Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0355

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
la dimora dell'estinto nacque per contaminazione l'uso
di foggiare il portello in modo analogo a quello delle
dimore dei vivi. Ad ogni modo se al concetto generale
di dare all'urna cineraria la forma dell'uovo si ricol-
legano forse anche le uova di struzzo elegantemente
ornate, così di frequente deposte nelle tombe tirrene
ed iberiche della età del ferro, certamente vi sono
del tutto estranee le urne a capanna rinvenute nel
Tirreno.

Vi si ricollegano invece le urne rettangolari, mon-
tate sempre su quattro piedi, di cui mi sono antece-
dentemente occupato, rappresentate da numerosissimi
esemplari in specie nelle tombe micenee di Creta.

L'esemplare, fittile, rinvenuto nella Italia meri-
dionale (fig. 189 e), edito dal Pottier, spetta ad una
famiglia di prodotti ceramici ben distinta dalle altre
per caratteri tecnici e stilistici, sino ad ora non stu-
diata particolarmente, ma confusa sotto diversi nomi
coi prodotti protocorinzi e con quelli geometrici greci

0 colle loro imitazioni ('); onde il nome datole dal
Pottier di ceramica italo-geometrica (2).

Il Montelius nel comporre le tavole annesse alla
breve sua monografìa che ha per titolo Preclassical
chronologij en Greece and Itali/, fu il primo a di-
stinguerla dalle altre, e ad accennare alla maggiore
antichità di alcuni vasi di cotesta famiglia rinvenuti
a Vulci in confronto coi prodotti « protocorinzi » od
argivi e di quelli greci geometrici. Invero la questione
cronologica ci interessa solo indirettamente in questo
momento, cioè in quanto possiamo dedurne vicinanza
di tempo tra gli ultimi prodotti vascolari micenei ed

1 più antichi submicenei, giacche dobbiamo ora esa-
minare gli elementi che in quest'ultima produzione
vascolare persistettero da quella micenea.

Gli esemplari romani che vi si debbono riferire
sono raccolti nella tav. IX e portano i numeri 1, 2, 3,
7 ed 8; per i caratteri tecnici vi si avvicina anche
l'oinochoe che porta il numero 12, ma la forma e la
decorazione ricollega questo vaso ai prodotti greci geo-
metrici (;ì), intorno ai quali ho già dissertato.

(') Cito soltanto i più recenti lavori in cui è presa in esame,
quello cioè dello Gsell, Fouilles dans la nécropole de Vulci,
p. 380 e seg. e Mon. Lincei, IV, pp. 260 e 269 e seg.

(2) Pottier, Vases antiqua du Louvre, I, pi. 32 e seg.

(a) Ciò è dimostrato sopratutto da alcune oinochoai di Cor-
neto Tarquinia, con elementi decorativi dello stile geometrico

Sono tutti plasmati al tornio con una argilla per-
fettamente decantata, disseccati, ornati a guazzo con un
colore minerale nerastro e cotti in un forno chiuso, ove
l'argilla acquistò un bel colore bianco-giallastro ed
una superficie friabilissima, sulla quale non si notano
tracce nè di brunitura, nè di inverniciatura. Nella ope-
razione della cottura la tinta degli ornati acquistò un
colore variabile dal bruno al rosso, secondo l'intensità
della cottura e quindi della ossidazione; siccome poi
nella applicazione del colore a guazzo le linee sono
nette, senza quelle sbavature che di necessità si dovreb-
bero osservare se fosse stato applicato tale e quale
sulla superficie disseccata e quindi porosa dell'argilla,
si deve ritenere che la tinta minerale non fosse sem-
plicemente sciolta nell'acqua, ma vi fossero addizionate
delle sostanze destinate a fissarla, delle resine cioè,
o altra materia organica, di cui naturalmente sparì
ogni traccia nella cottura.

Principali elementi decorativi sono le linee e le
fasce orizzontali ; è caratteristica una zona principale
costituita da una serie di dischi composto ciascuno da
parecchi cerchi concentrici, ma già nei pochi esemplari
romani se ne notano altri, cioè delle linee, o dei fasci
di linee verticali od oblique e linee o fasci di linee
tremolanti, altri ancora quindi possono supporsi negli
esemplari laziali ignorati, tanto più che si osservano
nelle imitazioni di questi prodotti rinvenute a nord
ed a sud del Lazio. Ad ogni modo un carattere pecu-
liare di questa produzione vascolare, in specie in con-
fronto con quella dei vasi greci geometrici di stile svi-
luppato (Dipylon-Thera), è la sobrietà della decora-
zione, il predominio delle zone a cerchi concentrici e
l'assoluta assenza, almeno negli esemplari sino ad
ora conosciuti, delle forme antropomorfe e zoomorfe.

La tecnica è adunque quella stessa dei vasi mi-
cenei a pittura a guazzo (mattmalerei), inoltre alcune
forme ed alcuni ornati derivano pur essi dal patrimonio
vascolare miceneo.

Ho dovuto altrove accennare alla importanza grande
della ceramica submicenea nella costituzione dei tipi
adottati più comunemente nel Tirreno a guisa di
ossuari; ivi ho già mostrato che quelle forme deri-
vano tutte da prototipi micenei o premicenei (') ; un

greco e cavalli che ricollegano all'evidenza questi prodotti al
periodo fiorente del Dypilon.

(') Cfr. testo a p. 671 e seg.
 
Annotationen