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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0359

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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dalla recente scoperta di una tomba a Movhavùv in
Creta, contenente con una spada della forma di cui
mi occupo altro materiale di corredo caratteristico della
fase locale submicenea. Ciò peraltro non esclude affatto
che la diffusione di quel tipo possa essere avvenuta
nel Tirreno già nella età precedente, in cui vivi erano
i commerci coll'Egeo ed in cui certamente era già
diffuso nella valle padana, come lo dimostrano gli
esemplari di Povegliano veronese.

La più importante questione che si presenta dopo
la esposizione di queste persistenze micenee nella età
del ferro tirrena, giacché il Lazio non differisce a loro
riguardo dalla adiacente e geograficamente simile Etru-
ria, è se ed in qual misura nel bacino del Tirreno
si sia irradiata la coltura e la civiltà materiale mi-
cenea. Ma la incertezza che regna sull'epoca in cui si
incominciarono a diffondere quegli elementi micenei che
si osservano nella civiltà tirrena della età del ferro, fa
si che non se ne possano trarre delle sicure conclusioni.
L'esame dei pochi oggetti sporadici riferentisi a quella
età dimostra intanto che vi furono allora delle rela-
zioni commerciali fra il Tirreno e l'Egeo, alle quali
debbono necessariamente corrispondere delle assimila-
zioni di elementi ; ma la misura di queste assimi-
lazioni non si potrà stabilire sino a che non siano note
le necropoli e le stazioni tirrene della età del bronzo,
nelle quali soltanto potranno raccogliersi i dati ne-
cessari alla soluzione del quesito, sul quale si po-
trebbero ora esporre soltanto delle ipotesi.

L'architettura sepolcrale.

Gli scavi nelle necropoli romane o laziali non forni-
rono abbondanti materiali per lo studio dell'architettura
sepolcrale dei Latini nella prima età del ferro. I pochi
esempi a noi noti dal punto di vista tecnico si pos-
sono distinguere in due grandi categorie, una delle
quali comprende i sepolcri in cui i lastroni di pietra
sono impiegati in modo da costituire ciascuno una
parte organica ben definita, e questa è la struttura
che chiamo dolmenica, l'altra categoria comprende
invece le sepolture costruite ad aggetto. La prima per
necessità comporta di regola piante rettangolari e volte
piatte, la seconda delle piante curvilinee e delle volte
a cupola, con materiali aggettati per lo più di pic-
cole dimensioni.

Monumenti Antichi — Vol. XV.

L'una e l'altra categoria si compongono di un certo
numero di tipi architettonici, ciascuno dei quali di
regola è impiegato con leggere varianti di adatta-
mento così nella costruzione dei sepolcri individuali,
come di quelli collettivi; spesso poi questi diversi
tipi si riprodussero ad incavo nella roccia.

Di ben pochi sepolcri collettivi che possano riferirsi
alla età del ferro si conoscono dei rilievi, ma per for-
tuna tale deficenza dei dati di scavo è in parte com-
pensata dai numerosi rilievi che si posseggono dei
monumenti latini della età repubblicana ed imperiale,
alcuni dei quali, come del resto era da prevedersi
dato il carattere conservatore dominante in molte fa-
miglie latine, salvo leggere modificazioni di forma,
dovute più che altro alla diversità della tecnica e
dei materiali impiegati, per la distribuzione e la
forma degli ambienti sono identici a quelli che si
notano nelle corrispondenti sepolture della età del
ferro rinvenute a nord del Tevere.

La prima e più importante questione che si pre-
senta a chi esamini nel suo complesso l'architettura
sepolcrale latina della età del ferro e le sue persi-
stenze nella età repubblicana, è la origine dei tipi
allora in uso. Quando e donde si introdussero nel Lazio
quelle forme così tenacemente ed a lungo persistite
nella architettura locale? Ecco il problema che dob-
biamo ora prendere in esame.

Notevolissimo intanto è il fatto che tutti i tipi
sino ad ora noti dell'architettura funebre laziale tro-
vano esatto riscontro nei monumenti sepolcrali sca-
vati in gran numero a nord del Tevere in specie nel-
1' Etruria marittima.

Fra i sepolcri a struttura dolmenica i più sem-
plici sono certamente quelli individuali in semplice
fossa, nel fondo della quale la deposizione fu rac-
chiusa in una specie di cassa scavata in un blocco di
tufo, o composta con dei lastroni della stessa materia
disposti orizzontalmente nel fondo, verticalmente per
costituire le pareti ed orizzontalmente sulle testate di
queste ultime, per riparare la deposizione dalla terra
e dai sassi accumulati nel tronco superiore della
fossa. Se ne rinvennero parecchi esempì nell' Esquilino
(fig. 208 c-d) (i).

(') Not. Scavi, 1883, p. 47.

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