

(*) Bull, com., 1898, tav. X, flg. 2.

(3) Not. scavi, 1882, tav. XII, flg. 14.
 
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