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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0345

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cui ho accennato precedentemente, imita quella propria
della famiglia vascolare submicenea ad ornamenta-
zione dipinta; e così pure la loro diffusione quasi
esdusiva nelle valli aperte sul Tirreno e siili'Jonio fa
supporre che si ricolleghino come gli altri già citati
a dei prodotti importati dall'Oriente.

Il tipo fondamentale da cui derivano gli esem-
plari della età del ferro or ora citati, è certamente
assai antico e largamente diffuso; una tomba della
età del bronzo ritrovata nella estremità settentrionale
dell'Europa conteneva un esemplare di quelli col collo
tronco conico espanso nella parte media ('). Di età in-
certa è un sepolcro rinvenuto nella località «■ la Razza »
in territorio di Campeggine, attribuito dal Chierici al
periodo neolitico, il quale sepolcro conteneva un ossuario
simile per la forma del corpo ai vasi della seconda
serie cioè col collo alquanto rientrante (2) ; si potrebbe
quindi supporre che gli ossuari metallici italiani della
età del ferro ai quali alludo, derivino per leggera
evoluzione da quelli quivi in uso già nella età del
bronzo e del rame, se la somiglianza dei dettagli ca-
ratteristici del vasellame tirreno della età del ferro,
la disposizione cioè delle anse rispetto al corpo, il
consueto ripiegamento o la obliquità loro e l'ornamen-
tazione che sono caratteristici dei coevi vasi geometrici
greci, non palesasse all'evidenza l'influenza anche di
questi ultimi.

Nè è da credersi che il vasellame metallico rin-
venuto in Italia abbia influito su quello fìttile greco,
poiché i prototipi dei citati vasi geometrici, alcuni
muniti, altri privi di piede, come gli esemplari me-
tallici del Tirreno, si rinvennero in Egitto negli strati
coevi al periodo miceneo (3) e nell'Eliade stessa fra i
corredi delle tombe protomicenee e premicenee corri-
spondenti appunto alla età più antica del bronzo ed
a quella del rame (4) (fig. 200 d).

(') Sophus Miiller, Nordische Allerthumskunde, I, p. 360,
fig. 190.

(2) Bull, paletti, iteti., 1879, p. 97 e seg., tav. VI, fig. 3.
Atti soc. rom. di Antropologia, voi. X, fase. I-HL

(3J Flinders Petrie, Kahun, Guroh and Ilawara, pi. XXI,
fig. 41; XVIII-XXIXa dinastia.

(*) 'E(f,rsfi. àQxaiok., 1889, tav. Vili, figg. I e IX, figg. 3
e 15, 1898, tav. IX, figg. 1, 2, 4, apodi e 6; tav. X, fig. 16
muniti di piede; Journal of the hellenic studies, 1884, p. 54,
fig. 13 (esemplare premiceneo privo di piede); The annual of the
British school at Athens, 1896-97, p. 55, fig. 14 (premiceneo
di Pelos).

Una varietà strettamente collegata a quella pre-
cedente, alla quale è ricollegata da una serie di vasi
a corpo piriforme con collo cilindrico, di cui si hanno
esempi metallici nella tomba del Guerriero di Cor-
neto (fig. 201 c) (') e fittili a decorazione geometrica
dipinta a Vulci (fig. 201 a) (2), è costituita dai vasi a
corpo sferico o sferoidale formato da due calotte di
lamina tirate a martello e congiunte per la base ; un
piede conico, un breve collo quasi cilindrico con labbro
orizzontale assai sviluppato, e due anse pure orizzontali
ripiegate nella estremità libera verso l'alto, comple-
tano il tipo, i cui esempi più cospicui sono forniti da
esemplari falisci (3), vulcenti, hallstattiani, da uno
cornetano (4), da altri vetuloniesi con anse e colla ma-
niglia del coperchio artisticamente fusi a parte in
bronzo (5).

Uno sviluppo anche più originale di questa forma
si nota nel territorio chiusino, ove ai recipienti del tipo
cui accenno si imposero dei coperchi in forma di testa
umana e talora lateralmente delle braccia, costituendo
così i ben noti vasi « a canopo » (6). Ma queste sono va-
rietà locali, di cui non debbo occuparmi specialmente;
in genere invece il tipo, come gli altri ai quali ho
prima accennato, trova riscontro in parecchi fittili,
identici a quelli antecedentemente menzionati per
tecnica e decorazione, o alle loro imitazioni locali. Cito
ad esempio dei vasi cornetani (fig. 202 a), vulcenti,
visentini, volaterrani, ed altri di Saturnia (7). Dati i
precedenti di questa famiglia vascolare e la distribu-
zione topografica degli esemplari ora citati, sarebbe del
tutto ovvio il supporre che corrispondano a dei modelli
importati dai commerci di cabotaggio.

(') Mon. Inst-, X, tav. X, fig. 1.

(a) Gsell, Fouilles, p. 167, tav. I, fig. 4.

(3) Mon. Lincei, IV, p. 245, fig. 108; Museo etrusco gre-
goriano, I, tav. LIV, fig. 3; Sacken, Das Grabfeld von Hall-
statt, taf. XXIII, fig. 1.

(■*) Mon. Instituto, XI, tav. LIX, fig. 1.

(5) Cfr. p. e. l'esemplare rinvenuto nella tomba del duce.
Falchi, Vetul. e sua necrop., tav. X, fig. 1 ; IX, fig. 22. Un
altro esemplare di incerta provenienza si conserva nel Museo
preistorico di Poma.

(6) Milani, Monumenti etruschi iconici, nel Museo ital. di
ant. classica, I, p. 289 e seg., tavv. IX, XIII e Museo topogra-
fico dell'Etruria,~\>. 62 e seg. ; Martha, L'art étrusque, p. 330 e seg.

C) Gsell, Fouilles, pp. 64 e 95; Ann. Inst., 1883, p. 287;
1884, p. 175; Mon. Inst., XI, tav. LIX, figg. 18 e 28; XII,
tav. IH, fig. 2; Not. scavi, 1885, p. 443, tav. XIV, fig. 6; 1886,
p. 147; Mon. Lincei, Vili, p. 199, nota 2; p. 202, fig. 43; Not.
scavi, 1896, p. 272, fig. 7, e p. 279.
 
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