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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0341

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

670

Invece gli aghi analoghi a quei nostri da mate-
rassaio, di cui ho riprodotto un esempio nella fig. 25,
non sembra che risalgano oltre l'antica età del bronzo,
cui spettano un esemplare di Mercurago, che forse è
uno spillone, ed un ago in osso rinvenuto nell' isola
Virginia nel lago di Varese ; alla età del bronzo re-
cente spetta in genere il materiale raccolto nel lago
di Garda, che ha restituito appunto parecchi aghi ana-
loghi a quelli laziali ('); infine presso a poco alla
medesima età possono riferirsi gli esemplari cipriotti
della collezione Palma di Gesnola (2).

Le rotelle a cartoccio, destinate ad ornare la estre-
mità degli aghi crinali (cfr. tav. XIV, fig. 33), sono
relativamente comuni nella valle padana negli strati
della età del bronzo e sono eseguite in metallo ed
in corno di cervo (3) ; altri esemplari provengono
dall' Ungheria e dalla Svizzera (4), altri ancora da
Micene e da Cipro (5). Questi ultimi spettano pur
essi all'età del bronzo ; il più antico di tutti è quello
fuso in piombo raccolto ad Hissarlick (6).

Riguardo ai prodotti in lamina, è indubitato che
alcuni elementi di forma derivano dalla imitazione
di modelli più antichi. Per esempio l'ipotesi del Pi-
gorini che i centuroni ellittici, come quello romano
edito nella fig. 104, derivino da un tipo di gancio
già noto nella età del bronzo ("), è del tutto proba-
bile e dico probabile e non certo poiché non è dimo-

l'uso al quale dovevano essere destinati alcuni almeno dei diselli
in pietra ai quali lio accennato, vedi Buttin, Les anneaux disques
préhistoriques et les tehakras de l'Inde.

(') Sacken, Der Pfahlbau irti Garda See, fig. 19; Keller,
Pfalilbauten, Fùnfter Bericht, tav. V, figg. 10 e 14; Montelius,
La civilis. primit., I, pi. I, fig. 11; IX, figg. 7-8.

(2) Cesnola, A Collection of Cypriote antiquities, voi. Ili,
pi. LXIX, figg. 13-17.

(3) Helbig, Die Italiker in der Poebene, pp. 20 ed 89;
Mon. Lincei, I, p. 146 seg. ; Gastaldi, Nuovi cenni sugli og-
getti di alta antichità trovati nelle torbiere e nelle marniere
deWItalia, tav. V, fig. 6 ; Strobel, Avanzi preromani, tav. II,
fig. 13; Coppi, Monografia della terramara di Gorzano, II,
p. 53, tav. XLVI, figg. 4 e 6; p. 88, tav. LXIII, fig. 32;
Munro, The lake dwellings of Europe, figg. 70 ed 85 ; Monte-
lius, La civilis. primit., I, pi. IX, fig. 27; XV, figg. 15 e 16;
XVI, fig. 26; XVII, figg. 6, 8; XXIII, fig. 15.

(*) Milth. der anthrop. Gesell. in Wien, 1889, p. 133;
Mon. Lincei, I, p. 156 seg.

(5) Mon. Lincei, I, p. 146 seg. ; Murray, Excavations in
Cyprus, p. 15, fig. 25 (1456).

(6) Schliemann, Ilios (1885), p. 727, fig. 1352.
C) Bull, paletn. ita!., 1896, p. 66, fig. 1.

strato all'evidenza che il gancio in questione effetti-
vamente risalga alla età del bronzo.

Riguardo alla produzione degli oggetti in lamina
la questione è più complessa, uè credo possa risolversi
nei singoli elementi in cui può scindersi, mentre in-
vece è possibile giungere ad una soluzione soddisfa-
cente sulla questione generale della loro fabbricazione ;
ed è perciò che ho qui raccolto tutti gli elementi che
riguardano la loro produzione, anziché disperderli nei
singoli capitoli che precedono.

La origine italiana di questi prodotti non si può
più contestare dopoché il Pigorini, rettificando un
errore dell' Helbig, ha mostrato che l'unico oggetto
in lamina fra quelli comuni nel bacino del Tirreno
che si attribuiva alla regione greca e più precisa-
mente all' Eubea, era stato invece ritrovato in Basi-
licata, a Saponara di Grumento ('). Si ritenne invero
che il vasellame in lamina di più perfetta lavora-
zione fosse in Italia anche il più antico, e se ne
trasse la logica conseguenza che questi primi pro-
dotti fossero stati importati da altri centri metallur-
gici situati nell' Egeo (2), in cui si poteva supporre
l'esistenza di un più antico tirocinio ; ma tale de-
duzione non può più sostenersi da che il mate-
riale del ripostiglio di Tolfa, prima quasi inaccessi-
ble agli studiosi si può comodamente studiare nel
Museo preistorico romano. Fanno parte di questo ri-
postiglio, composto di oggetti generalmente alquanto
più arcaici dei corredi ai quali sono commisti i vasi
in lamina tagliata ed inchiodata di cui mi occupo,
due tazze ricavate a martello da un disco di lamina,
munite di anse ottenute a fusione e fissate al corpo
del vaso mediante inchiodatura, le quali tazze (3) sono
lavorate piuttosto rozzamente e mostrano una certa
inesperienza nell'artefice che le produsse, la quale uni-
tamente al carattere generalmente arcaico dell' intero
ripostiglio di cui fan parte, lascia supporre che questi
rappresentino appunto gli incunaboli ricercati.

Malgrado la grande oscurità che regna sugli strati
italiani anteriori alla età del ferro già avanzata, si
conoscono adunque i precedenti tecnici da cui possono
derivare i prodotti in lamina proprii di quest'ultima,
e resta così eliminata la esposta ipotesi ; non mi

0) Bull, paletn. ital., 1897, p. 46, fig. 2.
(*) Bull, cit, 1887, p. 79 seg.
(3) Not. scavi, 1880, p. 125, fig. 1.
 
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